La ruggine? Adesso lavora per gli ecologi

La ruggine? Adesso lavora per gli ecologi La ruggine? Adesso lavora per gli ecologi Nell'Ontario si è scoperto che può depurare le acque dalla trielina LA corrosione del ferro e delle sue leghe è da sempre un problema economico enorme. Si calcola che oggi un quinto della produzione siderurgica vada a rimpiazzare i manufatti ferrosi che la ruggine distrugge. Gli studi per preservare il ferro dalla ruggine impegnano stuoli di scienziati e tecnologi in tutto il mondo; eppure, agli inizi di questo decennio, un gruppo di ricercatori canadesi si è imbattuto in un effetto imprevisto e ne ha tratto la possibilità di mettere la ruggine al lavoro per il bene di popolazioni intere. All'Università di Waterloo, nella provincia dell'Ontario, Robert Gillham aveva assegnato a uno studente una tesi sperimentale sulla scelta dei materiali più opportuni per la costruzione di pozzi d'ispezione alle falde acquifere. Egli si aspettava che le comuni tubature di PVC (polimero del cloru¬ ro di vinile) tendessero a rilasciare tracce di monomero, e quindi interferissero con le analisi fatte per determinare nell'acqua le dosi di solventi clorurati infiltratisi nelle falde. Fu invece molto sorpreso quando lo studente gli riferì che i problemi più gravi venivano invece riscontrati con i tubi metallici, perché questi falsavano, abbassandola, la concentrazione di trielina e simili inquinanti clorurati. . Allora, pensò Gillham, il fenomeno inatteso, qualunque ne fosse la causa, poteva essere sfruttato per creare nel sottosuolo zone di depurazione. Fra l'altro, i metodi già in uso per il trattamento delle acque sotterranee inquinate richiedevano in genere il loro sollevamento fino alla superficie, con grosse spese per il pompaggio. Ben più economico sarebbe stato un metodo passivo, che creasse una zona di decontaminazione lungo il flusso naturale. La scelta cadde sul ferro, metallo abbondante, poco costoso e innocuo per la salute. Dopo prove incoraggianti in laboratorio si passò a un esperimento sul campo: una gabbia piena di rottami di ferro sminuzzati fu interrata nel percorso di acque inquinate. Queste, analizzate a valle dal 1990 al 1993, si rivelarono abbastanza pure. Per lo sfruttamento dell'idea fu creata nell'Ontario una società con sede a Guelph, l'EnviroMetal Technologies. Oltre a numerosi impianti pilota, esistono oggi installazioni su vasta scala, fra cui due, situate nella famosa Silicon Valley californiana, alle quali i mezzi d'informazione americani hanno dedicato molta attenzione. In Europa sta dando buona prova un dispositivo sperimentale che tratta una falda inquinata da solventi clorurati nello stabilimento della Nortel a Bel¬ fast. Inoltre in Germania l'Università di Stoccarda ha costruito un grande modello di falda acquifera per studiare, in condizioni il più possibile vicine a quelle reali del sottosuolo, le reazioni chimiche coinvolte nella degradazione degl'inquinanti sulle superfici metalliche. Il rapido sviluppo di questi ultimi anni è stato facilitato dalle ricerche del gruppo d'ingegneria ambientale del Graduate Institute of Science & Technology dell'Oregon, guidato da Paul Tratnyek, che per primo ha suggerito un meccanismo capace d'interpretare l'effetto del ferro. Secondo lui, questo metallo reagisce coi composti clorurati organici in modo analogo a quanto fa con l'ossigeno, e trasforma quegli inquinanti nei corrispondenti idrocarburi. Gianni Fochi Scuola Normale, Pisa Per intere generazioni si è fantasticato sulla possibilità che su Marte esista o sia esistita qualche forma di vita. La prima ricerca seria in tal senso fu effettuata dalle due sonde Viking, che analizzarono il suolo marziano alla ricerca di qualche traccia di attività biologica. I risultati furono apparentemente negativi e molto deludenti per i fautori dell'esistenza dei «marziani», ma la notizia diffusa recentemente da parte di un gruppo di ricercatori americani che all'interno di un meteorite proveniente da Marte, ritrovato in-Antartide, sono state individuate tracce fossili di organismi monocellulari, ha di nuovo focalizzato l'attenzione degli scienziati e dell'opinione pubblica su questa affascinante tematica. Questa scoperta, che esige ulteriori conferme e che ha per il momento incontrato lo scetticismo di un buon numero di addetti ai lavori, ha avuto però il merito di riaprire il dibattito e stimolare i responsabili politici delle maggiori potenze industriali ad incrementare gli sforzi per una missione su Marte che possa finalmente risolvere in maniera definitiva il problema della presenza di qualche forma di vita. Poco dopo l'annuncio della scoperta il presidente americano Clinton ha infatti indetto per dicembre un summit di esperti in varie discipline, nel corso del quale verranno valutati in maniera critica i diversi aspetti di questa clamorosa scoperta e analizzati i sistemi e le metodologie che in un prossimo futuro possano portare a una sua conferma o smentita. Le attuali condizioni della superficie marziana, arida e fredda e apparentemente ricca di ossidanti capaci di degradare gli eventuali composti organici, non sembrano l'ambiente ideale per lo sviluppo della vita. Nonostante ciò, l'antichità di alcuni organismi (archeobatteri) presenti sulla Terra e i dati osservativi che suggeriscono che l'ambiente marziano in un lontano passato era senz'altro più umido e caldo, il tutto correlato alla presenza nello spazio interstellare di composti organici anche complessi, fanno pensare che su Marte possa essersi sviluppata qualche forma di vita. Nel 2003-2005 la Nasa e l'agenzia spaziale russa, nel quadro del resuscitato programma «Mars Together», hanno in progetto di riportare sulla Terra alcuni campioni prelevati da uno o più siti marziani, mentre per lo sbarco dell'uomo bisognerà attendere almeno una ventina d'anni. Marte rar-presenta il luogo nel Sistemt solare che per le sue carattei -tiche offre le migliori possibili, di trovare segni di vita al di fuori del nostro pianeta. Alla luce dei recenti risultati questa eventualità sembra essere meno remota che in passato. Se ciò fosse confermato, si tratterebbe di una di quelle scoperte che rivoluzionano la nostra visione del mondo. Mario Di Martino Osservatorio Astronomico di Torino

Persone citate: Clinton, Gianni Fochi, Paul Tratnyek, Robert Gillham

Luoghi citati: Europa, Germania, Oregon, Pisa, Stoccarda, Torino