Profeti della Modernità di Marco Vallora

Tra Balla, Da Van Gogh a Fontana: Firenze celebra il centenario dello Stedelijk Museum di Amsterdam Profeti della Modernità Tra Balla, wwtì FIRENZE (Il RENI"ANNI di mostre I onorevoli, suggellati da un doveroso cataloghino _*J celebratorio. E il trionfale centenario dello Stedelijk Museum di Amsterdam, tempio della modernità per antonomasia. Una volta tanto un prezioso gemellaggio che produce una mostra, sommessa come sempre, ma di sottile interesse. Chi ama le cose d'arte, del resto, sa che sulla collina di Firenze, in viale Torricelli, lontano dai rischi di alluvioni ma soprattutto dai clamori fasulli della pubblicità, resiste quest'oasi appartata di studio e di cortese ospitalità, che è l'Istituto Olandese di Storia dell'Arte. E che ogni anno garantisce una serie di piccole ma preziose rassegne che non tradiscono mai la sosta e l'attesa. Questa volta non inganni il titolo alla moda, Da Van Gogh a Fontana: perché curata da Jurrie Poot, con amore e sprezzo dei nomi più di richiamo, quest'antologica che pesca nei ricchi depositi di opere su carta dello Stedelijk, spazia con disinvoltura fra i più diversi artisti a disposizione. E se non manca il pezzo prestigioso e magnifico, davvero «impressionante» (come scrive Meijer, direttore dell'Istituto) più che impressionista del Sobborgo parigino di Van Gogh, o il piccolo, sfuggente Manet, e il Toulouse-Lautrec d'obbligo assieme alla triade Picasso-Matisse-Léger, non mancano poi le coraggiose incursioni nel Nouveau Réalisme di Arman e in un bellissimo piovigginoso Senza titolo, naturalmente blu di Klein, che fa da copertina al documentato catalogo Centro Di, uno sbocciante Concetto spaziale rosa di Fontana e alcuni neri inchiostri di Saura e Tàpies. Oppure prelievi nel gruppo CoBrA di Appel Constant e Corneille, in quello Nul di Armando o nel Gruppo Zero di Uecker. Una buona occasione, per noi italiani, di conoscere artisti nordici poco frequentati, come il poeta brut e onirico-calligrafico Lucebert, come il tagliente e populista Wim Schuhmacher, autodidatta-imbianchino influenzato da Gestel e Le Fauconnier (presenti essi pure in mostra) che visse anche a San Giminiano e Positano e se ne tornò via dalla Spagna franchista portandosi appresso lo scheletro di un mulo, e infine il cu- rioso tardo-simbolista Willink. Com'è nella tradizione calvinista e razionale dello Stedelijk, a vincere sono soprattutto i padri storici della Modernità, i santoni dell'avanguardia, da Giacomo Balla (presente con una celebre Velocità d'automobile) a Kandiskij, da Van Doesburg a Schwitters, da El Lissitzkij a Punì, da Max Ernst a Klee (curiosamente sono assenti Picabia e Duchamp). E curiosamente di Mondrian si è privi¬ legiato un Crisantemo prima maniera, come di Malevich, oltre a progetti suprematisti, alcuni omoni primordiali, del periodo berlinese 1911, quelli notoriamente abbandonati per rientrarsene in Urss, a farsi castigare. Al loro posto, comunque, tutte le sentinelle dei movimenti più decisivi del secolo: per la Scuola dell'Aja Israéls e Breitner, per Die Bruche Heckel e Kirchner, per il futurismo Léger, Ittel per il Bauhaus, e poi i cani sciolti, Redon, Nolde, Rouault, Chagall. Mentre forse più curiosi risultano i segreti (per noi) protagonisti del simbolismo belgaolandese, come Tholen e Dijsselhof, o Floris Verster, dalle liquide macchie di colore spugnoso, o Sluijters il «vignettista» tentato dal cubismo, o an¬ cora il «fiammingo» Thorn Prikker, il proteiforme divisionista amico di Verlaine, Van de Velde e Verhaeren, promulgatore di un credo Art & Craft anche a Bruxelles. 0 infine Jan Toorop, il singolare eclettico che ha attraversato il Novecento provando tutti gli stili e che ha dato i natali a Charly Toroop, la scura e anarchica profetessa del turgido Realismo Magico olandese, insieme a Dick Ket, «martire del pelo di martora», l'espressionista che, colpito da una malattia congenita, non uscì più di casa, specializzandosi nei suoi terrei autoritratti al carboncino, dove descriveva con minuziosa inclemenza le sue deformi «dita a bacchetta di tamburo». Marco Vallora Accanto alle sentinelle più decisive del '900, rari artisti nordici e i segreti protagonisti del simbolismo belga Sopra Lucio Fontana, a lato «Velocità d'automobile» di Giacomo Balla (particolare) Sopra «Veduta di una città industriale», dipinta da Vincent Van Gogh nel 1887

Luoghi citati: Aja Israéls, Amsterdam, Bruxelles, El Lissitzkij, Firenze, Urss