Il commando di Parigi veniva dall'Italia di Enrico Benedetto

Poliziotti con i mitra nei supermercati, ogni tre minuti un annuncio nel metrò: state attenti Poliziotti con i mitra nei supermercati, ogni tre minuti un annuncio nel metrò: state attenti Il commendo di Parigi veniva dall'Italia Ritorna il piano «Vigipirate», la capitale è blindata PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Arriva dall'Italia il collimando di killer islamici che ha seminato terrore e morte a Parigi. L'ipotesi è seria. Gli «007» transalpini avrebbero ricevuto nelle scorse settimane una segnalazione precisa. Otto membri del Già con formazione militare alle spalle - il «training» in un Paese musulmano per ora misterioso si accingevano a transitare nella Penisola per raggiungere la Francia e commettervi nuovi eccidi. Non fa mistero che Parigi ritenga il «fianco Sud» - Alpi e Pirenei - particolarmente permeabile ad ingressi clandestini. Lo sanno i «sans papier» che tentano periodicamente l'espatrio da Ventimiglia. E forse anche i terroristi. 11 dispositivo di sicurezza messo in opera ieri alla frontiera ligure e piemontese dalle autorità francesi corrobora peraltro la «pista italiana». In assenza di rivendicazioni o prove incontestabili, tuttavia, la delicatissima inchiesta che il pool antiterrorismo parigino con il giudice Jean-Louis Bruguière in prima linea - si è visto affidare ieri mattina lavora a 360 gradi. Nella fase attuale, nessuna eventualità viene esclusa. Compresa quella - pur improbabile - che gli assassini di Allah possano risultare estranei alla carneficina. Con inusuale durezza, il Quai d'Orsay ricorda come «nulla permetta di stabilire un legame fra l'attentato e la situazione algerina. Sarebbe indegno configurarlo in assenza di evidenze probatorie». Unica certezza, i due cadaveri e i feriti: 93, dice l'ultima versione, e una decina in condizioni preoccupanti. Fra loro, 4 giapponesi. Che beffa. Con uno Jacques Chirac appena tornato da Tokyo - lunga tournée per convincere i nipponici a «fidarsi della Francia» dopo Mururoa - e un turismo nipponico in piena espansione a Parigi, le conseguenze saranno disastrose, dicono i tour operator. Straniera canadese - anche una delle vittime. L'altra, un uomo, è neocaledone. Ovvero francese d'Oltremare. E tra gli ospedalizzati troviamo due marocchini. Fedeli di Allah come i loro presunti assassini. Riassumendo, un vero caleidoscopio multirazziale. La Francia pensa a loro con emozione. E cordoglio. Il premier Alain Juppé ha trascorso il pomeriggio in ospedale. E la mattinata a fissare una strategia che non lasci requie agli attentatori. La loro firma è, per il momento, l'intruglio - polvere pirica, chiodi (lunghi 10 centimetri) e clorato di sodio - cui sono ricorsi per uccidere, il contenitore UN MATTINO COI PENDOLARI SPARIGI UL metrò, il giorno dopo. E con i banlieusards immigrati che vengono al lavoro in una capitale ormai sott'assedio, flic e militari in perlustrazione ovunque, la paura impalpabile ma diffusa, il giornale da strappare di mano al vicino («Scusi, mi fa leggere?»), e qui titoli - «Strage», «Barbarie», «Criminali!» - nuovi di zecca ma pericolosamente identici a quelli che fotografavano Parigi quindici mesi fa. Valeva la pena, la levataccia. Ma per sbarcare alle 8 dalla banlieue con i maghrebini bisogna prima arrivarci. Percorso istruttivo. I convogli in partenza per l'Ile de France sull'Rer DI, un trenino di periferia come quello esploso martedì sera, sono zeppi a sera ma disertati all'alba. E quel vuoto, anziché rilassarlo, mette a disagio il viaggiatore come certe cattedrali in cui Dio si rivela per assenza rinviando a chi vi si inoltra il rumore dei suoi passi e un impalpabile, minaccioso arcano. Siamo in tre, nel vagone. Seduti lontani. Ognuno scruta l'altro. Sulla pensilina, primo controllo di sicurezza. Passa una ronda. L'altoparlante informa: «In seguito all'attentato del 3 dicembre la linea B è (una bombola sui dieci chilogrammi) e il «metodo»: ora, obiettivo, tecnica. Dicono le prime perizie che l'esplosivo corrisponde a quello che Khaled Kelkal fece piazzare sulla linea Rer a Saint-Michel nel più sanguinoso degli 8 attacchi effettuati un anno fa. Se la campagna terroristica riprende in quest'autunno freddo e piovoso con il Natale alle porte, bisognerà aspettarsene altri. Sui trasporti pubblici, anzitutto. Ma non solo. Il Piano Vigipirate, attivato sull'intero territorio nazionale poche ore dopo la deflagrazione del primo ordigno, vuole prevenire possibili blitz criminali contro le scuole. Massima allerta, dunque, intorno a elementari, medie, licei. Inoltre pattuglie di militari - il primo migliaio è già operativo - in metrò, stazioni ferroviarie, aeroporti. Regola aurea, vigilare. Te lo ricordano i manifesti sulla metropolitana e le voci metalliche diffuse dagli altoparlanti. «Segnalate i colli sospetti, non allontanatevi dal vostro bagaglio, seguite le istruzioni di sicurezza». E buona fortuna. Si sale in carrozza armati di paura e fatalismo, un cocktail micidiale. E nondimeno descrivere Parigi come una città davvero in stato d'assedio - e non solo psicologicamente o in singole aree strategiche - è farle torto. Che dire, allora, di un'Algeri? E le mamme, meno ansiose di quelle italiane ma non troppo, non scarrozzeranno volentieri i bambini nel sottosuolo, ma senza giungere a segregarli in casa. Meglio un piccolo rischio dei leggendari musi infantili. Così ieri Parigi sopravviveva ai suoi drammi. Boulevards animati, cestini da immondizia ancora agibili (ma è questione di poco, li sprangheranno per timore che un altro ordigno possa trovarvi rifugio) timidi shopping prenatalizi ai Grands Magazins già in caduta libera sul mercato borsistico. Vogliamo disperatamente cré^ dere che Thanatos sia di passaggio, una nostalgica toccata e fuga e poi il nulla o - chissà - fermi ed arresti che scongiurino altre minacce. Una tregua fragile. Si appiglia alla determinazione di Eliseo e Matignon. Ma non è fede. Al massimo, direbbe Pascal, un «voler credere». Tutto può cambiare in pochi istanti e riprecipitare nella tragedia una Parigi che vorrebbe risollevarsene e dimenticare. Tic tac, tic tac. I timer dei bombaroli che ci terrorizzano sono arcaici come le loro idee. Niente semtex, o tecnologie hi tech. Polvere da sparo, e ticchettìo. Preghiamo che il prossimo botto non arrivi mai. Enrico Benedetto

Persone citate: Jacques Chirac, Khaled Kelkal