Traffici al mercato di Anchorage

Traffici al mercato di Anchorage Traffici al mercato di Anchorage I grandi pinnipedi sono cacciati dalle popolazioni di eschimesi solo per l'avorio Q _ l'~ Q UEL che fa gola ai cacciatori è l'avorio delle _ zanne e il «baculum», l'osso~che rende rigido il pene del tricheco (Odobenus rosmarus). Per questo sono in tanti a dare la caccia al gigantesco pinnipede dell'Artico, secondo per grandezza soltanto agli elefanti di mare. Al mercato di Anchorage, la città più popolosa dell'Alaska, le zanne fruttano duemila dollari l'una, anche se l'avorio del tricheco è meno pregiato di quello dell'elefante. Quei dentoni sporgenti altro non sono che i canini superiori, privi di radici. Compensano l'usura della parte terminale con la crescita continua. E così raggiungono anche i 75 centimetri di lunghezza negli individui più vecchi. Le zanne sono gli utensili con cui questi animali praticano fori nel ghiaccio quando, dopo una lunga nuotata sott'acqua, hanno bisogno di prendere una boccata d'aria (come tutti i mammiferi, anche i trichechi respirano per polmoni) e sono indispensabili per staccare dalla roccia subacquea i molluschi che vi aderiscono, piatto forte del loro menu. Le zanne sono anche un'arma efficiente nei duelli che scoppiano tra i maschi quando l'amore infiamma i loro flaccidi corpi. Penetrando nelle carni del rivale attraverso la pelle dallo spessore eccezionale (due centimetri e mezzo), possono produrre ferite profonde. Si notano spesso sulla pelle dei vecchi maschi le cicatrici di lotte fatte in gioventù. Il danese Alwin Peterson, che ha studiato a lungo il comportamento dei trichechi, ha osservato che la famiglia tipo è costituita da un maschio e da una a tre femmine con i rispettivi cuccioli. Parecchie famiglie si riuniscono a formare grossi branchi e si direbbe che la vita sociale sia retta da una sorta di matriarcato. Quando il branco decide di migrarein altra località) è sempre la femmina più anziana che si mette alla testa del gruppo. I maschi non seguono le rispettive famiglie, ma si allontanano per conto loro, formando «club maschili». Sono grandi aggregazioni che per due anni dimenticano l'amore. Ingannano l'attesa facendo lunghe nuotate, succhiando golosamente i molluschi e godendosi il pallido sole estivo, ammucchiati l'uno sull'altro sulla banchisa. Le femmine intanto sono occupate ad allattare i piccoli. Il neonato, uno solo per parto, pesa alla nascita dai 50 ai 70 chili. E' ricoperto da una pelliccia bruna morbidissima, che si dirada con gli anni. Succhia il latte per un anno e mezzo o due e in questo lasso di tempo la tricheca si comporta da madre tenerissima. Sono ancora sconosciute le fasi essenziali della vita dei trichechi. Non sappiamo come si svolgano il corteggiamento (ammesso che vi sia), l'accoppiamento e il parto. Ma si suppone che avvengano sott'acqua. Le imponenti schiere di trichechi di cui narrano i primi esploratori dell'Artico sono ormai un ricordo. Solo nel¬ le poche riserve naturali che sono state create per salvare la specie si possono ancora vedere nei mesi estivi i club maschili: centinaia di maschi addormentati, ammassati gli uni sugli altri, che russano sonoramente. Se un rumore improvviso desta uno dei dormienti, il risvegliato dà l'allarme con una voce che si ode a un chilometro di distanza, e tutto il branco rotola in mare. Gli studiosi sono riusciti ad applicare ai trichechi microradio trasmittenti a tenuta stagna per poter seguire i loro spostamenti anche in acqua. Si sono accorti così che questi pinnipedi si concedono due giorni di sonno e di riposo a terra, poi si tuffano in mare e vi trascorrono sette giorni, immergendosi fino a un centinaio di metri di profondità a caccia di molluschi. Infine, a pancia piena, ritornano sulla battigia. Per gli eschimesi, così come per i Ciukci e le altre popolazioni indigene dell'Artico, la caccia al tricheco è una tradizione millenaria. Ma mentre una volta si usava l'antico sistema di caccia con l'arpione, oggi si usano le armi da fuoco e la caccia diventa un massacro in grande stile. In passato il tricheco era l'elemento base per la sopravvivenza di queste popolazioni che ne ricavavano l'olio per le lucerne, la pelle per rivestire gli scafi delle barche, la carne per sfamarsi. Ma oggi queste popola¬ zioni hanno la luce elettrica, gli elettrodomestici, il cinema, nove canali televisivi e carni di tutti i tipi. Ormai che senso ha la licenza di uccidere, sia pure una quota annuale fissa di trichechi, concessa dal governo americano agli esquimesi? Ai cacciatori indìgeni che ora usano battelli di alluminio con potenti motori fuoribordo e moderni fucili, interessa soltanto l'avorio delle zanne. Le carcasse rimangono in pasto agli uccelli rapaci o i cacciatori le lasciano affondare in mare. Il nome scientifico del genere Odobenus, deriva dalle parole greche «bainein» (camminare) e «odos» (dente) e significa «camminare con i denti». In realtà stupisce l'andatura relativamente spedita con cui si spostano in terraferma questi enormi bestioni lunghi oltre tre metri e mezzo e pesanti millecinquecento chili (le femmine sono un po' più piccole). Li aiutano nella locomozione terrestre.le lunghe zanne su cui fanno leva per spostare sui ghiacci il corpo massiccio. Si aiutano anche con le pinne anteriori, «le mani». Ma spostarsi in terraferma è sempre un'impresa per loro. Ben altra è l'agilità dei trichechi nell'acqua, dove nuotano alla velocità di 24 chilometri all'ora. Il vero elemento di questi pinnipedi è infatti il mare, anche se i loro antenati erano mammiferi terrestri. Quando d'inverno nuotano in mare e la superficie è ghiacciata, i trichechi scelgono di solito le zone in cui la lastra di ghiaccio è tanto sottile che basta un vigoroso colpo di testa per spaccarla, salire all'aperto e respirare. Qualche tempo fa però alcuni studiosi sovietici hanno trovato branchi di trichechi sotto strati di ghiaccio di notevole spessore. La cosa sembrava inspiegabile. Ma di lì a poco il mistero si chiarì. Quei ghiacci compatti incominciarono ben presto a fondersi grazie a correnti calde sottomarine. I trichechi se n'erano accorti prima degli scienziati. isabella Lattes Coifmann

Persone citate: Peterson

Luoghi citati: Alaska, Anchorage, Artico