«Il governo vuole lo sciopero» di Paolo Patrono

«Il governo vuole lo sciopero» «Il governo vuole lo sciopero» se emioni ROMA. Prodi accelera sulle pensioni, ma aggrava lo scontro con il sindacato che rifiuta l'anticipo della verifica al '97. Tanto che Cofferati e Larizza minacciano lo sciopero generale. Il braccio di ferro si è ingaggiato ieri quando il presidente del Consiglio ha chiesto al nucleo di valutazione della spesa previdenziale del ministero del Lavoro, presente Treu, di studiare «l'impatto di eventuali modifiche delle attuali normative». Insomma, Prodi vuole capire in fretta quali sono i risparmi che il governo potrebbe incassare modificando le pensioni di anzianità. Che, secondo il presidente del'Inps Gianni Billia, sono «ammortizzatori per l'occupazione». Secondo Billia tra «prepensionamenti, pensioni di anzianità, cig e altre voci sostitutive lo Stato ha speso, nel '96, circa 22.600 miliardi per intrventi che hanno interessato un milione e 200 mila lavoratori». Poi, a tarda, dopo una giornata di polemiche, la presidenza del Consiglio precisa che il nucleo di valutazione della spesa previdenziale «ha riferito della propria attività di monitoraggio nel pieno rispetto di quanto previsto dalla legge di riforma previdenziale e che le valutazioni che è stato chiamato ad esprimere non presuppongono in alcun modo ipotesi operative di revisione della riforma stessa». Più in dettaglio, davanti all'assemblea dei deputati del ppi-democratici della Camera, il premier ha spiegato che «bisogna giocare d'anticipo rispetto agli obiettivi di Maastricht». Il che significa affrontare già nel '97 il tema delle riforme strutturali «per ridiscutere le pensioni in un quadro che comprenda anche gli assegni familiari, i sussidi per i redditi rninimi». Se questo è il problema, aggiunge Prodi, <da discussione va anticipata perché si tratta di un confronto impegnativo con le parti sociali che richiederà alcuni mesi. Perciò bisogna partire all'inizio del '97». Il leader della Cgil, Sergio Cofferati, ha subito lanciato un avvertimento bellicoso: «Questa decisione è un fatto grave e inusitato. Agendo così, questo governo chiede con insistenza al sindacato di proclamare uno sciopero generale contro di lui sui temi previdenziali: lo accontenteremo». Sulla stessa linea anche Larizza della Uil che incalza: «Se il governo pensasse di modificare la legge sulle pensioni costringerebbe il sindacato a dar corso veloce allo sciopero generale». E anche dalla Cisl di D'Antoni arrivano segnali di guer- ra. Ma Prodi non è solo, nel governo, su questa posizione. E' notorio, infatti, che anche il super-ministro dell'Economia, Ciampi, è un sostenitore dell'anticipo della verifica sulla riforma previdenziale per convincere i partners europei della serietà del processo di risanamento per arrivare con le carte in regola alla scadenza di Maastricht. Però, avverte Ciampi, cercando di non bruciarsi i ponti con i sindacati. E lo stesso Dini, presidente del Consiglio che ha varato la controversa riforma, ieri ha riconosciuto che se ora si vogliono centrare risultati più ambiziosi di quelli realizzati nel '95 «con il consenso delle forze sociali prima e poi del Parlamento» si devono individuare «gli aspetti più deboli e divergenti», rispetto agli altri. Paesi, del nostro sistema pensionistico. Ma Dini insiste: «L'attuale riforma «sta producendo i risultati attesi». Attizzano il dibattito anche le altre forze sociali favorevoli a una revisione delle pensioni. Per il vice-presidente di Confindustria, Carlo Callieri, «non basta più discutere per assicurare l'ingresso in Europa. Ma bisogna decidere appena è possibile» sugli squilibri e contraddizioni del sistema pensionistico ammessi anche dal n.2 del governo, Veltroni. Ancora di più preme il presidente della Confcommercio, Sergio Bilie, per il quale «il problema della revisione delle pensioni deve essere già inserito nella Finanziaria». All'opposto, il sindacato dei pensionati ribadisce il suo «no» alla verifica anticipata. Mentre le Acli propongono di tassare dell'1,5% le «baby pensioni» per «riqualificare e sviluppare il sistema della formazione professionale». Paolo Patrono

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