Trotzky sfida il compagno Fausto

Trotzky sfida il compagno Fausto Trotzky sfida il compagno Fausto Rifondazione, cresce l'opposizione intema LA FRONDA A BERTINOTTI AGGIORNARSI, Cipputi: oggi vige il liberal». «Voglio venirci incontro, caro il mio: mi chiami còmunist...». La minoranza interna di Rifondazione comunista, l'ala trotzkista del partito, potrebbe riconoscersi in questa vecchia vignetta di Altan. Rimasta ai margini del partito dopo la scelta «ulivista» di Bertinotti, l'ala dura ha cominciato a contarsi in vista del congresso del 12 dicembre. «Non saranno più dell'1-2 per cento», aveva pronosticato il segretario. E invece, quando la serie dei congressini provinciali si avvia a doppiare la boa di metà cammino, i «duri e puri» sono molti di più: oltre il 20 per cento in Toscana, punte del 30 nel Sud (addirittura il 46 a Vibo Valentia), 40 per cento in Trentino. Alla fine dei conti è trotzkista un iscritto su cinque. «Ma io parlerei più generalemnte di oppositori, non soltanto di trotzkisti'», dice Marco Ferrando, uno dei leader dei dissidenti, fir- matario con Franco Grisolia di una mozione di minoranza che sarà presentata al congresso. «E' vero: io vengo dal trotzkismo e non sono affatto pentito - continua Ferrando -. E anche Grisolia ha le mie stesse origini. Ma tra i sostenitori della "mozione due" ci sono compagni che hanno un'altra estrazione: ex-cossutiani come Giovanni Bacciardi, compagni vicini alla rivista Bandiera Rossa come Livio Maitan. Tutti convinti che Rifondazione debba tornare ad essere un partito di opposizione: contro la Finanziaria, contro le privatizzazioni, contro la politica del trio Prodi-Ciampi-Dini...». Già si sapeva che 24 dei 250 membri del Comitato politico nazionale non erano in lìnea con le scelte di Bertinotti. Ora le tensioni interne sembrano confermate, e amplificate, dalla base. «Il venti per cento di adesioni a un documento che si oppone a una mozione che porta le firme pesanti di Bertinotti e Cossutta è un fatto si¬ gnificativo - dice Grisolia -. Sono con noi i giovani e gli operai, quelli che più cu ogni altro subiscono le conseguenze di un certo tipo di politica». Per Ferrando, l'opposizione non è soltanto economica, ma soprattutto politica. «Molti compagni - spiega - hanno capito che non si può lasciare alla destra il monopolio dell'opposizione. E' una soluzione pericolosa, con dei precedenti inquietanti: in Francia il fallimento di Mitterrand ha aperto le porte a Chirac. In Spagna dopo la delusione-Gonzalez è arrivato Aznar: ormai è una costante, quando la sinistra abbandona l'opposizione, non solo scontenta la sua base più vera, ma apre la strada alla destra. E spesso alla destra peggiore». Le reazioni di Bertinotti alla crescita dei trotzkisti, raccontano, sono state di sorpresa prima, e di leggera apertura poi. «Non si può far finta che il 20 per cento dei militanti non esista - insiste Ferrando -. Il segretario si è reso conto che il partito ragiona, e che la dialettica interna non può che avere risultati positivi: qui nessuno vuole spaccare il partito, né tantomeno mettere in dubbio la stima personale e pu 'tica per il segretario. Piuttosto è nelle sue articolazioni periferiche che l'organigramma del partito ha fatto qualche pressione amministrativa SUÌ militai ti...». Che cosa vuol dire? «Diciamo che hanno cercato di convincere qualcuno ad uniformarsi alla linea della maggioranza...». La fronda, d'altra pa-*e, non fa piacere a nessuno. Basta ricorda* e Altan: «E se facessimo un po' u pposizione, Cipputi?» «Da te o a casa mia...?». Guido Tìberga I dissidenti sono al 20% «La destra non può avere il monopolio dell'opposizione» Leone Trotzky A ds. Fausto Bertinotti segretario di Rifondazione comunista

Luoghi citati: Francia, Spagna, Toscana, Trentino, Vibo Valentia