Violante: è un gelato la mia voglia di libertà

Violante: è un gelato la mia voglia di libertà «Adoro fere una passeggiata al Pantheon da solo e la neve di Cogne» Violante: è un gelato la mia voglia di libertà LUCIANO Violante è nella sua stanza di lavoro a Montecitorio, impeccabilmente vestito in un completo di velluto a coste nero, camicia a sottili righe azzurre e una cravatta scura. Quando entro vedo che sta scrivendo al suo piccolo computer portatile, sul tavolo è appoggiato un blocco di carta e una penna stilografica madreperlata blu. Onorevole Violante, in che cosa è cambiata la sua vita di tutti i giorni da quando è diventato Presidente della Camera? «Nelle ore di permanenza a Montecitorio (sorrìde). Dalle 7,30 di mattina alle 10 di sera». Questo significa che lei non abita a Montecitorio? «No, preferisco stare a casa mia». Cosa fa alle 10 di sera quando torna a casa? «Cerco di cenare, poi leggo libri di letteratura, generalmente, e ascolto musica». Vede amici la sera? «No, a Roma no. Ho soprattutto impegni di lavoro». Cose ufficiali? «Il meno possibile». Il suo protocollo è rìgido? «Il servizio del cerimoniale è senz'altro il più esposto. Alle critiche. Sono funzionari di grande professionalità». Ha sempre con sé una scorta? «Sì, quasi sempre. Vado a casa, quando posso, a piedi e da solo. L'altra sera ho trovato il barista della Camera che voleva darmi un passaggio. La scorta con me è molto paziente. Se mi muovo in automobile, ci sono tre persone». E' vero che ogni tanto va al Pantheon a mangiare un gelato? «Sì, quando è possibile un gelato o un caffè. Oppure mi inoltro fino al bar del Fico, dietro a piazza Navona, a mangiare un tri mezzine. Andare là per me è il massimo. E' un'espansione dell'ora d'aria». Va solo o con i deputati? <A volte con un collega o con uno dei miei collaboratori più stretti». C'è amicizia tra voi alla Camera? «Sì, ci sono rapporti più intensi di quanto non si pensi. Anche con l'opposizione. In commissione s'impara a stimare le persone capaci e spesso si creano amicizie anche tra deputati di opposti orientamenti». Cosa fa se non va a casa quando esce dal Parlamento? <A volte vado al ristuiante oppure a un concerto o vado in libreria a "Finascita" o a "Paesi Nuovi"». La disturba la gente nelle librerie? «No. A volte qualcuno mi. offre un caffè. I cittadini sono contenti di vedermi girare da solo. Rompe l'immagine dell'uomo politico con la macchina blindata, la scorta. I tassisti talvolta non mi hanno fatto pagare. Ne ricordo tre soprattutto. Uno era di Rifondazione comunista, gli altri due non mi hanno detto le loro opinioni politiche». Le piace mangiare bene? «Quaa piemoltA volo asc «Mangio quando ho fame». Quali sono i piatti che preferisce? «Quello che c'è, purché non sia scotto». Beve un po' di vino? «A mezzogiorno mai. Non bevo molto, ma lo apprezzo e lo conosco bene. Mi piacciono i vini pugliesi, i piemontesi e poi è sempre interessante scoprire vini nuovi». Lei è nato in Puglia, poi si è trasferito a Torino. Come si sente? «Torinese. Direi che la Puglia è il mio paese paterno, come dicono i tedeschi, Vaterland. E invece Torino è Heimat, la terra che mi sono scelto e dove sto bene». Lei va a Torino nei weekend? «Magari! Ci vado un paio di volte al mese». E cosa fa a Torino? «In parte dormo e recupero. Un'altra parte del mio tempo la dedico a guardare riviste e libri che mi sono arrivati nel frattempo. Vedo anche degli amici». E i figli? «Mio figlio è in America, mia figlia vive sola a Torino, ma ci vediamo spesso. A Torino mangio a casa e cerco di evitare le mondanità». Fa delle passeggiate? «Se ho tempo. Però se ho una giornata ubera preferisco andare a Cogne, in montagna. Laggiù canunino e se è inverno vado a sciare». Le piace divertirsi? «Certo, mi piace, quando posso». Va al cinema? «Mi piacerebbe andarci più spesso, ma non ho tempo. Così come mi piace molto guardare la televisione, ma la vedo poco». Il cinema italiano come le sembra? Buono? «Ci sono giovani autori bravi. Mi colpisce in modo particolare la Archi¬ bugi. La cosa che mi dispiace di più per quanto riguarda i film stranieri è che non si possono vedere quasi mai in lingua originale». La tv è molto contestata in Italia. Lei cosa ne pensa? «La Rai ha degli indici d'ascolto altissimi, i telegiornali vanno molto bene rispetto a quelli della concorrenza. Certo è un'azienda molto difficile da guidare». Perché è tutto così drammatico sui giornali per quanto riguarda la Rai, c'è sempre un clima come di bufera? «Io dico che la realtà italiana è rappresentata dai mezzi di informazione come eternamente drammatica. Vince sempre il barocco sul romanico. La categoria del conflitto è l'unica che sembra interessare. Una gran parte dei giornalisti sono vittime di una cultura giacobina, una visione della storia come complotto: quello che appare non sarebbe la realtà, ma ciò che i poteri vogliono far apparire. Allora chi è succube di questa cultura si pone l'obiettivo di scoprirla. Fin qui la cosa è valida anche se spesso sbagliata. Poi degenera nel pettegolezzo considerato come spiraglio della verità, mentre più spesso è una corbelleria. L'opinione senza il fatto: questo è il problema dell'informazione. Ma è sbagliato fare la guerra ai giornali. La politica deve produrre più fatti, meno opinioni. E così anche il modo di fare giornalismo si correggerebbe». I giornali sono fatti bene? Lei li legge con gusto? «Dipende. Se c'è per esempio un articolo di Barbara Spinelli, è la prima cosa che leggo. 0, per esempio, sul Corriere della Sera, i piccoli pezzi di Folli sono molto interessanti, così come gli articoli politici di Fuccillo sulla Repubblica». Legge molto anche le pagine culturali? «Le ritaglio e me le leggo nei fine settimana. Mi interessa molto il Monde des Livres». Lei fa commissioni nei negozi? E' un uomo elegante. Ci tiene molto al suo vestiario? «Vado sempre a comprare i vestiti a Roma nello stesso posto». Le piacciono le cravatte? «Le compero semplici, monocolori, per non dover scegliere. Porto sempre abiti scuri perché vanno bene in qualsiasi occasione. In questo genere di lavoro capita sempre di dover incontrare personalità, anche inaspettatamente. Ho la stessa visione degli abiti e del cibo». Insomma, viene fuori un carattere molto calvinista? (Ride) «Torino aiuta. Se uno non è calvinista, lo diventa per forza». Lei non ha qualche debolezza, qualche indugio? «La mia debolezza sono le penne e la carta». Stilografiche? «Sì». Ne ha molte? «Parecchie, perché me ne regalano molte e la mia età è ormai avanzata». Dove compera la carta? «Uso quella della Camera, perché mi piace un po' spessa». Lei scrive a penna? «No, prendo solo appunti. Altrimenti uso il mio computer portatile». Scrive ancora poesie? «Le ho scritte una sola volta, al computer». Lei spende poco? «Sì, non so bene, perché è mia moglie che tiene i conti. La spesa più grossa sono senz'altro i libri». Le capita di dormire fino a tardi la mattina? «Di solito mi sveglio alle 6 e mezzo. Solo la domenica dormo fino alle 10». Va a letto tardi? «A mezzanotte e mezzo». Parla molto al telefono? «Il meno possibile e sono sbrigativo». Cosa le dà più fastidio nella gente? «SpenVogliMa pquandi oc «Il pettegolezzo e la scarsa professionalità», Capisce in fretta la persona che ha davanti? «Sì, ma talvolta mi sbaglio». Se dovesse definirsi? «Preferisco non definirmi, non amo le etichette». Lei a volte è triste? «No, non sono un uomo malinconico». Ha delle ansie? «Per fortuna no». Paura? «Mai». Tensione? «Tutti i lavori danno tensione, ma sono tipi di tensione diversi. La tensione viene dalle difficoltà che devi superare. Uno degli aspetti negativi del mio carattere è che se c'è una difficoltà mi concentro per superarla e credo che per chi lavora con me quelli sono momenti non facili». Le piace presiedere l'aula? «Mi interessa davvero. Intravedo i segni di una nuova classe dirigente. Vedo il giovane deputato al lavoro. Ce ne sono almeno cento di parlamentari giovani che saranno l'ossatura nella nuova classe politica dirigente. Mi interessa seguirli e sono equamente distribuiti nelle diverse formazioni politiche». Sono brave le donne? «Sì, si impegnano molto, perché han- no molti più ostacoli da superare». Le piace parlare con le donne? «Dipende, preferisco ascoltarle. Le donne hanno libertà e creatività maggiori. Se si ascolta una donna,, si capisce l'altra faccia della medaglia». Il silenzio le piace? «E' la mia condizione preferita» Lei è religioso? «Non credo alla categoria del non credente. Uno può essere religioso e nello stesso tempo laico». Lei è un uomo che ha fede? «Certo ho una grande responsabilità e devo esserne all'altezza. Ho molta fiducia nella capacità del dialogo e nel costruire. Questa è la fiducia che il lavoro politico mi ha dato. Nessuno detiene verità immodificabili. Uno ha delle idee, ma vanno verificate». L'Italia va così male come ce la descrivono i mezzi d'informazione? «Se questa immagine fosse vera non potremmo essere la quinta o sesta potenza del mondo. Abbiamo avuto nove stragi spaventose, 500 persone assassinate dai terroristi di vario tipo. Abbiamo battuto il terrorismo, siamo in grado di battere la mafia e tutto questo grazie a una forza, una risorsa del nostro Paese, quasi animale, primitiva. Altrimenti non ce l'avremmo fatta. Non so se esiste una riflessione sulle virtù civili degli italiani, ma bisognerebbe avviarla perché se la meritano, ce la meritiamo. Parlo dell'Italia buona. Ho riflettuto sul senso dello Stato nel momento del bisogno. Noi italiani non ci tiriamo indietro». Allora entriamo in Europa? (Abbiamo le condizioni per andarci. Mi colpisce l'immagine dell'Italia che si ha in tutta Europa, l'immagine delle nostre imprese, della nostra arte e della nostra storia democratica. In molti Paesi siamo un punto di riferimento per la nostra democrazia parlamentare, nonostante i difetti». Cosa vuole la gente? «Semplicità, correttezza ed efficienza. E' disposta ai sacrifìci se la controparte ha queste doti. La gente vuole competenza». Lei è ottimista? «Fiducioso. Il nostro Paese ha un limite: la stanza di comando non è oc¬ cupata dai poteri politicamente responsabili. C'è ancora da costruire un centro di gravità. Bisogna assolutamente fare le riforme per costruire una democrazia decidente». Presidente, lei riesce ad avere ancora una vita privata? «Vivo in condizioni vincolate dal 1974. Ho sempre avuto la scorta e quindi sono abituato. Però, per esempio, a Torino il mio nome è sempre sulla guida telefonica. Anche sul citofono di casa c'è il mio nome». La sua vita, Presidente, è molto pesante? «Non lo è, e poi ci si abitua a tutto. Mi salvai dalla Brigate Rosse perché non avevo una vita regolare. Peci scrive nel suo libro che mi lasciarono perdere appunto perché avevo una vita troppo irregolare». Cosa ha insegnato ai suoi figli? «E' un capitolo troppo privato. Lo si vedrà tra qualche anno». Lei è anche un uomo di famiglia? «Nel '97 saranno trent'anni di matrimonio. Mia moglie ha fatto i conti: dice che in realtà sono stati quìndici». Allora il suo matrimonio funziona bene. «Per la paziènza del coniuge. Mia moglie del resto è un magistrato, e sa' cosa vuol dire lavorare». Lei cosa vuole ancora fare? «Voglio scrivere un libro per il quale ci vuole molto tempo. Un libro sull'Italia. Lo scriverò quando smetterò questo lavoro. E poi ho l'ambizione di contribuire a costruire la democrazìa decidente. Il Paese è veloce, è moderno, mentre la politica è troppo lenta. I poteri sono ancora dispersi e rallentati: bisogna accelerare le procedure decisionali, senza perdere la sostanza della democrazia. Questa è la sfida dei tempi». Dove viene meno lo Stato secondo lei? Qual è il punto più debole? «Nell'insufficiente considerazione del ruolo della scuola. Dove formiamo le classi dirigenti? Molti dei giovani sindaci saranno classe dirigente nazionale. Come ho detto prima, abbiamo circa cento giovani parlamentari, alcuni industriali, ma le classi dirigenti vanno formate dalla scuola». L'intervista si interrompe, è arrivato un visitatore straniero, il Presidente sorride, si alza, stringe cortesemente la mano. Alain Eìkann «Quando posso vado a casa a piedi. La scorta con me è molto paziente. La sera? A volte ceno al ristorante o ascolto un concerto» «Spendo molto per i libri. Voglio scriverne uno. Ma potrò farlo soltanto quando smetterò di occupare questa carica» a Torino è il mio rifugio nei weekend. Incontro gli amici, dormo e recupero le energie La mia debolezza sono le penne stilografiche. Ne ho moltissime IJ J ti£ Frequento le librerie, a volte c'è qualcuno che mi offre un caffè. Mi alzo prestissimo, solo il giorno di festa dormo fino alle 10. Mai a letto prima delle 24 J|J DOMENICA C0H Jk re 1996 Cronach' 1 JfcJ Luciano Violante in tre mmagini. A destra il presidente della Camera è in montagna, sotto è in compagnia della moglie «Adoro fere u«Mangio quando ho fame». Quali sono i piatti che preferisce? «Quello che c'è, purché non sia scotto». Beve un po' di vino? «A mezzogiorno mai. Non bevo molto, ma lo apprezzo e lo conosco bene. Mi piacciono i vini pugliesi, i piemontesi e poi è sempre interessante scoprire vini nuovi». Lei è nato in Puglia, poi si è trasferito a Torino. Come si sente? «Torinese. Direi che la Puglia è il mio paese paterno, come dicono i tedeschi, Vaterland. E invece Torino è Heimat, la terra che mi sono scelto e dove sto bene»Corriere della Sera, i picczi di Folli sono molto inteti, così come gli articoli pFuccillo sulla RepubblicaLegge molto anche leculturali? «Le ritaglio e me le leggosettimana. Mi interessa Monde des Livres». Lei fa commissioni nezi? E' un uomo elegatiene molto al suo ve«Vado sempre a comprarti a Roma nello stesso poLe piacciono le crava«Le compero semplici, mlori, per non dover sceglito sempre abiti scuri percno bene in qualsiasi ocIn questo genere di lavorsempre di dover incontr Luciano Violante in tre immagini. A destra il presidente della Camera è in montagna, sotto è in compagnia della moglie

Persone citate: Alain Eìkann, Barbara Spinelli, Fuccillo, Luciano Violante, Mangio, Peci, Ride