«Perché voglio stragi di americani»

Dal suo rifugio sui monti dell'Afghanistan Bin-Laden minaccia: libererò l'Arabia dagli yankee Dal suo rifugio sui monti dell'Afghanistan Bin-Laden minaccia: libererò l'Arabia dagli yankee «Perché voglio stragi di americani» Parla il banchiere della Jihad INTERVISTA IL MILIARDARIO E TERRORISTA SAUDITA LONDRA. «Contro gli americani in Arabia Saudita ci saranno massicce azioni. Se avessimo voluto piccoli interventi, ci saremmo adoperati immediatamente. Ma la natura della battaglia richiede operazioni di un tipo specifico, che abbiano effetto sul nemico, e questo richiede preparativi perfetti. Le bombe di Riad e di al-Khobar (novembre 1995 e giugno 1996, ndr) dovevano essere un segnale sufficiente per i più intelligenti fra gli americani, in grado di scoraggiarli da una vera battaglia con le forze dell'Islam: si direbbe che non abbiano capito quel segnale». Osama Bin-Laden parla attraverso le pagine del giornale palestinese «al-Quds ai-Arabi», un foglio con simpatie per Hamas pubblicato a Londra, dal suo rifugio segreto nelle montagne dell'Afghanistan, dove i Taleban gli hanno dato ospitalità. Parla con il direttore del giornale, in una grotta dotata di computer e di modernissimi impianti di telecomunicazioni, con cui controlla il suo impero finanziario e i suoi «volontari arabi». Bin-Laden è l'uomo sunnita - sospettato delle bombe di Riad e di al-Khobar, che hanno provocato complessivamente la morte di 24 militari americani; ma anche di avere combattuto contro gli americani in Somalia a capo degli «arabi afghani». Il Dipartimento di Stato americano lo considera uno dei maggiori sostenitori e finanziatori del terrorismo islamico internazionale. Ecco alcuni passi dell'intervista. Ma per al-Khobar la stampa americana parla non di sunniti ma di sciiti, un gruppo di Hezbollah sauditi. «Tutti i regimi, anche nel mondo arabo, tendono a gettare la colpa di queste azioni su altri partiti, per sviare l'attenzione dall'opposizione legittima». Molti la considerano il leader del terrorismo islamico. «Il terrorismo contro criminali, ladri e banditi è una pratica legittima, adottata da ogni Paese in ogni epoca. Il terrorismo biasimevole è quello svolto da ladri contro una nazione. Quello che è accaduto a Riad e al-Khobar è un genere lodevole di terrorismo, perché scatenato contro una grande potenza venuta a saccheggiare le risorse della nostra nazione e a violare il più sacro dei luoghi sacri». In un recente messaggio ha dichiarato una jihad contro le forze Usa. Ci si aspettavano altre operazioni come quella di al-Khobar, ma nulla è accaduto. Perché? «I preparativi per la azioni massicce richiedono un certo tempo. Anche l'America impiegò alcuni mesi quando nel suo tirannico assalto al- la nazione islamica volle colpire l'Iraq». Qual è il messaggio-di questi «segnali» per gli americani? «Che devono ritirare tutte le truppe dalla regione. Riteniamo che il governo americano abbia commesso il più grave errore entrando nella Penisola (il termine usato nell'intervista per indicare l'Arabia Saudita; ndr) in cui da 14 secoli nessun'altra nazione non islamica aveva osato entrare. Persino i britannici e altri non avevano mai occupato la terra delle due città sante (Mecca e Medina; ndr). Né gli interessi dell'America erano in pericolo: le vendevamo il petrolio - non possiamo certamente bercelo - ed era in grado di imporre una politica volta a deprimere i prezzi a un livello per lei ideale. L'arrivo americano sulla Penisola è stato un'aberrazione, un gesto avventato, perché ha messo gli americani a confronto con una nazione di un miliardo di musulmani. I giorni a venire dimostreranno lo voglia Iddio - che si è trattato del più grave errore strategico commesso dagli Stati Uniti: l'unico modo di correggerlo è una ritirata, ma anche l'alt agli aiuti per gli ebrei nella nostra prima "kibla", la Palestina». Ha combattuto contro gli americani in Somalia? «L'unica fazione non somala è stata quella dei fratelli mujaheddin dall'Afghanistan. Il governo americano sapeva perfettamente bene che lo combattevamo e annunciò che c'erano in campo forze estremiste non somale. Noi, per intenderci. Ci furono vittoriose battaglie in cui infliggemmo gravi perdite agli americani, e li tormentavamo a Mogadiscio. Il generale Aidid negò una propria responsabilità; e diceva il vero. Quindi la guerra che combattiamo con l'America non è la prima. Preghiamo Dio che, come prima, ci dia la vittoria». Ma le forze americane in Arabia Saudita sono più protette. «Nulla resisterà alla determinazione dei mujaheddin. Ci aveva stupito il morale basso delle truppe americane in Somalia: non c'era confronto con i russi che avevamo combattuto in Afghanistan, più coraggiosi e più pazienti degli americani. Avendo combattuto con successo i russi in Afghanistan per dieci anni, riteniamo che al confronto la nostra battaglia con gli americani sarà facile». Si è detto che dopo la presa del potere a Kabul da parte dei Taleban la presenza degli «arabi afghani» non fosse più gradita. «I nostri rapporti con i Taleban sono eccellenti. Siamo del tutto soddisfatti della nostra collaborazione con loro». Ha mai pensato di cercare asilo in Europa? «Preferirei morire che stabilirmi in un Paese europeo. Sono certi governi arabi a diffondere queste voci, per screditarmi». Perché le sue minacce sono concentrate contro gli americani ed escludono, per esempio, Gran Bretagna e Francia? «Il messaggio per gli europei è chiaro: se ne vadano rapidamente. Ma il fatto è che le forze principali, in termini numerici, sono americane. La scelta logica per le persone razionali in Europa sarebbe di ripiegare prima che scoppi la battaglia, anche perché non hanno un interesse diretto in quanto gli americani hanno già preso tutto». Ma l'Europa pensa piuttosto a una forza di rapido intervento. «Credo che si ritirerà. E prima lo farà, tanto più si salverà. Il suo intervento è arbitrario e ingiustificato, sta sprecando le sue energie per fare gli interessi dell'America, che si aggrappa al rubinetto del petrolio». C'è stato qualche tentativo di riconciliazione da parte del governo saudita? «Otto mesi fa mi ha proposto di restituirmi il passaporto e i miei beni, lasciandomi tornare con dignità. Ma in cambio avrei dovuto dichiarare alla stampa che il re è un buon musulmano. La mia risposta è stata che il regime ha varato molte leggi senza il minimo rispetto di Dio, affiancandosi anzi a Dio come legislatore. E questa, per molti religiosi eruditi, e "shirk": idolatria». Abdelbari Atwan «Neppure gli inglesi avevano osato occupare il Paese delle città sante» L'attentato alta base Usa di Dahran e vittime americane in Somalia

Persone citate: Aidid, Mecca, Medina, Osama Bin-laden