«Fermate il doppio sacco di Roma»

«Al Comune interessa mettere le mani su luoghi che stanno benissimo come stanno» «Fermale il doppio sacco di Roma» Zeri: si continua a fare interventi sbagliati DALLA PRIMA PAGINA Aquanto pare, al Comune non interessa né lo sfregio della splendida strada né il destino di un ammirevole esemplare dell'architettura del tardo Barocco. Al Comune interessa mettere le mani su luoghi che stanno benissimo come stanno, e che non necessitano di nessun intervento. Lo scorso mese di giugno l'assessore al Territorio, Domenico Cecchini, assieme al suo consulente Manieri Elia, ha presentato un progetto che prevede, con la spesa di almeno 21 miliardi, una nuova sistemazione della piazza Augusto Imperatore, attorno al Mausoleo; il sindaco Rutelli ha chiamato l'architetto americano Richard Meier, per modificare la piazza che, secondo lui, è «rifiutata» dai romani, cui egli vuole restituirla. La scelta di Richard Meier lascia sconcertati per vari motivi; ma Manieri Elia dice (riporto quanto pubblicò il «Corriere della Sera» del 20 giugno) che Meier «è un grande architetto democratico perché i suoi progetti puntano a collegare l'opera con la gente». Tralasciando ogni commento su questo nuovo metro di valutazione degli architetti in base alle loro tendenze politiche (o presunte tali), c'è da chiedersi cosa accadrebbe se a Richard Meier fosse ordinato di costruire un carcere. Ma per tornare alla piazza Augusto Imperatore, posso smentire che essa «vada restituita» ai romani; io la trovo affascinante, con la sua atmosfera alla De Chirico, e così la pensano molti miei amici. Certo, è deplorevole che il catino di scavo del Mausoleo sia spesso ricettacolo di rifiuti di ogni tipo; ma in una città che va avanti come Roma, non si può che chiudere un occhio. E' anche discutibile che si sia perpetrato un falso topografico, portando sul bordo della piazza l'Ara Paris, chiusa in una gabbia di vetro e cemento, esponendola dove non era mai stata, A mio avviso l'Ara Paris andrebbe collocata nel Museo Nazionale Romano o nei Musei Capitolini, ma per il momento va lasciata come e dove è. Tuttavia, il progetto caro al sindaco Rutelli va avanti; si prevede, attorno all'ara un sistema museale, piccolo ma complesso, con spazi che conterranno circa 600 pezzi di archeologia oltre che un auditorium con 200 posti. Ci si chiede, a questo punto, cosa spinga l'amministrazione comunale verso un'impresa che, nelle attuali condizioni della città, suona almeno assurda; per rispondere a tale quesito è necessario muoversi da lontano, precisamente dalla constatazione che l'attuale classe politica italiana è, in massima parte, il prodotto della piccola borghesia, caratterizzata dalla sua cultura periferica, dalle sue annose frustrazioni, dalle sue aspirazioni. A queste ultime appartiene l'ansia di non apparire chiusa, provinciale, campanilistica, rivolgendosi a modelli stranieri che, da circa 200 anni si identificano con la Francia e con l'Inghilterra. Arturo Graf pubblicò, nel 1911, un libro sull'anglomania italiana nel secolo XVIII; oggi quel libro andrebbe rivisto ed ampliato, sostituendo all'Inghilterra gli Stati Uniti, e inclu- dendovi la Francia. L'attrazione che gli States esercitano sulla classe medio-inferiore della Penisola è enorme, ma del tutto velleitaria e superficiale. Il cinema di Hollywood e la musica pop sono in vetta a tali interessi, mentre nulla dice l'essenza della società americana, il suo profondo spirito laico, il suo rispetto verso gli interessi della collettività, il suo amore per l'ordine legale. E così da noi, mentre agonizza la nostra musica popolare, innumerevoli sono i gruppi e gruppuscoli acculturati che si agitano per suonare e cantare all'americana, con risultati assai spesso penosi. Quanto alla Francia, sfugge del tutto la sua essenza solenne, il suo rispetto verso l'alta cultura, la sua ammirevole rete letteraria. Ciò che un tempo colpiva, almeno quando io ero ragazzo, i visitatori piccoloborghesi di Parigi erano le Folies Bergère: tornavano in Italia estasiati dalle sciantose e dalle scutrettolanti ballerine nude. Oggi si va nella Ville Lumière per consumare un pasto chez Lipp, o per passeggiare nel Faubourg Saint-Honoré o nel- l'Avenue Montaigne con gli occhi spalancati davanti alle vetrine di moda (che poi sono quasi uguali a quelle di Milano, Roma o Firenze). L'aspetto culturale del viaggio consiste nella visita al Grande Louvre; ma ciò che impressiona non sono le prodigiose raccolte d'arte, ma gh accessori; è quasi incredibile l'attrazione ipnotica che esercita la Piramide di vetro, con tutti i suoi accessori, l'Auditorium eccetera. Si direbbe che anche il sindaco Rutelli abbia subito tale fascino, cercando di fare anche lui qualcosa di simile. La Francia ha chiamato dall'Oriente l'architetto Pei, qui viene chiamato l'americano Meier; anche a Roma si vuole un auditorium, legato ad un sistema museale, il tutto in scala ridotta, esigua, da poveracci. Ora, che la piazza Augusto Imperatore sia bella o brutta poco importa; ma contro di essa agi sce anche quella sorta di anti fascismo professionale giusta il quale tutto ciò che venne fatto nel Ventennio è da condannare, deturpare, distruggere. Così, dopo lo stadio che ha annientato il rapporto ammire vole tra edifici e contesto verde nel Foro Italico, e dopo la turpe aggiunta che offende un capolavoro come è la stazione ferroviaria di Firenze, ora si passa a rivisitare la cornice del Mauso leo di Augusto, cornice così ti pica e oramai storicizzata. Di ben altri provvedimenti ha bisogno Roma: di pulire e al largare il sistema delle fognature, per impedire che ad ogni temporale mezza città sia alla gata, di modernizzare le vie di accesso dall'esterno, evitando che chi abita in provincia passi due ore di agonia ogni mattino, di sistemare (se si. vuole dare attenzione alla cultura) le preziosissime raccolte dell'Anti quarium, che da più di mezzo secolo sono chiuse in casse. Altro che «restituire ai romani la piazza Augusto Imperatore», altro che «fontana postmoder na a figure geometriche di tipo azteco», che si vorrebbe porre nel piazzale di Ponte Milvio. Federico Zeri «Al Comune interessa mettere le mani su luoghi che stanno benissimo come stanno» «Si spendono 21 miliardi per piazza Augusto Imperatore che non ha bisogno di cure E molte chiese crollano» Sotto un'immagine di Roma «assediata» dai lavori, a sinistra l'ingresso del Louvre a Parigi A sinistra il sindaco Rutelli. Nella foto grande una veduta aerea di piazza Augusto Imperatore