Così Pellegrino divide i magistrati di Francesco Grignetti
Sull'Anni piovono le critiche dei sostituti napoletani: «Poca fermezza di principi» Sull'Anni piovono le critiche dei sostituti napoletani: «Poca fermezza di principi» Così Pellegrino divide i magistrati Borrelli replica: «Ma quale disegno strategico?» ROMA. Non si placano le polemiche sull'intervento-provocazione del presidente della commissione Stragi, Giovanni Pellegrino, pds, che ha parlato del presunto «disegno strategico delle Procure di acquistare maggior peso istituzionale». Piovono critiche da Borrelli, Caselli e dalla procura di Napoli. Ma il fronte dei giudici è spaccato anche da un dibattito intestino. Un certo numero di sostituti napoletani ritiene l'Anni troppo tiepida. Attaccano Nino Abbate, i! presidente. Intanto in Parlamento sono molte le voci di destra che si levano a sostegno di Pellegrino. Giovanni Pellegrino non ha ripensamenti. «Ho parlato di un disegno strategico - scrive in una nota - da parte della magistratura italiana. Disegno istituzionale, non complotto politico. Penso che nel mondo che verrà, lo spazio del diritto è destinato ad aumentare e a restringersi quello della discrezionalità politica». Certe critiche, però, non gli sono piaciute. «Intol¬ lerabilmente emozionali e pregiudizialmente schierate», le definisce. Soprattutto quelle dei pm di Napoli. E cita anche il libro «Il magistrato senza qualità», scritto da Marino Cafferra, giudice a Bari, che spiega una presunta «mutazione antropologica della magistratura italiana». Da Milano Francesco Saverio Borrelli risponde che «è abbastanza stupefacente» parlare di disegno strategico. «Non significa una oggettiva convergenza, ma una sorta di concerto raggiunto dalla magistratura nei suoi vari livelli. Per mirare a quale scopo? Chi lo sa a quale scopo». E poi Borrelli parla di «ferita aperta», di «polemiche spesso ingiuste» e di «sortite sorprendenti». Ma di più non vuole dire. «Qualche volta è accaduto di esprimere pareri e siamo stati duramente rimbrottati». Una risposta obliqua viene da Napoli. Il procuratore Agostino Cordova prima dice: «Ritengo che non si debba dare alcuna risposta al sen. Pellegrino. Preferisco rispondere con i fatti e non intendo inserirmi nel coro degli opinionisti». Ma Cordova non rinuncia a ricordare una famosa riunione al Quirinale, di circa un anno fa, tra Scalfaro e i presidenti delle Camere. «I Presidenti delle Camere si impegnarono a vigiliare per evitare reciproci sconfinamenti di campo. Mi pare che sin dal giorno successivo queste affermazioni non abbiano avuto alcun seguito». Infine Giancarlo Caselli. Prima critica e smonta le tesi a favore della separazione tra le carriere di giudice e pm. Quanto a Pellegrino, «nessun complotto egemonico». Caselli si dice «pronto a aprire il capitolo degli errori», purché si parli di fatti «concreti». E ricorda come, di fronte alla «eclissi della legalità, denunciata dai vescovi, non dai poliziotti o dai giudici», la giustizia penale «si è trovata a occupare spazi nuovi e più ampi». Fin qui, però, sono critiche perfino scontate. Più sorprendente è la Il procuratore Borrelli polemica interna alla magistratura. Ancora da Napoli arriva un duro documento contro Nino Abbate, presidente dell'Anni. Scende in campo il segretario dell'Anni, Edmondo Bruti Liberati: «Nessuno può seriamente confondere la scelta di sempre dell'Anna di tirarsi fuori dal china di accese polemiche e rissose contrapposizioni di slogan con mancanza di fermezza sui principi». Francesco Grignetti Come testimone, avrebbe ideato il sistema off-shore
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