Telelavoro, decollo lento di Fr. Bu.

La Fondazione Ibm: la produttività aumenta in media del 13% La Fondazione Ibm: la produttività aumenta in media del 13% Telelavoro, decollo lento Ih Italia coinvolge solo 100 mila persone TORINO. Con il telelavoro (più diffuso quello «mobile» di quello a domicilio) la produttività aumenta mediamente di oltre il 13%. E' quanto emerge da una ricerca innovativa, almeno per l'Italia, condotta sul campo dalla Fondazione Ibm Italia con interviste a circa 1100 «telelavoratori» di cinque grandi imprese: Italtel, Ibm Italia, Glaxo-Wellcome, Assicurazioni Generali e una società di consulenza (chiamata «Delta» per assicurare l'anonimato). I risultati dell'indagine condotta dal professor Paolo Ceri e da Paola Borgna dell'Università di Torino sono stati presentati ieri, nel corso di un convegno, dal presidente della Fondazione, Tomaso Quattrin. Il «bacino potenziale» del tolelavoro in Italia, secondo i ricercatori, ò di circa cinque milioni di addetti, poco meno del 30% di occupati dediti al trattamento di informazioni, ma oggi i telelavoratori sono soltanto 100 mila. Eppure il 33,3% delle aziende italiane (soprattutto nei servizi) si dice interessato al telelavoro e lo è anche il 45% degli italiani, in particolare giovani al di sotto dei 34 IMHNNHR Il sociologo Luciano Gallino 'Mi anni, con scolarità medio-superiore, sia uomini sia donne. L'indagine conferma poi la «centralità» dell'ufficio. Le imprese studiate fanno riferimento ad alcuni modelli tipici: «modello cottage», il telelavoro a domicilio, come nel caso Italtel; «modello roulotte», il telelavoro mobile con uso prevalente delle tecnologie a casa, come nel caso degli ispettori tecnici delle Generali; «modello tend», il telelavoro mobile con uso prevalente delle tecnologie portatili presso i clienti, come nel caso della società di consulenza; «modello camper», il telelavoro mobile con uso delle tecnologie portatili in modo itinerante, nel quale l'ufficio funge da «campo baso», come nel caso dei rappresentanti commerciali, dei tecnici e dei professionisti aziendali in Ibm. La ricerca ha affrontato anche problemi come l'isolamento, la carriera, la vita familiare, il tempo libero, che sono stati poi al centro del dibattito al quale hanno partecipato Luciano Gallino (Università di Torino), Cesare Annibaldi (direttore centrale Fiat) e il sociologo Bruno Manghi. Per Gallino, in particolare, «il lavoro è anche socialità, rapporto con gli altri e come sociologo non potrei mai raccomandare l'adozione del telelavoro al 100%», inoltre «quanto è più elevato il tasso di telelavoro, tanto è minore la possibilità di fare carriera». Manghi invece ha sottolineato che l'esperienza del telelavoro «è ormai un dato di fatto delle scelte aziendali» e venendo meno il rapporto tempo-salario, «occorre rivedere le formule, rinegoziare il rapporto retributivo». [fr. bu.]

Persone citate: Bruno Manghi, Cesare Annibaldi, Gallino, Luciano Gallino, Paola Borgna, Paolo Ceri

Luoghi citati: Italia, Torino