Firenze orfana di Gratton

Massacrato forse da rapinatori nel circolo del tennis che il calciatore gestiva Massacrato forse da rapinatori nel circolo del tennis che il calciatore gestiva Firenze orfana di Gratton // campione viola si è arreso FIRENZE. «Forza Gratton». I tifosi del Viola Club Bagno a Ripoli avevano esposto questo striscione sotto la torre Maratona domenica mentre Batistuta e compagni cercavano di battere il Piacenza. «Forza Gratton»: quasi un grido disperato, un modo per attaccarsi alla speranza anche se questa, da giorni, aveva ormai perso i contatti con la vita dell'ex campione, pestato a sangue e aggredito selvaggiamente nel circolo di tennis da lui gestito lungo l'Arno. «Forza Gratton», un incitamento lanciato da tutta la città, quella Firenze che negli Anni Cinquanta l'aveva applaudito insieme agli altri favolosi ragazzi del primo scudetto viola, quella Firenze che lui amava al punto da non lasciarla più, anche se talvolta l'accusava di indifferenza. «Forza Gratton»... Ma Gratton non ce l'ha fatta. Dopo aver lottato a lungo prima con i suoi aggressori, poi con la morte, ieri si è arreso. Il suo cuore, che si era rivelato più forte dei colpi che gli avevano fracassato il cervello, delle emorragie, della lunga operazione alla testa cui era stato sottoposto giorni fa dal prof. Mennonna, ha smesso di battere ieri mattina alle 9,45. Se fosse sopravvissuto, non sarebbe stato più l'uomo energico e di spirito che tutti conoscevano: i danni cerebrali erano irreparabili. Già, ma vallo a dire a sua figlia Paola, 24 anni, che oggi si dispera e nessuno riesce a consolarla. Vallo a dire alla sorella Annamaria che, colta da malore, ha dovuto restare a casa. O al fratello Riccardo che ha sempre mostrato una grande dignità nel dolore. Vallo a dire ai nipoti sempre presenti o all'amico del cuore Roberto, o a Valcareggi e Narciso Parigi con i quali giocava a tennis in questo circolino divenuto anche la sua casa, o a Sarti, Prini, Magnini, Montuori, Virgili, gli ex compagni coi quali divideva tutto, non solo i ricordi. Sono tutti qui, con gli occhi lucidi e lo sguardo basso, a ricordare, a imprecare mentre la salma, con una sciarpa viola al collo (quella del Club Bagno a Ripoli di cui Gratton era presidente) viene trasportata nella cappella di Santa Maria Nuova in attesa di essere trasportata a Careggi, nel pomeriggio, per l'autopsia predisposta per stamani dal magistrato Alessandro Crini, titolare dell'inchiesta: l'ipotesi più caldeggiata resta sempre quella dell'aggressione a scopo di rapina, opera di balordi ancora senza nome (si sta indagando soprattutto negli ambienti di extracomunitari che bazzicano quella zona appartata, sulla riva sinistra dell'Arno). Fin dal giorno della tremenda aggressione, tutti sapevano che Guido, 64 anni, nato a Monfalcone, ma ormai da anni cittadino adottivo di Firenze, non ce l'avrebbe fatta. Eppure oggi faticano a credere che li abbia lasciati. Perché Guido - ricorda Virgili, l'attaccante che faceva gol con i suoi assist - non si arrendeva mai, in campo e nella vita». Alle 12 arrivano in ospedale, in rappresentanza della Fiorentina, il vicepresidente Ugo Poggi e Raffaele Righetti. Commossi, turbati. S'incontrano con Paola Gratton, le annunciano che il desiderio di suo padre sarà esaudito: i funerali, completamente a carico della società viola che, voluto da Cecchi Gori, si svolgeranno in Santa Croce, la chiesa che l'ex campione considerava, a ragione, la più bella della città, il Pantheon di Firenze dove sono sepolti i grandi, da Michelangelo a Vittorio Alfieri. Si terranno domani alle 14,30, parteciperanno tutta la Fiorentina al completo, quella del passato e quella di oggi che domenica, è già stata fatta richiesta alla Lega, giocherà a Roma con il lutto al braccio. E non è escluso che Cecchi Gori dia vita al progetto che stava caro a Gratton: quello di aprire una scuola calcio a Bagno a Ripoli, che porti il suo nome. Brunella Ciullini USA-RUSSIA LE SPERANZE TRADITE Cremlino di nuovo fa appello alla «conciliazione» nazionale. Questo dopo aver fatto il possibile per seminare discordia, odio e intolleranza. Mi chiedo: «conciliazione» con chi e su quale base? Quale conciliazione ci può essere quando milioni di persone scendono in piazza chiedendo i salari e le pensioni arretrati, quando la ricerca scientifica, la sanità, la cultura vivono un collasso pauroso? Quando l'economia va in pezzi per la rapina attuata dal governo? Quando la criminalità comanda impunemente in una situazione di vuoto di potere e corruzione totale? E' evidente che in condizioni di disastro incombente è difficile avere una politica estera efficace. Nello stesso tempo l'attuale situazione interna della Russia offre all'Occidente il pretesto per trattarla come un corpo estraneo al tavolo delle democrazie ufficiali, a dipingerne un'immagine rivoltante, giustificando in questa maniera la propria politica del doppio standard. Qualche esempio. Si esalta l'integrazione della Russia nell'Occidente. Christopher annuncia una «nuova Comunità Atlantica», che avvicini ancor più Europa e Usa. Ma quando la Russia si pronuncia per una maggiore integrazione tra gli Stati della Csi, ecco subito sospetti, ricatti, misure di ritorsione. In Ucraina vengono incoraggiati sentimenti antirussi, il Presidente dell'Uzbekistan viene spinto a una politica antirussa. I problemi del Mar Caspio e del suo petrolio vengono gestiti in modo da escludere la Russia. Come interpretare tutto ciò? Molti in Russia non hanno dubbi: si vuole ostacolare la rinascita del Paese. Forse senza nemmeno rendersi conto che, con ciò, si impedisce alla Russia di consolidare la propria democrazia. Si vedano i problemi della sicurezza. Da un lato si parla del¬ la necessità di tener conto degli interessi della Russia, e si afferma che la trasformazione della Nato non deve avvenire ai danni della Russia. Ma perchè allora si insiste tanto sull'espansione della Nato a Est? Perchè non si può agire come ai tempi della riunificazione della Germania, quando l'assetto della sicurezza europea venne progettato in stretto rapporto con il nostro Paese? Non si capisce una tale tenacia nel puntare su una struttura militare dato che si riconosce che non esiste alcuna minaccia di guerra agli Usa e all'Occidente! L'Occidente dichiara di avere a cuore la democrazia in Russia. Ma nei fatti la sua politica stimola proprio le forze antidemocratiche della nostra società. E' possibile che in America non si rendano conto che ogni gesto di superiorità, ogni mossa offensiva contro la Russia viene usata da coloro che sono ostili a normali rapporti con gli Usa? Non fanno che fornire conferme a quelli che (anche negli ambienti governativi e nel Parlamento) sono convinti che gli Usa e i loro alleati hanno già fatto la loro scelta: usare la debolezza della Russia per isolarla, per escluderla dal novero di quelli che contano. Dunque per motivi che stanno su entrambe le sponde dell'Oceano, assistiamo a un gioco politico primitivo e miope che può finire molto male per tutti. Si crea una sorta di circolo vizioso dentro il quale crescono la sfiducia e l'ostilità reciproche. Come spezzarlo? Prima bisogna rispondere a due domande chiave. Sono gli Stati Uniti, l'Alleanza Atlantica, l'Unione Europea e tutto il resto del mondo interessati a una Russia debole? Ma come si può immaginare un'Europa e un'Asia stabili con una Russia indebolita? Non ci possono essere dubbi che gli Usa, se proseguiranno nella loro attuale politica, non avranno un ordine mondiale Negli Anni Cinquanta consegnò alla città il primo scudetto Accanto, Guido Gratton in una foto recente. A destra, in azione nell'anno del primo scudetto della Fiorentina. Sotto la figlia