LA PARABOLA DELLA VOLONTÀ di Gabriele Romagnoli

LA PARABOLA LA PARABOLA DELLA VOLONTÀ' OSSERVARE il gioco e i successi della squadra del Vicenza, oltre a costituire una piacevole esperienza calcistica, favorisce ai più paragoni di natura filosofica, politica e finanche evangelica. Filosofica, perché quella di Guidolin si propone come una delle rare utopie in via di realizzazione, una città del sole di liberi e uguali, con un modello di organizzazione avanzato che ha davvero sciolto i proletari dalle loro catene e redistribuito risorse, ottenendo da ciascuno secondo i propri mezzi. Politica, perché essa appare come l'unico luogo italiano dove è avvenuta la pacificazione tra governanti e governati e dove questi ultimi sono realmente felici di sacrificarsi pur di andare in Europa, il che dimostrano mandando, anziché presunti fax, concreti traversoni. Evangelica, giacché è sotto gli occhi di tutti che, nell'universo calcistico, gli ultimi sono diventati i primi. Sei anni appena sono passati da quando una torma di seimila tifosi seguì la squadra a Ferrara per un deprimente spareggio contro il Prato, volto a evitare la retrocessione in C2. Oggi le stesse maglie appartengono ai leader della serie A e le indossano uomini dai nomi e dai volti umili come Sotgia, voluto dall'allenatore perché «sarebbe stato contento anche di passare tutto il campionato in panchina, guardando la A senza pagare il biglietto». Così evangelico'/il Vicenza, da comprendere 'in * quésta1' annata speciale'ancher manifestazioni miracolistiche, come quella del presidente, Sacchetto Gianni, che ha salvato una hostess dal mortale risucchio del portellone di un aereo rimasto aperto («miracolo» spiegabile con l'indefessa abitudine del personaggio a tener d'occhio le hostess, durante il volo, piuttostoché i tramonti al finestrino). Eppure, fuor di metafora e dentro il campo, non sono la filosofia, l'ideologia o la religione, a deteminare gli eventi, ma la volontà umana applicata al tentativo di piegare il caso. L'immagine che la fotografa è il secondo gol segnato domenica dal giocatore Ambrosetti Gabriele, di cui ora si dice che è finito sul taccuino di Sacchi (tomo primo, A-L). Su traversone proveniente dalla destra il suddetto Ambrosetti è saltato per colpire di testa e gli è riuscito un impatto goffo, tale da piantare la palla per terra un paio di metri avanti a lui e da sbilanciarlo, facendolo cadere. Stop. Finito. «Sei morto», avrebbero gridato i bambini in cortile al giocatore a terra. Invece, da quella posizione, Ambrosetti scoperchia la cassa, tira fuori mezza gamba e scalcia ancora, con il piede destro che usa di rado per tirare, ma soprattutto con quella parte di cervello che non si arrende, continua a comprendere ogni eventualità del mondo nella sfera del possibile e dunque tentabile, fosse un colpo di coda in area di rigore o l'eversione di un ordine costituito su valori vetusti e fittizi, come quelli su cui si è retta la improduttiva sfida tra i «poteri forti» Inter e Milan. Quanto possa durare la parabola del Vicenza, non è chiaro. La storia parla di primavere di Praga e altre mirabili stagioni, ma non di anni interi nel segno dell'improbabile. In questo confidano tutti quanti dedicano a Guidolin e ai suoi manifestazioni di simpatia che mascherano condiscendenza e sfiducia: bella la favola del gondoliere che ha passato una notte con Julia Roberts, ma domani, ragazzo, torna a remare e le stelle lasciale a Juventus, Milan e Inter che sanno come cucirsele al petto. Mica vero: se salta il Vicenza, dietro c'è il Bologna di Vladimir IUc Ulivieri, hegeliano negli schemi, neo-comunista nell'organizzazione e incapace di porgere l'altra guancia. La rivoluzione scardina allegramente il sistema e punta alla Champions League. Gabriele Romagnoli

Persone citate: Ambrosetti, Ambrosetti Gabriele, Guidolin, Julia Roberts, Sacchetto Gianni, Sacchi, Sotgia, Vladimir Iuc Ulivieri

Luoghi citati: Europa, Praga