Unione da completare non da cancellare di Barbara Spinelli

=1 DIBATTITO SU MAASTRICHT Unione da completare non da cancellare SI possono condividere totalmente le riserve di Barbara Spinelli sui limiti e le insufficienze del Trattato di Maastricht, sulla palese asimmetria fra il potere assegnato alla Banca centrale europea di fissare le condizioni monetarie per tutti i Paesi dell'Unione e l'assenza di un'equivalente responsabilità politica ed economica a livello europeo. Ci si può chiedere se sia ragionevole e dove possa condurre questa prevalenza di una concezione tecnocratica rispetto a una giusta attribuzione di responsabilità alla politica in senso più alto. E tuttavia è necessario non dimenticare l'influenza che il Trattato di Maastricht ha avuto nel determinare un processo di convergenza tra le economie dei Paesi europei, il cambiamento di mentalità che ha prodotto nei governi e nelle opinioni pubbliche, sia per ciò che riguarda l'inflazione che il debito pubblico. Ancora un anno fa vi erano 8 punti di differenza fra 0 ritmo di aumento dei prezzi fra il più stabile e il meno stabile dei Paesi della Comunità. Quest'anno la differenza è scesa a 6 punti e scenderà ulteriormente nel '97. Nei tassi dell'interesse vi era una differenza di oltre 12 punti nel '95, ridottasi a meno di 7 quest'anno e destinata a ridursi ancora. Il deficit pubblico scende in tutti i Paesi. Dovunque si pone il problema della efficienza della spesa pubblica, cosa che, a ben guardare, non contraddice il modello dello statosqciale di cui rEuropa^órgogTiosàr,,i Pensare che in Italia dove, dalla fine degli Anni 60 l'inflazione era sempre stata elevata, collocandosi spesso sopra il 10% e talvolta oltre il 20, oggi si registra la stabilità dei prezzi industriali e che il deficit pubblico, che pure si sta affrontando con troppa cautela, si è più o meno dimezzato in rapporto al reddito nazionale rispetto a 4 anni fa, porta a considerare nella giusta luce il valore della politica delineata a Maastricht. Una volta che questo sia compreso nel suo significato profondo, si può e si deve affrontare il tema dei limiti di una unione monetaria fra Stati che non si uniscono nella conduzione della politica economica, né nelle loro istituzioni politiche. Questo vuol dire completare Maastricht, non cancellarlo. Può apparire sorprendente, ma uno dei fattori di debolezza del disegno politico di completamento del Trattato di Maastricht è costituito proprio dalla condizione dell'Italia, dall'impresentàbilità dei suoi conti economici e dalla debolezza patologica della sua situazione politica. Dei quattro grandi Paesi dell'Unione, l'Inghilterra è e rimane risolutamente contraria a qualunque estensione del processo di integrazione europea al di fuori della creazione di un'area di libero commercio. La Francia comprende il valore dell'integrazione politica, che percepisce essenzialmente come strumento di controllo dell'evoluzione tedesca, ma non è in condizione di riconoscere, per la pesante eredità di de Gaulle, la necessità di superare la sovranità nazionale. Vorrebbe un'Europa politica, che preceda e completi l'Europa di Maastricht, ma non riesce a concepirla come una nuova entità sovrana in luogo dello Stato nazionale. Restano la Germania e l'Italia, i due Paesi che più si sono impegnati nel dopoguerra per l'integrazione sovranazionale, forse per compensare le responsabilità e le conseguenze cui ha condotto il loro nazionalismo fra le due guerre. Ma la Germania da sola non basta nei confronti della Gran Bretagna e della stessa Francia. Non bastano neppure i Paesi del Benelux, elementi tradizionali di sostegno dell'integrazione politica europea. Se l'Italia si mostra incapace di tenere il passo, come è avvenuto in tutti questi anni, l'Europa politica non può procedere e non procederà. E' addirittura possibile, come scriviamo in un Rapporto dell'Istituto La Malfa che presenteremo in questi giorni, che la.pojìiziòne dell'Italia determini fl rinvio dell'Unione Monetaria. Ed in questo caso conviene ricordare che tanto il cancelliere tedesco Kohl, democristiano, quanto l'ex cancelliere Schmidt, socialdemocratico, hanno sostenuto che le ragioni dell'integrazione europea hanno a che fare prima di tutto con l'equilibrio e la pace del continente. E Kohl ha più volte ricordato di essere l'ultimo uomo di governo in Germania ad avere visto con i propri occhi gli orrori della seconda guerra mondiale, quasi a dire che la nuova generazione politica tedesca potrebbe illudersi di voler fare da sola, di non avere bisogno di un quadro politico europeo, ma solo di un'area di libero scambio. La ma esperienza più indimenticabile al Parlamento europeo è il discorso di addio di Frangois Mitterand, nel quale egli ricordava che era stato educato all'odio verso la Germania. Maastricht è anche questo: lo sforzo di non disperdere e di non rendere di nuovo estranei quei Paesi cui le terribili tragedie di questo secolo avevano insegnato qualcosa che va molto al di là dell'economia. Giorgio La Malfa ilfa

Persone citate: Giorgio La Malfa, Kohl, Mitterand, Schmidt