E Parigi difende «quota 1000»

E Parigi difende «quota 1000» E Parigi difende «quota 1000» Arthuis «soddisfatto» dopo le polemiche con Roma TRA POLITICA E COMMERCIO PARIGI EMMENO uno dei vertici europei degli ultimi anni si è svolto senza che le autorità francesi criticassero l'Italia per quella che definiscono la «svalutazione competitiva» della lira. In particolare Jacques Chirac, fin dal primo appuntamento europeo del suo settennato, a Cannes nel giugno 1995, si lamentò con l'allora presidente del Consiglio Lamberto Dini, ricordandogli che la Francia non riusciva più ad esportare i suoi bovini nel nostro Paese a causa del basso valore della lira. Nell'ultimo vertice italofrancese di Napoli, Chirac è tornato alla carica sottolineando che «la svalutazione della lira è più dannosa delle esportazioni del Sud Est asiatico. E' incompatibile con un Mercato Comune Europeo». Ma ieri la posizione francese deve essere mutata, se è vero che i rappresentanti di Parigi hanno sostenuto l'ipotesi di una parità centrale a quota 1000 tra lira e marco, assumendo quindi una posizione più «morbida» dei tedeschi. Molto incoraggiante nei confronti del partner italiano, specie alla luce dei passati dissapori, è stato del resto il commento del ministro delle Finanze francese Jean Arthuis al termine della riunione. «Sono soddisfatto: è una domenica fortunata che permette il rientro della lira nello Sme - ha detto il ministro il circolo della stabilità è stato allargato. Per la prima volta 12 paesi membri sono nel sistema, il che è un buon impegno per la stabilità». La posizione francese nel corso del negoziato, ha spiegato Arthuis, era per un cambio lira-marco a quota 1.000. «Quella italiana era per avere qualcosa di più. La lira - ha concluso il ministro francese - non è rientrata nel sistema per fare la ballerina tra i margini di fluttuazione». I problemi di un franco «forte» stanno adesso creando polemiche anche nella maggioranza di governo. I fautori di un ribas- so della moneta francese sono ripartiti all'attacco, schierando come loro alfiere l'ex Presidente della Repubblica Valéry Giscard d'Estaing, che ha espressamente chiesto un ribasso del franco rispetto al marco di un 8-9 per cento. Da sempre in prima fila nella costruzione europea, Giscard è ora andato ad infoltire i ranghi dei fautori della cosiddetta «altra politica», che in Francia vede schierati alcuni «pesi massimi» della politica, dal presidente dell'Assemblea nazionale, Philippe Seguin, all'ex ministro degli Interni, Charles Pasqua. Con diverse sfumature, chiedono una revisione dei criteri di Maastricht, una politica più favorevole alle esportazioni rispetto alle esigenze monetarie, convinti che l'allineamento sul marco sia di grave impedimento alla crescita. L'Italia è uno dei partner commerciali più importanti della Francia, è il suo secondo cliente e fornitore dopo la Germania e assorbe il 10 per cento del totale delle sue esportazioni. D'altra parte, gli effetti della svalutazione della lira sull'import-export sono difficilmente valutabili e Parigi era in deficit commerciale con Roma già prima delle svalutazioni successive della nostra moneta a partire dal 1992. Nel 1993, il deficit commerciale della Francia nei confronti dell'Italia era di 4,8 imbardi di franchi (1500 miliardi di lire), aumentava a 7,4 miliardi di franchi nel 1994 ma poi, nel 1995, anno in cui la lira ha toccato il suo livello più basso, il rapporto commerciale tra i due Paesi si è riequilibrato. Dall'inizio di quest'anno, nonostante la rivalutazione della lira, il deficit francese con l'Italia è di nuovo piombato a -5,5 miliardi di franchi nei primi otto mesi. Tessile, calzature, mobili e agricoltura sono, incontestabilmente, i settori francesi che hanno sofferto principalmente il ribasso della moneta italiana, ma ciò che forse inquieta di più il governo di Parigi è la concorrenza praticamente imbattibile dell'Italia su mercati come quello asiatico o dell'Europa Orientale. Non soltanto per il cambio della lira - riconoscono anche molti osservatori francesi - ma anche per competitività intrinseca e la proverbiale duttilità dell'industria italiana. Tullio Giannotti

Persone citate: Arthuis, Charles Pasqua, Chirac, Giscard D'estaing, Jacques Chirac, Jean Arthuis, Lamberto Dini, Philippe Seguin, Tullio Giannotti