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I I numeri del gioco || di oggi sono nelle pagine Usa: diventa star con foto sui muri, come nel film di Judy Holliday «Il mio lavoro, essere famosa» LNEW YORK A ragazza se ne sta distesa, sensuale e invitante. E' vestita succintamente e le sue forme prospe: ? si vedono tutte, compreso un seno tanto enorme da sfidare la ..jdibilità. Ai più attempati ricorda Jane Mansfield; i bambini la identificano in Barbie. Lei dice soltanto di essere Angelyne, come del resto risulta dai cartelli pubblicitari che, a centinaia, la mostrano in tutti gli angoli di Los Angeles. Quei cartelli non raccomandano nessun prodotto. Tutto quello che c'è, oltre all'immagine della signora, è un nome, «Angelyne» appunto, con il telefono del suo «management» e l'indicazione del suo «sito» su Internet. Lo spazio pubblicitario costa migliaia di dollari al mese, ma il «ritorno» è incomparabile. Per partecipare a un party (gli inviti che arrivano al suo «management» non si contano) Angelyne si fa pagare esattamente 8228 dollari al giorno, più di 12 milioni di lire. E poi c'è il catalogo cui i suoi fans possono attingere. Comprano reggiseni, mutandine, calze, tutti debitamente firmati da lei, e il suo conto in banca si gonfia. Ma chi è Angelyne? E perché è famosa? Ha partecipato a qualche film, ma non si sente un'attrice. Ha inciso un paio di dischi ma non si ritiene una cantante. La ragione della sua fama, spiegano quelli che conoscono lo «spirito» di Los Angeles (l'importante è «apparire»), sta semplicemente... nell'essere famosa. «Io non "faccio". Io "sono"», spiega lei, sconfinando nel surreale. Anni fa un film raccontò una storia simile. Piazzando insegne al neon con semplicemente il suo nome, Judy Holliday riusciva a diventare nientemeno che «la ragazza del secolo», ma poi preferiva la normalità e sposava un Jack Lemmon all'epoca molto giovane. Ad Angelyne della normalità non sembra importare molto. Franco Pantarelli