Una foto riapre il giallo dei Carretta

Un giornalista avrebbe rintracciato a Caracas uno dei 2 figli della famiglia sparita 7 anni fa Un giornalista avrebbe rintracciato a Caracas uno dei 2 figli della famiglia sparita 7 anni fa Una foto riapre il giallo dei Carretta «Vivono da ricchi in Sud America: ecco la prova» PARMA. Una foto e sei articoli di giornale riaprono il caso Carretta. Il «giallo» della famiglia parmigiana, svanita nel nulla nell'agosto di sette anni fa, vive un nuovo sussulto grazie al servizio pubblicato ieri da «Il Resto del Carlino» di Bologna. Il fotografo del quotidiano ha (avrebbe?) intercettato uno dei «fuggiaschi» immortalandolo mentre assiste alle corse dei cavalli all'ippodromo «La Rinconada» di Caracas, Venezuela: si tratta di Ferdinando, il figlio di Giuseppe Carretta e Marta Chezzi. I due coniugi, 60 anni lui, 57 lei, scomparvero dalla loro casa parmigiana il 4 agosto del 1989, insieme al secondo figlio, Nicola, di 30 anni. Giuseppe lavorava come contabile - pignolo, zelante e ossequioso, lo ricordano i colleghi - alla ditta Cerve, impresa del Gruppo Bormioli, specializzata nella decorazione del vetro. Era conosciuto come un lavoratore instancabile, innamorato dei viaggi in camper. E proprio con il suo camper quel giorno di mezza estate doveva partire, con moglie e figlio, per una vacanza in Nord Africa. Nessuno lo ha più visto. Di Ferdinando si sono perse le tracce l'8 agosto, quando scambiò due assegni con la firma, falsa, del padre in una banca parmigiana. Nei primi giorni di settembre, i compagni di lavoro di Giuseppe, il «contabile più metodico d2l pianeta», preoccupati del mancato ritorno del collega, allertarono la famiglia. Adriana Chezzi, sorella di Marta, denunciò la scomparsa dei parenti ai carabinieri. A metà settembre cominciarono a nascere le prime leggende sui Carretta. Secondo alcuni, i camperisti sarebbero rimasti vittime di una strage. I colpevoli? Ferdinando, il figlio, ragazzo difficile con storie di droga alle spalle e che poco tempo prima aveva comprato una pistola calibro 7,65. Sembrò credere a questa tesi anche l'allora sconosciuto Antonio Di Pietro, sostituto procuratore di Milano che, ritrovato il camper dei Carretta nella metropoli lombarda, aprì un'indagine per omicidio contro ignoti. Ma c'era un'altra leggenda: «il contabile è fuggito con la cassa della ditta per cui lavorava e si è rifatto una vita nei mari del Sud». Impossibile, fu la risposta dei detrattori di questa teoria con lieto fine: la Cerve non ha mai denunciato il contabile; non può avere rubato nulla. Quindi, i Carretta sono morti. Ora il «Carlino» dà nuovo vigore alla leggenda dei Carretta vivi e felici. Secondo il quotidiano bolognese, lo zelante impiegato vive sotto falso nome, ricco a miliardi di lire - si parla di un patrimonio di 100 milioni di dollari - nell'isola di Aruba, Antille Olandesi. Accanto a lui non c'è più Marta Chezzi ma una nuova compagna, magari perché no? - bellissima. E la vecchia moglie? Probabile che sia morta. Nicola si è sposato con l'italo-venezuelana Anna Iovito e abita in una tenuta che assomiglia alla South Forck di Dallas, l'Haras Grand Derby, a due passi da Valencia, in Venezuela. Loro ospite fisso è Ferdinando Carretta, ricco a palate e appassionato di cavalli. Il golden boy parmigiano è uno dei più affezionati frequentatori dell'ippodromo «La Rinconada» di Caracas. E' qui che lo ha sorpreso il fotoreporter del «Carlino». Ma subito comincia un «giallo» nel «giallo». Tranquillo Guidoni, il vicino di casa che ha vi- sto crescere i fratelli Carretta, afferma senza timore di smentita: «Quello lì non è Ferdinando. Di uguale ha solo l'attaccatura dei capelli. E poi, guardi, a Ferdinando di equitazione non gliene importava niente. L'appassionato di cavalli era Nicola». E Cristiano Baioli, compagno di giochi dei piccoli Carretta, rincara la dose: «Secondo me, quello fotografato non è lui». La sorella del contabile, Paola Car- retta, e suo marito, Francesco Bocchia, non si sbilanciano: «Potrebbe essere Ferdinando come potrebbe essere un altro. Se mio fratello è diventato miliardario come dice "il Carlino", meglio per lui. Io so solo che sono qua che ne pago le conseguenze». «Sono notizie riscontrabili. Verificheremo. Si verifica sempre quello di cui si viene a conoscenza». Con queste battute il sostituto procuratore Francesco Saverio Brancaccio, titolare dell'inchiesta sulla scomparsa dei Carretta e sui presunti fondi occulti dell'azienda vetraria Cerve, ha congedato chi gli chiedeva notizie. Il magistrato ieri ha convocato i due giornalisti che si sono occupati del caso, Pier Luigi Alberici e Luca Borghi. I due cronisti si sono presentati senza legali e sono rimasti a colloquio per pochi minuti con il magistrato, che avrebbe chiesto informazioni sui contenuti dei servizi e sulla foto, pubblicata dal quotidiano, che ritrae Ferdinando Carretta all'ippodromo di Caracas. «Le notizie pubblicate sono interessanti e vanno lette con attenzione. E' un segnale importante», ha dichiarato un investigatore dei carabinieri, che ha invitato per ora alla cautela sugli sviluppi della vicenda, sottolineando che a tutt'oggi nell'indagine non ci sono elementi certi che provino l'esistenza in vita della famiglia Carretta. Luigi Alfieri IL CAPOFAMIGLIA «Il ragionier Giuseppe ha cambiato nome e età Vìve nell'isola di Aruba e gestisce un impero da 100 milioni di dollari che comprende hotel ristoranti e negozi» I FIGLI «I due fratelli vivono vicino a Valencia in Venezuela in un mega ranch Nicola, il maggiore si è sposato da poco con una ricca emigrata» LA MOGLIE «La signora Marta sarebbe morta Accanto allo zelante contabile del Gruppo Bormioli diventato un magnate adesso c'è una nuova donna» Magistrato e investigatori ottimisti: un segnale importante per l'inchiesta Ma i vicini di casa sono perplessi: «Quello ritratto non è Fernando» —PUERTO RICO | JAMAICA HAITI S. LUQAÌ PUERTO RIGO ^BARBUDA e MAR DEI CARAIBI GUADALUPE ' DOMINIO^ MARTINICA t| ST.VINCENT 2 GRENADA^ TRINIDAD ETOBAGO SAN JOAQUIN DE VALENCIA VENEZUELA Accanto: Giuseppe Carretta e la moglie Marta Chezzi. A sinistra: il camper della famiglia parmense ritrovato parcheggiato a Milano alcuni mesi dopo la fuga