Il Papa irrompe nella Città Proibita

«P c^jio stia tranquilla: un cattolico, purché rispettato, può vivere sotto qualsiasi regime» «P c^jio stia tranquilla: un cattolico, purché rispettato, può vivere sotto qualsiasi regime» Il Papa irrompe nella Città Proibita Messaggio radio alla Cina CITTA' DEL VATICANO. Giovanni Paolo II ieri ha preso l'iniziativa e si è rivolto ai cattolici cinesi, esortandoli a resistere. Al governo di Pechino, è arrivato un duro e inatteso monito a rispettare la libertà religiosa. Nel passaggio centrale del lungo testo, il Papa ha abbandonato i giri di parole della diplomazia. «Le autorità civili della Repubblica popolare cinese siano rassicurate. Un discepolo di Cristo può vivere la propria fede in qualsiasi ordinamento politico, .purché sia rispettato il suo diritto a comportarsi secondo i dettami della propria coscienza e della propria fede». E poi ha aggiunto: «Ripeto a quei governanti (cioè i cinesi, ndr), come tante volte l'ho detto ad altri, di non avere paura né di Dio né della sua Chiesa». «Chiedo loro - ha aggiunto il Papa - che anche i credenti in Cristo possano sempre più dare il contributo delle loro energie e dei loro talenti allo sviluppo del Paese». L'iniziativa è senza precedenti perché finora le relazioni tra Vaticano e governo cinese sono state segnate dal gelo, e da parte della Santa Sede si è cercato di evitare gesti clamorosi per non urtare la suscettibilità di Pechino. Dall'epoca della presa del potere da parte di Mao, la Chiesa cattolica vive clandestina e perseguitata, mentre il governo incoraggia la cosiddetta «Chiesa patriottica», filogovernativa, che ha propri sacerdoti e vescovi e non è riconosciuta dal Vaticano. Il contenzioso è bloccato a causa dei veti incrociati: il governo vuole esprimersi sulle nomine dei vescovi fatte dal Papa e vuole controllare le atti¬ vità religiose; il Vaticano vuole che la Chiesa patriottica sia sciolta e rivendica la libertà di culto. In mezzo al braccio di ferro ci sono circa 4 milioni di cattolici, di fatto clandestini e perseguitati, vescovi agli arresti domiciliari o in carcere. Dal canto loro, molti dei 4 milioni di cattolici «patriottici», vescovi compresi, vorrebbero essere riconosciuti dal Vaticano. E il Papa lo sa: infatti si è detto consapevole «che la Chiesa che è nella Repubblica Popolare Cinese desidera essere veramente cattolica». A questo proposito, nel messaggio si ricorda la storia del cattolicesimo in Cina, a partire dal tredicesimo secolo, e si ribadiscono le qualità che devono avere sacerdoti e vescovi: preparazione teologica, pietà, fedeltà al Magistero, sincero amore per la verità, interesse per i fedeli. Il Papa, dopo aver fermamente espresso la richiesta di una piena libertà religiosa, ha spiegato al governo che non intende minare le fondamenta del socialismo. Al tempo stesso, ricordando che si avvicina il Giubileo del Duemila, Giovanni Paolo II ha ribadito di guardare «con fiducia e simpatia verso la Cina e verso la Chiesa che è in Cina» e nutrire «il desiderio di poter incontrare personalmente i cattolici cinesi». Pechino, come Gerusalemme e Mosca, è un'altra delle méte mancanti nel periplo intorno alla Terra del Papa. E proprio l'avvicinarsi del Giubileo del Duemila intensifica i suoi sforzi per un pieno rispetto della libertà religiosa, un principio ribadito fin dall'inizio del Pontificato, con quell'appello «spalancate le porte a Cristo» di cui si coglie un'eco nel messaggio di ieri. Messaggio che è stato letto ai microfoni della Radio Vaticana, nelle trasmissioni verso la Cina e ripreso da Radio Veritas, l'emittente che da Manila parla ai cattolici asiatici. Luca Tornasi «L'ho detto e lo ripeto Il governo non deve avere paura né di Dio né della sua Chiesa» «Ma chiedo che anche i credenti possano contribuire allo sviluppo del Paese» Il Papa: un duro messaggio sulle onde del'a Radio Vaticana a favore della Chiesa perseguitata in Cina QUATTRO SECOLI DI SPERANZE E RIFIUTI L'ERA DI MATTEO RICCI. La prima presenza del cattolicesimo in Cina si deve al missionario gesuita Matteo Ricci. Arrivato nel 1583, si impegnò in una vasta opera di scrittura per far conoscere ai cinesi la cultura occidentale e la religione cattolica. In seguito penetrarono in Cina i protestanti: Hung Hsiu-chùan, capo dei ribelli Taiping nel 1849, era di religione battista. ARRIVANO I COMUNISTI. La vittoria dei comunisti di Mao Tze-tung nel '49 porta all'espulsione dì tutti i missionari dalla Cina. La religione cattolica viene perseguitata come tutte le altre. CHANG SI', MAO NO. Il Vaticano continua a riconoscere come unico rappresentante della Cina il governo di Chang Kai-shek a Taiwan, dove le missioni cattoliche continuano a prosperare. Nella Cina comunista le autorità mettono fuori legge la Chiesa cattolica e costituiscono una «Chiesa cattolica patriottica» i cui vescovi devono giurare fedeltà al governo e impegnarsi a non avere contatti con la Santa Sede. Molti religiosi si piegano a questa condizione per restare accanto ai milioni di fedeli cinesi. PAOLO VI IN ASIA. Dopo le aperture del Concilio Vaticano II, papa Paolo VI cerca di riavvicinarsi a Pechino. Nel 1970 lancia segnali a Pechino durante un viaggio in Oriente (ma non in Cina). LA SPERANZA DI UN DISGELO. Nel settembre del '93, per la prima volta in 40 anni, un cardinale «di curia» viene ricevuto ufficialmente a Pechino: il messo di papa Giovanni Paolo II è mons. Roger Etchegarray. Ma l'incontro non dà frutti. LA SUORA E I BRAMINI H WHM 1