Su Cardino è battaglia tra procura e Cassazione
«La Seconda Repubblica? Forse era meglio la Prima. Ora siamo finiti sotto processo» Su Cardino è battaglia tra procura e Cassazione I VELENI DI LA SPEZIA LA SPEZIA DAL NOSTRO INVIATO Critiche no, prego. Da Roma, dove l'altro giorno ha sparato la sua salva di grosso calibro con l'apertura di un procedimento disciplinare nei confronti di Alberto Cardino, il procuratore generale presso la Corte di Cassazione fa sapere di non aver gradito l'orazione in difesa del pm pronunciata da Antonio Conte, procuratore di La Spezia. Soprattutto non gli è piaciuto quel passaggio: «Mi chiedo se ci sia pericolo che magistrati meno motivati del dottor Cardino possano trarre da questa vicenda la morale che è meglio non toccare l'interesse dei potenti». E anche in quell'altro dove sottolineava come «la notizia di questa iniziativa ci è pervenuta in un momento delicato dell'inchiesta». Con un diluvio di parole dure, Ferdinando Zucconi Galli Fonseca, che naturalmente parla in terza persona, avverte che qualsiasi «interpretazione che attribuisca alle azioni disciplinari del procuratore generale fini diversi da quelli istituzionali, è indebita». Insomma, lui ha aperto il procedimento semplicemente perché Cardino è stato imprudente con le sue dichiarazioni e indicare altri significati non è corretto. «Indebita, e non consapevole della ripartizione istituzionale delle funzioni e l'attribuzione alle azioni stesse di effetti indiretti sulla conduzione di procedimenti in corso e sul credito dei magistrati ai quali la conduzione è affidata». Ecco, è cosi che si spiega il procuratore generale. E sono anche altre le cose che considera «indebite». Per esempio, «il timore che magistrati dotati dal dovuto spirito di indipendenza possano sentirsi in futuro limitati nella loro piena libertà d'azione - qualunque siano i soggetti verso cui la loro azione deve essere svolta - dall'esercizio del dovere di azione disciplinare comunque inarrestabile, del procuratore generale della Cassazione». E poi, in fondo, perché parlare? Il pg ricorda come «l'obbligo della riservatezza cui i magistrati sono tenuti serve in primo luogo a garantire la loro indipendenza». Se, poi, sono pm, la riservatezza li sottrae «al rischio che le indagini da loro condotte diventino oggetto di contestazioni premature, anche di natura politica, con sconcerto dell'opimo ne pubblica. Tanto più i magistrati mantengono il silenzio tanto più es si possono agire in sede penale con tra qualunque illecito a chiunque attribuibile». In conclusione: «Anche l'attuazione della disciplina dei .magistrati, con cui l'obbligo di riservatezza viene fatto valere, serve alla garanzia di indipendenza della magistratura». Naturalmente s'è data la stura ai veleni ed è polemica feroce. Il ministro Flick ha chiesto di conoscere tutto quello che ha detto il procuratore Conte, ma poi, dal ministero, si lascia filtrare che lo spiraglio c'è: se Conte non si riferiva all'iniziativa del pg, ma soltanto ai modi... Il procuratore di La Spezia ieri non ha messo piede nel palazzo rosa, impegnato a Reggio Emilia ih una interdizione. A sera ha commentato: «Non mi é stato comunicato ancora niente. Però ho capito che è meglio stare zitti. Comunque non sono preoccupato». E preoccupata non è sembrata neppure il gip Maria Cristina Failla, che ha voluto ripetere di considerare Cardino innocente. Umberto Marconi, segretario generale di Unicost, è intervenuto da Napoli: «Il ministro Flick ha ritenuto di procedere contro il collega Cardino per un episodio insignificante e, nella peggiore delle ipotesi, veniale, e di archiviare le esternazioni del collega Davigo che, per al- tro, fanno seguito a consimili episodi». Marconi contesta che «al rito ambrosiano corrisponde ad ogni livello una particolare forma di tutela, se non di esimente, anch'essa ambrosiana. La disparità è evidente e corre l'obbligo di denunciarla con sdegno». Poi un accenno al «incredibile incoerenza di stampo ministeriale». Insomma, di veleno in veleno. E anche la città rischia di venirne soffocata. Ma per veleni concreti. Un rovello, per il momento, un sospet¬ to forte. Che il traffico d'armi e quello dei rifiuti facciano parte di un unico grande business che ha, proprio in La Spezia, un polo importante. Qui l'inchiesta «Tangentopoli 2» cerca di gettare luce nei tanti coni d'ombra che accompagnano i commerci illeciti di cannoni, mine e pistole, e sempre qui, da una collina alle spalle del golfo, emergono rifiuti d'ogni specie, compresi quelli tossici. Questa indagine ha avuto il primo e vero impulso ad Asti, e ieri mattina il sosti¬ tuto procuratore Luciano Tarditi ha portato ai gip le carte per gli «atti urgenti». Il resto arriverà sabato quando a La Spezia verrà pure Se bastiano Sorbello, procuratore della Repubblica di Asti. Dottor Tarditi, ci sono punti di contatto fra armi e rifiuti? «Non dalle carte in nostro possesso. Ma l'ipotesi che questo legame esista andrebbe coltivata bene. E mi auguro che qua lo facciano». Vincenzo Tassandoti Galli Fonseca replica alle critiche «L'obbligo della riservatezza serve a garantire in primo luogo l'indipendenza dei magistrati» li procuratore generale presso la Cassazione Ferdinando Zucconi Galli Fonseca
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