«Quelle foto? Un elogio dell'anoressia» di Gabriele Beccaria

«Quelle foto? Un elogio delPanoressia» «Troppo secchi i corpi ritratti da Avedon: promuovono l'idea che magro è bello» «Quelle foto? Un elogio delPanoressia» Medici e psicologi inglesi criticano il calendario Pirelli BELLEZZA E LINEA I M un collage di corpi paurosamente magri, un osanna all'anoressia». La Gran Bretagna non si è lasciata affascinare dal tocco di Richard Avedon che ha firmato l'edizione '97 del calendario Pirelli, cioè di quell'oggetto di culto che è considerato uno dei massimi omaggi al continente delle curve femminili. I corpi ritratti dal maestro americano sono troppo secchi, belli sì, ma belli cadaverici, a voler credere ai medici e agli psicologi intervistati dal «Sun», il quotidiano che per una volta ha risparmiato Buckingham Palace e ha puntato i cannoni dello scandalo istantaneo contro le sempre più bistrattate top model. «Quei ritratti promuovono l'idea che magro è bello, mentre magro è soprattutto pericoloso. Avedon attacca la femminilità: è chiaro che non ama molto le donne», critica per esempio Dennis Friedman della London's Charter Clinic. «Queste foto mettono a repentaglio la salute delle ragazze che vogliono emulare le modelle e che quindi rimangono vittime di anoressia e bulimia», rincara la dose un altro esperto, Fiona Mudd, dottore della London's Rhodes Farm Clinic. Insomma, è un coro di no a questo presunto gemellaggio «beauty e tanathos» esibito dal calendario che quest'anno pensava di mettere tutti d'accordo con il multietnico titolo di «Donne del Mondo». E invece, secondo il «Sun», costituisce un modello negativo: «Le modelle assomigliano a ragazzini e soprattutto la britannica Honor Fraser, la giapponese Jenny Shimizu e la cinese Sin Ling sono talmente scarne da sembrare al primo stadio di anoressia». Da questo naufragio della fem¬ minilità il giornale salva solo Monica Bellucci, «l'italiana che ricorda le bellezze sensuali delle edizioni precedenti». Dove sono finite le forme provocanti immortalate dagli altri calendari - si chiede -, quando i mesi erano celebrati dalle voluttuose Cindy Crawford, Eva Herzigova o Helena Christensen? «Se avessero guardato meglio, le avrebbero trovate anche quest'anno», replica la Pirelli. «La brasiliana Giselle o la svedese Anna K sono tutt'altro che magre. Probabilmente il "Sun" non ha capito il nostro spirito, quello scegliere un gruppo di ragazze in base alla capacità di rappresentare il proprio Paese. Quindi, i canoni estetici non possono che variare, dal fascino filiforme a quello più generoso. Certo le nostre top non tutte sono voluttuose, ma Avedon non ha cercato solo i corpi: la vera bellezza nasce da dentro». Tra i fautori del passaggio dal look all'anima c'è anche Gianni Versace, che, angosciato da chi si scaglia contro la fatuità della moda, ha dichiarato finita l'era dei miti in passerella: «Claudia Schiffer, Naomi Campbell e Carla Bruni? Non è più il loro momento: ora è il momento di bellezze più sofisticate e più interiorizzate, come quella di Kate Moss». Ma c'è chi preconizza addirittura un'estinzione globale, anima o non anima, grasso o non grasso. Entro il '98 il business delle top model crollerà da 900 a 700 miliardi e il potente mensile dei pubblicitari tedeschi - il «Werben und Verkaufen» - le accusa di «inefficacia pubblicitaria»: meglio le donne vere, quelle in carriera per esempio, che i fantasmi da sfilata. Avedon è stato informato? Gabriele Beccaria

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