La superteste tace, è polemica

La superteste tace, è polemica La superteste tace, è polemica PERUGIA. In istruttoria ha detto che l'ex-senatore Claudio Vitalone, oggi imputato di omicidio, si incontrava con un boss della banda della Magliana. Ma ieri, chiamata a confermare le sue accuse, in video-conferenza e inquadrata di spalle, ha pronunciato solo poche parole: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere, e confermo i verbali». L'ira dell'avvocato Taormina, difensore di Vitalone, s'è abbattuta su Fabiola Moretti e su elli l'ha chiamata a deporre come imputata di reato connesso e non come testimone, «dandole la possibilità di quella risposta-farsa». La Corte d'assise, spiega il presidente, ha deciso così perché così impone la legge, e il pni Cardella dice che anche l'accusa viene danneggiata da questa scelta della pentita che s'è voluta sottrarre al contro-interrogatorio dei difensori, [gio. bia.l ne». Danilo Abbruciati, altro killer della Magliana ucciso nell'aprile del 1982 mentre sparava al vicepresidente del Banco Ambrosiano Roberto Rosone, vantava coi suoi amici legami con uomini delle istituzioni grazie ai quali riusciva a farla franca. Naso chiede a Mancini di essere più specifico e il pentito frena: «Mi può scappare qualche nome, e non è il caso...». Il presidente della corte d'assise lascia fare, e l'avvocato insiste: «Di magistrati aquilani? Sa chi era il presidente della corte d'appello dell'Aquila?». Mancini: «No, sono passati tanti anni». Naso: «Se le facessi un nome potrebbe forse ricordarlo». Mancini: «Provi». Naso: «Zucconi Galli Fonseca?». Mancini: «Ma guarda! Che ci posso fare io?». Naso: «Era quello?». Mancini: «Sì, ma che ci posso fare io?». Ecco fatto, il nome grosso è arrivato, e l'avvocato Naso è soddisfatto, perché intende dimostrare - spie¬ ga - che certe procure, con le loro indagini, inseguono determinati obbiettivi e non altri. Anche perché nel suo fascicolo c'è pure la copia di un mandato di cattura del 1993 contro la banda della Magliana, dove si legge che nel 1982, «sul cadavere dell'Abbruciati vengono rinvenuti i seguenti numeri telefonici», tra cui lo 06-317888 «intestato a Zucconi Galli Fonseca Ferdinando». L'avvocato ha pure una relazione della Squadra Mobile milanese dove si dice che pochi giorni prima di morire, Abbruciati telefonò da un motel Agip al 317888, anche se «gli ultimi numeri sono incomprensibili». L'accostamento tra il giudice e i banditi è servito, ma nel frattempo, a Roma, il ministro Flick smonta una parte di legami. Perché rispondendo ad alcune interrogazioni parlamentari su quel numero telefonico, dice che si tratta di «inconsistenti sospetti». Fermo restando che per le chiamate dal Motel alcuni numeri Il giornalista di Op Mino Pecorelli Tirato in ballo per un processo all'Aquila nel 79 sono «incomprensibili», secondo il Guardasigilli che dice di essersi fatto portare tutti i reperti, «fra i numeri in possesso di Abbruciati non c'era quello di Zucconi». E se nel mandato di cattura il giudice istruttore Lupacchini ha scritto il contrario, è perché «confonde risultanze investigative diverse e tra loro disomogenee». Dunque, per Flick, Galli Fonseca è solo «vittima di attacchi ingiustificati». E il processo dell'Aquila? La deposizione del pentito Mancini? Le nuove precisazioni arrivano nel pomeriggio. Il pg della Cassazione arrivò nel capoluogo abruzzese, come procuratore generale e non come presidente della corte d'appello, nel 1981, cioè due anni dopo la conclusione del processo «aggiustato» di cui parla Mancini. Restano i veleni, i dubbi sulle date e i nomi citati dall'avvocato. Giovanni Bianconi PROCESSO PECORELLI

Luoghi citati: Aquila, Naso, Perugia, Roma, Taormina