Non si salva l'Erario solo con le promesse di Massimo Giannini

nom e cognomi nom e cognomi =1 Non si salva l'Erario solo con le promesse ATECI caso. Ogni tre mesi, in media, l'Italia si appassiona e si incarognisce nel più sterile, irritante e paradossale dei dibattiti: quello sul Fisco, su chi paga le tasse e chi no. Un dibattito infarcito di dati clamorosi, sempre quelli ormai da almeno sei anni, e di casi vergognosi, come le farmacie sconosciute al ministero delle Finanze o il droghiere che denuncia meno del suo garzone. Numeri e fatti che puntualmente fanno titolare i giornali a nove colonne, e gridare l'opinione pubblica (la «gente») allo scandalo. E' successo cosi anche con la storia dei 250 mila miliardi di evasione fiscale rilanciati nei giorni scorsi dalla Uil, che ha ripreso un vecchio studio del Secit già reso noto parecchi mesi fa, e che ricalca pedissequamente le statistiche rese note da Giulio Tremoliti, ai tempi in cui era ministro delle Finanze del governo Berlusconi. Siamo dunque in presenza, dal punto di vista massmediologico, di una vera e propria «non notizia». Nel senso che è una cosa già vecchia, già nota, forse persino non vera, perché probabilmente i dati reali sul fenomeno dell'evasione sono persino più scandalosi. Ma insomma. Pur trattandosi di «non notizia», è di quelle di cui bisogna parlare, di cui il Paese reale sente ciclicamente l'urgenza di discutere, ormai più per ragiom psicologicamente liberatorie che per motivi politicamente qualificanti. Perché a buttarlo in politica, il discorso sul Fisco, non si cava mi ragno dal buco. E anzi, si finisce con l'arrabbiarsi e col confondersi anche di più. In questo Paese, infatti, la lotta all'evasione non è mai stata tentata, perché non è mai convenuta sul piano elettorale. Si è consentito ai lavoratori autonomi di pagare le tasse che volevano, in cambio di un voto congelato sul blocco dc-psi. Si è rabbonito il ceto medio del lavoro dipendente, stressato perché tartassato alla fonte attraverso i sostituti d'imposta, in cambio dei Bot con rendimenti a due cifre e fiscalmente esenti Si ò così alimentata la retorica della «lotta di classe», senza mai percorrerla fino in fondo sfruttandone i «vantaggi» di carattere tributario: per esempio, introducendo massicce norme sul «conflitto di interesse», che consentirebbe al lavoratore dipendente di portare in esenzione dal proprio reddito, quote anche minime delle più diverse prestazioni professionali resegli dai lavoratori autonomi, dalle ristrutturazioni di casa fatte dalI l'imbianchino alle parcelle degli I avvocati, dagli interventi del car¬ rozziere a quelli dell'idraulico. Nulla di tutto questo è mai stato tentato, salvo un annuncio nel 1990, poi regolarmente disatteso. Cosa che non meraviglia, con i vecchi governi del pentapartito. Il guaio ò elio questo Bestiario fiscale, in cui si alternano cifre fantasmagoriche sull'evasione con annunci governativi tonitruanti, appassionati e popolari comizi sindacali con marce borghesi anti-tasse, nessuno riuscirà a sconfiggerlo. Né l'Ulivo né il Polo. Anzi, il combinato disposto dei reciproci tatticismi sta contribuendo a peggiorare la situazioni'. Prendiamo il dibattito sulle deleghe fiscali della Finanziaria: un dibattito che pareva serio, visto l'alto profilo che Berlusconi gli aveva dato: «Una materia importante come il Fisco non può essere sottratta al Parlamento», aveva detto il Cavaliere. Ne è seguito il ben noto scontro con il governo alla Camera, l'Aventino e poi ì successivi tentativi di compromesso. Tutte meschinerie, piccoli giochini al ribasso: dalla trattativa sottobanco, cioè fuori dalle sedi proprie, sulla riduzione dell'onere dell'Eurotassa per gli autonomi barattata con il divieto di cumulo della pensione alla proposta di una Bicamerale (un'altra) per il controllo delle deleghe, barattata con la nomina di un presidente gradito magari al Polo. Ora, dopo la nuova rottura di ieri sull'Irep, anche questi mercanteggiamenti sono saltati, ma vedrete, presto ricominceranno, con buona pace di chi si aspetta le vere riforme. E' politica, questa? Che line hanno fatto le promesse di tutti, dalla Destra alla Sinistra, sul federalismo fiscale? Dove sono le semplificazioni? Dove sono ì controlli più mirati sull'evasione, gli studi di settore, le norme sul «conflitto di interesse»? E in fondo, che importa? Adesso godiamoci altri sei mesi di «suk». Poi magari chissà, dopo il diciottesimo Tax Day di Bùie la Cgil o la Cisl ritireranno fuori un polveroso, ma sempre scandaloso studio del Secit. E i Tg titoleranno: l'evasione fiscale raggiunge ormai i 250 mila miliardi... Massimo Giannini uni ii — I

Persone citate: Berlusconi, Giulio Tremoliti

Luoghi citati: Italia