«Evasione, il governo faccia di più»

Bertinotti: non viene versato il 15 per cento delle tasse. Bianco: dobbiamo puntare alla «normalità fiscale Bertinotti: non viene versato il 15 per cento delle tasse. Bianco: dobbiamo puntare alla «normalità fiscale «Evasione, il governo faccia di più» // sindacato: troppe norme, pochi accertamenti ROMA. La clamorosa denuncia di 250 mila miliardi evasi all'anno ha scatenato un'ondata di reazioni contrastanti. Protestano a gran voce commercianti e artigiani, indicati come gli evasori più tenaci e agguerriti nel rapporto degli «007» del Secit. Sul versante opposto, invece, si esorta il governo ad andare avanti con coraggio e a mettere in piedi un sistema che accerti a tappeto le evasioni, le colpisca in modo pesante e soprattutto riesca a far affluire nelle casse dello Stato almeno gran parte delle risorse (se non tutte) sottratte con mille raggiri ed espedienti. «Il governo è sulla strada giusta - osserva il segretario generale della Cgil Sergio Cofferati - ma deve fare di più. Siamo di fronte ad un fenomeno di tali dimensioni (la Guardia di Finanza ha appena individuato oltre 8 mila persone con redditi elevati sconosciute all'anagrafe tributaria) che può diventare devastante dello stesso tessuto sociale». Al termine di un incontro con Romano Prodi il leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti reclama un impegno massiccio nella lotta all'evasione. «Si tratta - rileva - di fare scelte e definire strumenti adeguati. Qualcuno mi deve spiegare perché noi abbiamo un'evasione al 15% e l'Inghilterra al 2-3%». Alza il tiro il segretario del ppi Gerardo Bianco, reclamando «un'azione straordinaria, di emergenza, affinché paghino tutti secondo il dovuto e tutti un po' meno». Bianco aggiunge: «Il ruolo della macchina fiscale è fondamentale per entrare in Europa e restarci. Perché non assumere iniziative già attuate con successo in altri Paesi, come la Francia? Si può immaginare perfino un concordato sul futuro. Insomma c'è da realizzare le condizioni perché si arrivi alla normalità fiscale». Il ministro delle Finanze Vincenzo Visco è deciso a dare battaglia senza tregua agli evasori, ma le incrostazioni da rimuovere e i problemi da risolvere sono colossali. «Si pensi solo - spiega Adriano Musi, segretario confederale della Uil e relatore martedì al convegno che ha sparato i dati sull'evasione - al rapporto incredibile tra le evasioni accertate e l'effettiva riscossione delle relative imposte. Ad esempio, negli ultimi giorni la Guardia di Finanza ha scoperto 24 mila miliardi evasi, ma quanti ne verranno riscossi dall'erario? Le stime e la memoria ci dicono che, al termine di un contenzioso lungo anche 10 anni, verrà riscosso meno dell'1%. Cioè meno di 240 miliardi». A monte di un risultato così assurdo c'è una situazione veramente paradossale, alimentata con perseveranza da ben 2 mila 900 provvedimenti legislativi, di cui 900 tra leggi e decreti e 2 mila decreti ministeriali. Il caos del fisco poggia, prima ancora di discutere delle strutture e del personale, su una quantità terrificante di adempimenti e carte: 200 milioni di documenti ogni anno, 26 milioni di dichiarazioni dei redditi, 5 milioni 200 mila dichiarazioni Iva, 5 milioni di atti di registro, 140 milioni di versamenti. «Bisogna fare un lavoro enorme. Come si può pensare - afferma Musi - di non intervenire sugli accertamenti quando un contribuente rischia, sì proprio così, rischia di incappare nelle maglie del fisco una volta ogni 253 anni? Nei confronti di società di grandi dimensioni vengono effettuati dagli uffici 200 controlli e saremmo curiosi di sapere la loro dislocazione regionale. Se, poi, si volessero fare controlli e verifiche nei confronti di tutte le società di capitali (558 mila 74) e di tutte le AUTOTRASPORTO Il ministro delle Finanze Visco società di persone (897 mila), occorrerebbero 1212 anni considerato che oggi solo il 20% degli accertamenti riguarda le società ed IL PROCURATORE CAPO DI TORINO CTORINO OLPIRE gli evasori, si può. E la procura torinese lo ha dimostrato, una decina di anni fa, con una serie di clamorosi blitz. Le pattuglie della Finanza che stazionavano davanti alle gioiellerie del centro, i ristoranti più in vista invasi dalle Fiamme Gialle, professionisti di grido e agenzie di viaggi famose perquisiti: la magistratura aveva deciso di fare sul serio. E i risultati ci furono. Francesco Marzaclù, il capo della procura torinese, allora coordinatore del pool fiscale, ricorda bene quei giorni. Come si arrivò al «pugno di ferro» contro gli evasori? «Per la prima volta, il codice ci permetteva di agire in un campo fino ad allora inesplorato. La cosiddetta legge sulle manette agli evasori, ci dava i mezzi per colpire chi non pagava le tasse». Ma qual era, la novità? «La norma, che creava il reato di evasione fiscale, dava la possibilità di frugare nei conti bancari e di arrestare chi frodava il fisco per più di 50 milioni. Ma noi non abbiamo mai usato le manette».

Persone citate: Adriano Musi, Bertinotti, Fausto Bertinotti, Gerardo Bianco, Romano Prodi, Sergio Cofferati, Vincenzo Visco, Visco

Luoghi citati: Europa, Francia, Inghilterra, Roma, Torino