Di «clementine» Così saranno rilanciati i programmi

la sfida la sfida sdi «clementine» Così saranno rilanciati i programmi SNE W YORK EMBRA arrivato il momento della grande vendetta per gli ostinati e frugali progettisti di «Clementine». L'effetto logico della loro scoperta, una volta accertata, è infatti quello di rendere di colpo infinitamente meno costosi i vari progetti di «colonizzazione» della Lima. E meno costosi significa più vicini nel tempo. In un futuro lontano, quando qualcuno si incaricherà di ricostruire la storia di quella colonizzazione, non sarà agli spettacolari e dispendiosissimi «Apollo» che farà riferimento, ma ai modesti, discreti e concretissimi «Clementine». L'Apollo - si troveranno probabilmente a dire quegli storici del futuro - procurò agli Stati Uniti un grande successo d'immagine che poi svanì in poco tempo; ma Clementine fornì loro le basi per estrarre dalla Luna i minerali necessari a proseguire nello sviluppo tecnologico. E' infatti proprio con questo in mente, lo sfruttamento minera¬ rio, che il progetto Clementine è stato concepito. Figlio degenere delle «guerre stellali» di Ronald Reagan (anzi, più esattamente del suo ridimensionamento operato da George Bush nell'ultima fase del suo mandato, nel 1991), Clementine si trova, con l'avvento di Bill Clinton, a fare i conti con l'indifferenza (se non l'ostilità) dell'amministrazione democratica. I già ridotti finanziamenti di Bush scompaiono quasi del tutto e se la baracca non viene chiusa è grazie a due cose precise: la creazione di una specie di joint-venture fra il Pentagono e la Nasa (più alcune società private) e uno scopo più «mirato» del progetto. Non si tratta più di difendere gli Usa dai malintenzionati missili intercontinentali sovietici, divenuti nel frattempo russi, ma di disegnare la «mappa geologica» della Luna. Il satellite, si sa, è ricclùssimo di rninerali già oggi utilizzabili nelle industrie terrestri. Ma un loro concreto «inventario», in base al quale fare un calcolo credibile dei costi e dei ricavi, non c'è. Clementine si propone il compito di fare quell'inventario, anche perché da vari studi risulta che il suolo lunare è ricco di elio, destinato a diventare il combustibile principe quando la fusione nucleare sarà stata messa a punto. In sostanza è il petrolio di domani e presto la corsa ad accaparrarselo potrebbe diventare indispensabile e urgente. Nel discutere il progetto destinato a «quantificare» la presenza di elio sulla Luna, qualcuno lo paragone all'esplorazione delle Black Hills che il generale Custer fece nel 1874, dalla quale prese l'avvio la «febbre dell'oro», ed è così che il progetto prende il nome della ballata che accompagnava i cercatori di allora: «My darling Clementine». Un metro e mezzo per due, 250 chili di peso, 80 milioni di dollari di costo (una bazzecola, se si pensa agli Apollo), la sonda Clementine viene lanciata nel gennaio 1995. Il 19 febbraio entra nell'orbita lunare e comincia a mandare informazioni al ritmo di 5000 al giorno. A raccoglierle e analizzarle c'è un laboratorio di Alexandria, vicino Washington, lontanissimo por «lussuosità» dai centri spaziali che la tv ha mostrato per anni. Grazie a quei dati, la «mappa geologica» della Luna viene disegnata. Solo una zona del satellite richiede un'analisi più approfondita perché risulta ricca di una sostanza «strana», che nessuno pensava potesse esserci. Dopo quasi due anni di analisi, superati i dubbi, ecco l'annuncio: quella cosa strana è nientemeno che acqua. Il destino della sonda, una volta compiuto il suo dovere, è di andare a fracassarsi contro un asteroide chiamato 1620 Geographos. «Perduta e andata per sempre», proprio come la Clementine della ballata. Depardieu NAPOLI. Trenta voli cancellati, passeggeri a terra per otto ore, ma quando arriva lui, la torre di controllo dà l'ok e sulla pista cala l'aereo privato. Lo sciopero degli uomini-radar di Capodichino non ha impedito che si facesse un'eccezione per un attore famoso. Al jet su cui viaggiava Gerard Depardieu, atteso ieri pomeriggio alla rassegna cinematografica «Capri Hollywood 1996», non è stato negato l'atterraggio nello scalo napoletano. Sul filo dei minuti, un'auto della polizia ha scortato quella dell'artista, mentre al molo di Mergellina l'aliscafo rimandava la partenza per aspettare l'illustre ospite. Che ha apprezzato e ringraziato: «Mi avevano detto che Napoli ha un cuore d'oro, ed è proprio così». Alle 16,36 l'aereo privato di Depardieu, proveniente da Bruxelles, è spuntato nel cielo di Napoli, proprio mentre era in corso lo sciopero proclamato dalle organizzazioni sindacali, autonomi compresi. All'origine della protesta, carenze di organico e richieste di | adeguamenti strutturali. Lunedì, la rottura delle trattative tra sindacati ed Enav (Ente nazionale assistenza al volo) ha dato il via all'astensione dal lavoro, in programma dalle 10 alle 18 di ieri. Gli uomini-radar hanno comunque dovuto garantire, come prevede la legge, i collegamenti con Sicilia e Sardegna, e turni per assistere voli militari, quelli di emergenza e quelli umanitari. Ma quando il jet su cui volava l'attore francese ha stabilito il contatto radio, ha ottenuto il via libera. E per aiutare l'artista, l'auto su cui viaggiava in compagnia del manager italiano, Carlo Giusti, scortata da una vettura della polizia, è arrivata in tempo record all'imbarcadero di Mergellina. Lì, ad attenderlo c'era l'aliscafo che ha rinviato la partenza per Capri - tra il disappunto di qualche passeggero-dalie 17,10 alle 17,25. Nell'isola, Depardieu è giunto puntuale per la presentazione del suo ultimo film «Bogus, l'amico immaginario». E si è mostrato molto grato: «Ringrazio la polizia italiana che mi ha scortato fino al porto. So che per consentirmi di arrivare in tempo a Capri hanno chiesto alla capitaneria di Napoli di ritardare la partenza dell'aliscafo». E dell'atterraggio concesso, nonostante lo sciopero: «E' andato tutto bene». Un favore all'uomo famoso'.' Per il momento, i sindacalisti si mostrano cauti: «Non sappiamo ancora come siano andate di preciso le cose, ma non è escluso che il pilota dell'aereo privato non avesse la possibilità di arrivare ad un altro scalo, magari pei- mancanza di carburante. In tal caso, l'atterraggio non poteva essere negato». Si mostra perplesso un funzionario dell'Enav, Antimo Aiello: «La faccenda ini meraviglia molto. Bisognerà accertare quel che è accaduto, se è stata dichiarata un'emergenza oppure si è trattato d'altro». Franco Pantar^lli