Berlusconi: «Un governo di grandi intese» di Fabio Martini

Il «grande abbraccio» del leader del Polo: a primavera pronti ad assumerci le nostre responsabilità Il «grande abbraccio» del leader del Polo: a primavera pronti ad assumerci le nostre responsabilità Berlusconi: «Un governo di grandi intese» E precisa: «Non è né un inciucio né un ribaltone» ROMA. Il discorso del Grande Abbraccio è appena finito, Silvio Berlusconi scende dal palco, gira le spalle, estrae con movimento rapido un batuffolo di ovatta, se lo passa sul viso e finalmente può spiegare alle telecamere la svolta che nessuno si aspettava. E la sorpresa è questa: al consiglio nazionale di Forza Italia Berlusconi ha ripetuto a voce alta quel che da mesi si limitava ad ipotizzare nelle chiacchierate con i suoi. E lo ha fatto con la proverbiale chiarezza: «A primavera, se nei nostri avversari prevarrà il buon senso», «saremo pronti ad assumerci la nostra parte di responsabilità per procedere insieme al risanamento del Paese e alla riscrittura della Costituzione», «per un periodo di tempo definito». Insomma, caro D'Alema, tu lo sapevi ma ora te lo dico pubblicamente: io sono pronto al governo delle larghe intese. E così, a prescindere da come finirà, il discorso del 2 dicembre è destinato ad entrare nella storia di Forza Italia: in una volta sola Berlusconi ha deciso di bruciare i tempi (e qualcuno, a cominciare da Letta, gli consigliava «prudenza») e lo ha fatto esponendosi alle ac- || cuse di organizzare, !§| proprio lui, un ribalto- f ne. Un'accusa che Berlusconi immaginava e che confidandosi più tardi con i suoi, spiegava così: «Quello che propongo non è un inciucio perché la mia proposta è alla luce del sole e non è neanche un ribaltone perché consentirebbe all'Ulivo di sganciarsi da Rifondazione». Dunque una svolta chiara, ma repentina quella di Berlusconi, così rapida da lasciare una scia di perplessità anche tra i suoi. A riflettori spenti, ecco Giuliano Urbani: «Un discorso molto esplicito quello di Berlusconi». E' ironico, professor Urbani? E lui: «Ho detto molto esplicito, non troppo esplicito...». Molto più chiaro è Peppino Calderisi, negli ultimi mesi in ascesa nella nomenclatura «azzurra»: «Quello scelto mi sembra... il metodo scientifico per ricompattare il fronte avverso. Mi sembra una cosa che capirebbe anche chi va all'asilo...». E invece Berlusconi, con lo stile che preferisce, ha deciso di calare le carte alla luce del sole. E lo ha fatto, ironia del caso, in una anonima palazzina di via dei Frentani (a due passi dalla Stazione Termini) che è oggi sede del centro congressi Cgil ma che per molti anni ha ospitato la sede della federazione romana del pei, quello duro e puro che Berlusconi ha sempre detestato. L'occasione per il discorso della svolta è la prima riunione del consiglio nazionale di Forza Italia, il «parlamentino» un po' sui generis chiamato a indire il primo congresso del movimento. Un congresso che il prossimo 27 marzo, tre anni dopo la vittoria elettorale del Polo, trasformerà Forza Italia da movimento del leader in vero e proprio partito. Una svolta organizzativa che ieri è rimasta offuscata dalla svolta politica. Che Berlusconi ha motivato dipingendo un contesto da brivido: il governo dell'Ulivo sta diventando «regime», nella coalizione governativa si agitano atteggiamenti «stalinisti», alcune procure vorrebbero trasformarsi in «tribunali della storia». Il Presidente della Repubblica? «Si attivi con gesti concreti affinché i principii della Costituzione siano rispettati» e «i vertici dello Stato, dimentichi del loro ruolo costituzionale», evitino «di schierarsi contro il Polo». Insomma, un Ulivo autoritario, un arbitro fazioso: è questo l'affresco di Berlusconi, un affresco a tinte così fosche da rendere digeribile persino le grandi intese. Ancora Berlusconi: «A primavera la prima trimestrale di cassa confermerà che l'Italia è fuori dai parametri di Maastricht», il governo a quel punto dovrà scegliere se tagliare la spesa assistenziale («scontrandosi con Rifondazione»), oppure se «imporre nuove tasse, inimicandosi i moderati dell'Uli¬ vo». E a quel punto, secondo il Cavaliere, il governo cadrà. D'Alema ha già detto che si andrà alle urne? Dice Berlusconi' «Ho già cominciato una novena perché questo si avveri...», ma non deve esserne de) tutto convinto, visto che cala subito la proposta: «Un accordo alla luce del soJe con i nostri avversari». Trascorre un'ora e da Botteghe Oscure arriva la bocciatura: «Questa è propaganda, l'intesa sarebbe un errore», dice Mauro Zani, braccio destro di D'Alema. Fabio Martini Da Botteghe Oscure arriva la bocciatura «Questo accordo sarebbe un errore» Per Forza Italia congresso a marzo: da movimento a vero partito ona n ». o bal oire n a e a || !§| f

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