Venezia non affiora dell'incubo

Annata record e le previsioni dei meteorolgi sono negative fino a mercoledì Annata record e le previsioni dei meteorolgi sono negative fino a mercoledì Venezia non affiora dell'incubo Ma per i turisti l'acqua alta è un 'attrazione NELLA CITTA' ALLAGATA VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Quando Mario Piva si sveglia, lui scosta la tendina e guarda in fondo a Rio Terà, oltre la piccola insegna dell'hotel Carpaccio, con la freccina e le tre stelle. L'acqua arriva da lì, sono piccole onde che si inseguono e scivolano verso l'incrocio, a venti metri dalla finestra. Il cielo è ancora nero, quando si sveglia. Tira lo scirocco. E la sirena s'è già messa a urlare. «Ha lo stesso suono di quando c'era la guerra», dice Piva. Gliel'hanno detto i vecchi, perché lui una guerra non l'ha mai vista. Suona una volta, poi un'altra, e poi ancora da un campanile più lontano. Bruno De Bin ha 67 anni e l'ha sentita, ma poi s'è girato dall'altra parte e ha ripreso sonno. L'ha svegliato solo l'acqua, che si è infilata sotto la porta d'ingresso sul campo di Sant'Angelo, e gli ha riempito la stanza e inzuppato il materasso. L'acqua granda è sempre cattiva. Te la puoi trovare addosso quando non sei più in grado di fare niente. E queste sono le ore e questi sono i giorni che segnano la diversità di settantamila persone da tutto il resto del mondo. Sono due settimane che si svegliano come Mario Piva, architetto, 38 anni, scostando la tendina e guardando la strada dalla sua finestra nel sestiere San Polo, o come Bruno De Bin al numero 3813 vicino alla Calle degli Avvocati. Questa mattina è domenica e almeno Mario Piva riposa: tutte le altre mattine deve prendersi le due bambine in braccio e portarle a scuola sull'acqua alta. Tra l'una e l'altra, è quasi un chilometro a piedi, con gli stivaloni alle cosce e le piccole che ridono. Vittorina Rinaldo, che forse avrà qualche anno più dei sessanta, dice che quando lei era piccola, l'acqua granda era una festa: «Capitava solo ogni tanto, e quella volta noi si tagliava da scuola. Si stava tutti in casa e si guardava il mare sotto le finestre. Gli stivaloni non li avevamo, e in fondo non ci servivano». Oggi Maurizio Calligaro, il responsabile della protezione civile, ne ha raccomandato un paio a tutti: «I veneziani dovranno abituarsi ad usarli». Ma oggi non si potrebbe stare a casa 12 giorni di fila e forse di più, guardando tutte le mattine il mare sotto le finestre. Altri ne devono ancora venire. E lunedi sarà peggio di domenica e martedì pure peggio di lunedì, come lasciano intendere gli esperti. Anche se Paolo Canestrelli, direttore del Centro Previsioni e Segnalazioni Maree del Comune, ripete che le previsioni sono troppo difficili perché lui in quindici anni non ha mai visto una cosa del genere, «una situazione meteomareologica così complessa, come quella di questi giorni, non soltanto per la lunghezza del periodo e il numero delle alte maree, ma soprattutto per il mancato rispetto delle regole principali». Mercoledì, azzardano al Centro Previsioni, dovrebbe essere l'ultimo giorno di passione. Ma da qui ad allora, basterà molto probabilmente per far chiudere il 1996 come un anno particolarmente infausto per l'acqua alta, tanto da superare, almeno nei livelli medi, anche il '79, quando le punte toccarono i 166 e i 140 centimetri, e dieci volte salirono sopra ilio. Adesso, ci sono già state sei maree sopra i 110 centimetri e otto sopra il metro: solo che questi eventi sono capitati quasi tutti di seguito e da qui alla fine dell'anno manca ancora più di un mese. Come dire che può andare pure peggio. L'importante, par di capire, è di non fidarsi troppo delle previsioni. Dall'altra domenica a oggi è successo, prima, che il Centro Previsioni avesse annunciato «nessun fenomeno eccezionale per le prossime 72 ore»; poi, che le sirene buttassero giù dal letto i veneziani alle 5,30, e per sette mattine di seguito. «E' stata solo un'esercitazione: abbiamo dimostrato che i nostri servizi funzionano», aveva detto domenica scorsa il sindaco Massimo Cacciari. E invece s'erano sbagliati tutti, Anche lui. Sarà stato lo scirocco. Per i turisti, magari è una gioia, come dice Mario Piva: «Loro si svegliano nel cuore della notte per aspettare l'acqua». Qualche volta fanno la posta con i bambini, per veder montare la marea. Li hanno trovati che aspettavano dalle 4 del mattino. L'acqua arriva, sale e sale, fino verso le 10, le 11, le 12 del mattino. Poi riscende. I palazzi specchiati nelle fondamenta, il campanile di San Marco che si contorce nell'acqua tra i barbagli del sole. Anche questa mattina i giapponesi si sono fermati in mezzo alla passerella con la macchina fotografica a puntare il barista con gli stivaloni alle cosce e l'aria livida che spala l'acqua dal locale. Poi, i vigili hanno multato pure due giovanotti che s'erano messi a giocare con la canoa, le pagaie e una pal¬ la. In piazza San Marco, ovviamente. «Abbiamo lavorato fino adesso», si son difesi loro. Sandro Rubini, da Pistoia, invece s'è fatto fotografare dalla fidanzata con la tazzina di caffè in mano e i piedi a mollo e i calzoni arrotolati sulle ginocchia. Non gli è passato per la testa di sembrare ridicolo. E mentre i turisti si divertono, i veneziani litigano, anche per via delle passerelle, che sono quasi quattromila metri di tavole che si allungano nei punti più bassi della città per aiutare i pedoni. Solo che appena l'acqua sale sopra i 120 centimetri, non servono più. Anche per questo Calligaro ha consigliato ai veneziani di abituarsi agli stivali. Il fatto è che da quest'anno l'evento è diventato abitudine. Sarà, come ci hanno spiegato, che Venezia s'è abbassata e il mare s'è alzato, e che l'uomo ha circondato questo gioiello con i suoi interventi criminali, dallo scavo del canale dei petroli per consentire alle cisterne di attraccare al porto, alla lenta erosione del litorale del Lido e infine alla distruzione delle valli attorno alla laguna. Magari sarà ancora dell'altro. In un Campetto vicino a Rialto, davanti alle tavole del passaggio è spuntata la solita bancarella contro il progetto Mose, «una delle tante iniziative mangiasoldi per salvare Venezia». Adesso, Venezia è qui, che galleggia, che si specchia, che risplende. Vittorina Rinaldo dice che non riesce neppure più a stupirsi. E ora che L'acqua è tornata bassa, Venezia sembra ancora più strana. In campo San Polo, o in piazza San Marco, ce n'è ancora un po', a pozzanghere larghe che riempiono gli avvallamenti. Anche là, dove indica Mario, al fondaco dei Tedeschi, là sotto la pescheria. «Eppure - dice - tutti diventano un po' più gentili quando c'è l'acqua alta, non c'è più quell'aria di isteria che trovi sempre a Venezia. C'è più solidarietà». Le previsioni dicono di non farsi illusioni: anche domani verrà la marea, anche dopodomani.