«Generale, la licenzio» Ultimo giallo in Russia di Anna Zafesova
La città non cambierà nome «Generale, la licenzio» Ultimo giallo in Russia MOSCA NOSTRO SERVIZIO A pochi giorni dal ritorno di Boris Eltsin al Cremlino i suoi uomini continuano a scuotere Mosca con un ennesimo scandalo dai contorni misteriosi. Ieri la guerra per il potere e le poltrone ha fatto un'altra vittima, il generale Vladimir Semionov, comandante delle truppe terrestri dell'ex Armata Rossa, licenziato con un'accusa senza precedenti: «per atti che hanno macchiato la dignità e l'onore di militare». Quali siano questi atti che hanno spinto Eltsin a far fuori uno dei più alti gradi dell'esercito, non è chiaro. Anzi, non è chiaro nemmeno se l'abbia licenziato o meno. L'annuncio, dato ieri mattina dal ministero della Dii'esa, affermava infatti che il presidente russo avesse firmato sabato scorso un decreto in merito. Nulla di strano in una stagione segnata da licenziamenti e nomine sorprendenti nelle guerre attorno al capezzale del presidente malato. Ma nel pomerig- gio, dopo parecchie ore di «no comment» l'ufficio stampa del Cremlino all'improvviso smentisce: Eltsin non ha firmato proprio niente. Sì, ha spiegato il suo portavoce, il ministro della Difesa Igor Rodionov ha chiesto il licenziamento di Semionov e il presidente russo ha acconsentito. Ma non c'è nessun decreto. L'incidente sembra a quel punto esaurito. Ma qualcuno al «Pentagono russo» sull'Arbat ha una tale fretta di distruggere. Semionov che osa contraddire il Cremlino. Meno di mezz'ora dopo la smentita di Eltsin arriva infatti una controsmentita dell'ente militare: Semionov è stato destituito senza appello. Ma allora il povero generale è stato licenziato o no? Semionov, che ieri era ancora presente nel suo ufficio - ma già in borghese - conferma. Il ministro Rodionov gli ha fatto vedere già venerdì scorso una sua lettera che chiedeva a Eltsin la sua testa. Sopra l'intestazione il presidente aveva scritto di suo pugno: «Sono d'accordo». Ma il decreto in effetti non c'è ancora. Dunque il giallo sembra essersi risolto in un episodio un po' grottesco di burocrazia. Sarà, ma nessuno ha ancora chiarito il vero motivo del licenziamento di Semionov, per giunta con un'accusa che fa presagire anche le dimissioni dall'esercito e forse un processo. Il generale stesso giura di non sapere perché è stato fatto fuori e minaccia di querelare il ministro Rodionov e il presidente Eltsin. La procura militare fa sapere di non possedere nessun documento per incriminare Semio¬ nov. I suoi colleghi in coro dicono che era uno dei comandanti più competenti dell'ex Armata Rossa da parecchio tempo. E anche uno dei più onesti. Secondo i pettegolezzi che subito hanno preso a circolare a Mosca, la causa del licenziamento del comandante delle truppe di terra sarebbe l'intensa attività imprenditoriale di sua moglie Madlena che, dietro le spalle del marito, avrebbe fatto affari d'oro con contratti di approvvigionamento dell'esercito. Ma semmai questo è solo un pretesto: il «Pentagono» sull'Arbat pullula di generali sfacciatamente corrotti e anche il figbo del ministro ha un business che manda avanti non senza l'aiuto del padre. Più probabilmente, Rodionov, rimasto senza un alleato al vertice dopo la liquidazione del suo patrono, il generale Lebed, ha deciso di eliminare dal suo ente tutti i comandanti che non gli sono ciecamente fedeli. E Semionov potrebbe essere solo il primo della serie. Anna Zafesova Il capo dell'esercito paga i traffici della moglie "fttafc Il ministro della Difesa russo Igor Rodionov
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