Un'autobomba per dire no al referendum
Un'autobombq per dire no al referendum L'ordigno era destinato agli agenti incaricati di garantire il voto di giovedì sulla nuova Costituzione Un'autobombq per dire no al referendum Algeria, strage degli ultra musulmani: morti cinque passanti ROMA. Ancora vittime innocenti nel «triangolo della morte», come viene ormai chiamata la zona a 50-70 chilometri a Sud di Algeri compresa tra Blida, Medea e Boufarik, dove gli integralisti musulmani che vogliono far fallire il referendum costituzionale del prossimo 28 novembre hanno concentrato nelle ultime settimane le stragi di civili, che dal primo novembre scorso hanno già fatto almeno 130 morti. A Blida un'autobomba è esplosa ieri mattina alle 9,20, in pieno centro: era destinata a un albergo, doveva sterminare i numerosi poliziotti che vi abitano, giunti in forze nella regione roccaforte degli estremisti in vista del referendum che coinvolgerà circa 16 milioni e mezzo di cittadini. Ha ucciso invece cinque passanti, tre uomini, una donna, una ragazza. Una quindicina i feriti per l'esplosione che ha danneggiato pa¬ recchie abitazioni, seminando di nuovo il terrore nella popolazione ancora sotto «choc» per le recenti stragi. Come quella che ha visto 32 persone sgozzate nel sonno il 6 novembre a Sidel-Kcbir, in periferia, sorte toccata qualche giorno dopo ad altri 16 a Oued el Alleug, poco lontano. Il 27 settembre un'autobomba era esplosa a Bufarik, presso Blida, in un affollato mercato in centro: 27 i morti e almeno 80 i feriti. Stragi che, secondo osservatori occidentali, non sono altro che «vendette» degli integralisti contro la popolazione che, dopo aver fornito loro, con le buone o le cattive, appoggio logistico, ora, esasperata, ha voltato le spalle. Sabato una bomba che doveva uccidere lavoratori statali è esplosa fortunatamente prima del passaggio del treno che li portava a Orano. I gruppi armati alternano le a utobombe ai massacri all'arma bianca, per smentire le autorità che affermano che il terrorismo è ormai finito, e per ammonire gli algerini sulla sorte che li aspetta se andranno a votare. «Il sangue scorrerà: chi invece di starsene a casa andrà alle urne sarà sgozzato con l'aiuto di dio», ha minacciato in un comunicato il Già, il più radicale dei gruppi integralisti armati, che con il sangue tenta di bloccare l'approvazione della nuova Costituzione che proibisce l'esistenza dei partiti confessionali. Come il disciolto Fis, che stava vincendo le legislative annullate al secondo turno nel gennaio del '92 dal regime militare, e che ormai sembra aver perso qualsiasi credito, a favore del moderato Hamas che ha due ministri nel governo e il sos.' egno di il' eno un quarto della fivzaei. orale del Paese: il suo ' •- ... Mahfud Nahnah, ha i—tatti ottenuto il 25 per cento dei voti alle pi sidenziali di un anno fa. Ambiguamente, Hamas non ha dato consegne di voto sulla Costituzione che scontenta anche i laici, contrari al riconoscimento dell'Islam come religione di Stato. Il fronte delle forze socialiste ha invitato al «no» contro «un progetto di dittatura costituzionale che sancisce l'alleanza integralisti-conservatori e aggraverà la violenza». Frattanto le votazioni per il referendum sono cominciate già da ieri nelle sedi delle rappresentanze diplomatiche algerine all'estero. I circa 700.000 algerini residenti all'estero (la maggior parte in Francia) avranno sei giorni, fino al 28, per votare. In Italia invece gli algerini sono quasi 2300, 3 votano all'ambasciata algerina a Roma e al consolato a Napoli. La consultazione comincerà poi domani in alcune province del Sud algerino dove sono previsti seggi itineranti. [Ansa]
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