Camionisti: sì alle pensioni poi rottura

Si ritira il mediatore del governo. Gli autisti in sciopero da 10 giorni per aumenti e orario meno gravoso Si ritira il mediatore del governo. Gli autisti in sciopero da 10 giorni per aumenti e orario meno gravoso Camionisti: sì alle pensioni, poi rottura Francia, prosegue l'assedio degli autotrasportatori PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nel giorno più lungo, la Francia aveva ripreso a sperare e ad intravede la fine dell'assedio che i camionisti le infliggono dal 18 novembre. Almeno su uno dei punti in questione, le pensioni, è stato infatti trovato l'accordo. Ma sugli aumenti salariali nella notte la trattativa si è rotta. I «routiers» esigevano la pensione a 55 anni. Accontentati. La radio l'annuncia alle 8,30. E i francesi si dicono: «E' fatta». Mal gliene incolse. Malgrado le buone notizie - anzi, proprio a causa loro - la vertenza s'inasprisce: nel pomeriggio l'agenzia «France Presse» recensiva 248 blocchi stradali, ovvero il record su dieci giornate di Camion Selvaggio. Non c'è troppo da stupirsi. Gli autotrasportatori praticano il forcing nella speranza di spuntare in extremis altre due vittorie: aumenti salariali e orario meno gravoso. I patron offrono l'l% in più, e qualche vaga concessione sui tempi. «Controproposte offensive», le definisce Force Ouvrière (con la Cgt la confederazione più barricadera). E il ritorno alla calma si trasforma in pia illusione. La notizia della rottura arriva dopo la mezzanotte. Roger Cros (il rappresentante governativo) decide di ritirarsi. Ma Roger Politti, del sindacato Force Ouvrière, annuncia che domani i camionisti torneranno ad incontrarsi coi datori di lavoro per fir¬ mare almeno l'accordo limitato alle pensioni. Si tratta di una pausa di riflessione - e, perché no, di riposo - dopo una trattativa che era andata avanti ad oltranza: per oltre 70 ore dal 18 novembre sfiorando lo stakanovismo. Li aveva accolti una dépendance del ministero Trasporti nel VII Arrondissement parigino. Secondo piano. Dove gli zoom dei paparazzi dietro le transenne cercavano una breccia per immortalare improbabili strette di mano risolutive alla finestra. Ma l'eroe ieri non è stato il teleobiettivo, bensì il telefonino. E dire che Juppé aveva impartito ordini draconiani: per proteggere la delicatissima fase negoziale, evitiamo le indiscrezioni. Solo ai portavoce ufficiali era dunque concesso lasciare periodicamente le sale per rachitici briefing. E un bel cordone indicava ai reporter l'off limits. Ma i portatili si beffano volentieri del protocollo. Una scappata in bagno, e via a digitare. Donde le molteplici fughe di notizie. I sindacalisti chiamano giornali e tv, ma ancor più i loro colleghi che il tempaccio novembrino - pioggia a raffiche quasi ovunque sul territorio nazionale vede bloccare autostrade e dipartimentali. Saranno loro, in definitiva, a decidere se e quando allentare la morsa. Del resto anche qualora fosse emersa un'intesa globale, il «via libera» sarebbe dovuto giungere dai protagonisti del «novembre caldo». Quando questo avverrà - come accadde l'anno scorso per metrò e ferrovie -, la normalizzazione potrebbe richiedere una settimana. Ma la Francia non può attendere. E i suoi partner europei ancor meno. Dopo aver richiesto, martedì, indennizzi, John Major rincara la dose: «In Gran Bretagna scio- peri analoghi sono, per nostra fortuna, ormai inconcepibili». Sui tabloid britannici fiorisce l'umile epopea dei conducenti inglesi che la perfida Marianne tiene in ostaggio. «Non mi lasciano neppure scendere dall'abitacolo» spiega Bruce. Seguono dettagli fisiologici. Viva preoccupazione anche in Germania. Ma lì, il pathos è industriale. La Volkswagen si trova alle prese con seri problemi di ricambi. E l'avere fabbriche in Spagna - con la Francia a giocare il ruolo di cerniera, inceppata, fra Bonn e Madrid non migliora le cose. Problematico approvvigionarsi anche per Ford e Audi. Dai 5 posti di confine francotedeschi tuttora impraticabili, ove la coda sconfina nel caos e l'esasperazione induce qualcuno ad aprirsi un passaggio con la forza, si annunciano inoltre contusi e feriti. Rabbia, freddo, fame. Pare che un migliaio di tedeschi, prigionieri in una sacca alla frontiera renana, si aggirino famelici da 48 ore senza trovare ristoro. Meno drammatico il quadro per il Frejus, dove i numerosi rallentamenti sconfinerebbero talora nella paralisi, ma solo momentanea. Agitazione simile eppur tutt'altra atmosfera sulla Costa Azzurra. Con le Alpi Marittime e le Bocche del Rodano, la zona è ormai a secco. Gasolio zero, benzina senza piombo introvabile. La corsa all'oro nero rovescia su Ventimiglia e il Ponente ligure migliaia di veicoli. Le Ardenne belghe conoscono una non meno spettacolare invasione. Crisi acutissima a livello agricolo. Le federazioni contadine esigono per le loro verdure un lasciapassare o - in alternativa - lo smantellamento degli ostacoli che paralizzano il traffico. Enrico Benedetto La trattativa era andata avanti per oltre 70 ore Le parti si ritrovano comunque domani per tentare la ripresa del dialogo ^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ ■...<$39S<&SV8gtt V, I Centinaia di camion sono fermi nel porto di Dover perché in Francia non potrebbero circolare

Persone citate: Audi, Enrico Benedetto, John Major, Rabbia, Roger Cros, Roger Politti