Milosevic innesta la retromarcia di Giuseppe Zaccaria

Il leader tenta il compromesso con la piazza: silurato un ministro, sbloccati assegni agli studenti e pensioni Il leader tenta il compromesso con la piazza: silurato un ministro, sbloccati assegni agli studenti e pensioni Milosevic innesta la retromarcia Riaperte le radio, ripensamento sulle elezioni BELGRADO DAL NOSTRO INVIATO Se l'avversario è più forte di te blandiscilo, dice una regola antica. Dopo ima sofferta vigilia di consultazioni - nella quale, raccontano, non mancavano i suggerimenti dei «falchi» - questa volta Slobodan Milosevic ha scelto di tentare la via del compromesso. Soldi ai pensionati, annuncia il governo, sovvenzioni agli studenti, le radio possono riaprire e quanto alle elezioni, beh, si potrebbe ridiscutere anche quelle. Marcia indietro pressocché totale, dunque, tranne che su un punto: la messa in discussione del potere. La coincidenza sarà anche strana, ma proprio l'altro ieri Mirjana Markovic, consorte del Presidente nonché grande ispiratrice della sua politica, era rientrata da un viaggio in India. Ha trovato una Belgrado che risuonava di fischi, proteste e di quella sardonica ballata («Marna Jula», sulla falsariga del folle turbo-folk) che fa a fette il suo «Jul», partito della sinistra unita, e soprattutto lei. Ieri mattina il nuovo, lunghissimo corteo di studenti che traversava Belgrado innalzava un pupazzo che voleva rappresentare Milosevic in tuta da carcerato. Il giorno prima era toccato a Mirjana, rappresentata come una strega. Adesso arriva la proposta di tregua, sotto forma di alcuni miliardi di dinari, e nella migliore tradizione del potere anche quella di alcuni capri espiatorii da offrire alla gente. Il ministro serbo dell'Informazione, Alexandar Tijanic, si è dimesso. Strana paràbola, per un uomo che fino a pochi anni fa si spacciava per giornalista senza padroni. A forza di attacchi personali si era fatto strada fino ad essere cooptato dal regime e, pur da ministro, era rimasto direttore di «Tele Bk», antica tv di opposizione acquistata, rimodernata, riempita di curve e lustrini e immediatamente svuotata di ogni autorevolezza. Salta anche il capo del partito di Milosevic a Nin, un signor nessuno. Si attendono altri, più significativi sacrifici, ma in attesa di nuove dimissioni espiatorie il governo si tiene in tasca una carta di riserva. Dal punto di vista formale ieri è accaduto che la Commissione elettorale di Belgrado (quella che aveva convalidato i risultati delle Amministrative) si è rivolta alla Corte Suprema invitandola a riconsiderare il tutto. La Corte ha incaricato il pubblico ministero di nuove indagini, e si riserva una risposta entro 48 ore. In sostanza, il regime di Milosevic si lascia intendere pronto a rivedere perfino la decisione che ha dato origine a queste pacifiche, gigantesche sommosse, impreviste solo da chi non aveva occhi per vedere. Cosa volete di più?, sembra dire il governo. I pensio¬ nati non ricevevano gli assegni da ottobre: li riceveranno tutti assieme e per giunta incrementati del 14 per cento, il che dovrebbe portare l'assegno di sopravvivenza ad un valore di quasi 200 mila lire al mese. «Radio Index», chiusa l'altri ieri, ha ripreso a trasmettere, e anche «Radio B 92», dopo un giorno di gloria (The Voice of America», «Radio Free Europe» e la tedesca «Deutsche Welle» avevano mandato in onda i suoi notiziari). In una conferenza stampa ieri il ministro federale degli Esteri ha detto che «non esistono più ostacoli tecnici». Anche gli assegni di studio degli studenti universitari saranno incrementati. Di quanto non è ancora chiaro, ma intanto a Belgrado le varie «case dello studente» stanno ricevendo grandi lavori di restauro. Insomma, ragazzi, non sarebbe il momento di mettervi buoni? Questo dice il regime: la risposta delle opposizioni si valuterà a partire da oggi. «Milosevic non sa più cosa fare, misure del genere non hanno senso», commenta Vesna Pesic, una dei leader della coalizione. Eppure c'è qualche preoccupazione, fra i capi di «Zajedno». Vuk Draskovic, come al solito, è per le dichiarazioni roboanti: «La protesta dei serbi è ormai andata troppo avanti, e fermarla sarà impossibile senza che a questa gente sia restituito il maltolto. Un Paese, una patria, una democrazia...». Si vedrà: se le dimostrazioni continueranno con la medesima intensità, Milosevic dovrà giocare anche la carta riserva. Piuttosto, la decisione di riaprire i cordoni della borsa porrà in tempi brevissimi alla Banca di Jugoslavia il problema dell'inflazione. Questo Paese ne ha già vis¬ suta una, spaventosa: le banconote da 500 miliardi di dinari sono collezionate dai numismatici, nonostante fossero valide appena tre anni fa. Adesso, seguire la politica del «panem et circences» (anche se di divertimenti ce ne saranno pochi) potrebbe riaprire le porte all' iperinflazione. A Belgrado, l'unico suono che a tratti riesca a sovrastare gli slogan degli studenti è una sorta di brusìo, come di un milione di zanzare. Sono i clandestini che ad ogni angolo sibilano «deviza, deviza». Vuol dire valuta. Giuseppe Zaccaria L'Alta Corte ordina una nuova inchiesta sull'annullamento delle Amministrative che ha scatenato la rivolta: il responso entro quarantott'ore Gli studenti costruiscono un muro davanti al Parlamento. Nella foto piccola, Milosevic «carcerato»

Luoghi citati: Belgrado, India