SCANDALOSA GOVERNANTE? di Monica Sicca
ERBA ERBA SCANDALOSA GOVERNANTE? 77 dramma di Brancati con Albertazzi e Pitagora VENNE scritta nel 1952, «La governante», e fu subito censura per Vitaliano Brancati. L'aveva bloccata il Sottosegretariato per lo spettacolo e le informazioni, che altro non era se. non un travestimento del vecchio ministero della Cultura popolare fascista, ricorda Giorgio Albertazzi. Bisogna attendere la seconda metà degli Anni Sessanta, perché Patroni Griffi metta in piedi il primo allestimento del lavoro pensato dal grande scrittore siciliano per la moglie, Anna Proclemer, allora affiancata da Gianrico Tedeschi e da Albertazzi. Ed è lo stesso Albertazzi a riportare oggi sulle scene, nella duplice veste di regista-protagonista, «La Governante», al teatro Erba per il cartellone in abbonamento «La Grande Prosa» dal 3 all'8 dicembre, con un incontro pomeridiano mercoledì 4 dicembre, insieme agli attori della compagnia presentati da Sergio Ariotti per l'appuntamento ((Attori in platea». Ma quali furono i motivi di una censura così severa, che bollò la commedia con un marchio di infamia, e che portò Brancati a scrivere un pamphlet di accusa sulla ottusità e la pericolosità di certi uomini di potere, dal titolo «Ritorno alla censura»? Nel testo, che la Proclemer non esita a definire il capolavoro teatrale di Brancati, si narra la vicenda di una giovane governante francese (allora la Proclemer, adesso Paola Pitagora), che dietro un comportamento irreprensibile e una grande riservatezza, nasconde il segreto di una sofferta diversità. E' quindi il tema dell' omosessualità femminile, il contrasto tra la donna colta e di severa religione calvinista, e il suo datore di lavoro, Leopoldo Platania, un cattolicissimo patriarca siciliano trasferitosi a Roma dopo il suicidio della figlia, a far gridare allo scandalo nel '52. Ma Brancati si difende, grida, chiede dove sono le scene che potrebbero offendere il candore di una ragazza quindicenne. E in effetti, in «La Governante», quel che balza in primo pianò è la calunnia: accade che la protagonista, l'inquietante Caterina Leher, sotto i cui gesti e parole sempre si avverte un inconfessabile segreto, ad un certo punto accusi la servetta Jana, siciliana schietta e verace, di un certo vizietto illecito. In sostanza, scrisse Raul Radice alla prima dello spettacolo nel '65 sul «Corriere della Sera», «la devozione che anima la servetta nei confronti della governante nasconderebbe di fatto un vero trasporto amoroso. Ed ecco, in seguito a quella denunzia sporta con tutte le cautele, formulata con sentimento quasi affettuoso, Leopoldo inveire in nome dei principi morali e religiosi e immediatamente pretendere che Jana ritorni alla propria casa». Sarà soltanto dopo la morte di Jana, coinvolta in un incidente ferroviario mentre torna alla sua terra, che Leopoldo arriverà a capire e, nell'interrogare Caterina sul perché dell'infamante accusa, otterrà la confessione straziata della governante: «Perché il ladro non vede che furti...». Di Paola Pitagora e Giorgio Albertazzi in La governante di Brancati in scena al Teatro Erba lì a poco si apprende che Caterina si è tolta la vita. Da segnalare, nella nuova edizione prodotta dalla compagnia di Mario Chiocchio, anche Paolo Giuranna e Turi Scalia che già esordirono nel primo allestimento con la Proclemer. Monica Sicca La governante. Teatro Erba dal 3 all'8 dicembre ore 21, domenica ore 16. Tel.66.15.447
Luoghi citati: Roma
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