«Cardino? Ha toccato i potenti» di Antonio Conte

Amarezza e preoccupazione alla Spezia per il procedimento disciplinare contro il pm di Tangentopoli 2 Amarezza e preoccupazione alla Spezia per il procedimento disciplinare contro il pm di Tangentopoli 2 «Cardino? Ha toccato i potenti» //procuratore Conte: merita elogi, non accuse LA SPEZIA DAL NOSTRO INVIATO Il procuratore l'aveva promesso: ci penso, e poi parlo. E ieri ha parlato, anzi, ha fatto di più: ha lanciato un siluro mica male. Perché neppure ad Antonio Conte è andato giù quel procedimento disciplinare per violazione del riserbo aperto dalla Procura generale presso la Corte di Cassazione nei confronti di Alberto Cardino, sostituto procuratore di La Spezia, titolare dell'inchiesta «Tangentopoli 2». Mancavano cinque minuti a mezzodì quando il dott. Conte ha manifestato, urbi et orbi, amarezza, dissenso e preoccupazione: «Mi chiedo se ci sia pericolo cho magistrati meno motivati del dott. Cardino possano trarre da questa vicenda la morale che è meglio non toccare l'interesse dei potenti». Quali potenti, dott. Conte? «Mah!, non so. Però ne ha toccati tanti, questa inchiesta». Proprio così, e il procuratore sembra voler dire che un procedimento disciplinare del genere può avere l'effetto di colpirne uno per educarne cento. «In un primo momento avevo deciso di non fare commenti perché speravo, e spero ancora, che il procuratore generale decidesse di non procedere». Al contrario, Ferdinando Zucconi Galli Fonseca ha proceduto e il silenzio del ùitt. Conte poteva essere frainteso, «ua notizia mi ha profondamente colpito perché il dott. Cardino merita solo elogi per l'impegno profuso nell'inchiesta e per la capacità professio- naie dimostrata e per i risultati ottenuti». Poi, quasi con noncuranza, aggiunge che «la notizia di quest'iniziativa ci è pervenuta in un momento delicato dell'inchiesta». Sono i giorni roventi del passaggio delle carte alla procura di Brescia: non documenti qualsiasi, quelli che riguardano il ministro Antonio Di Pietro, fresco iscritto nel registro degli indagati. E' il periodo fra il 6 e il 15 novembre, quello degli incontri di Parma e di Sarzana fra i pm di La Spezia, che avevano aperto l'inchiesta, e quelli di Brescia, che ne stavano ottenendo in eredità un capitolo fra i più scottanti. Ecco, a quel punto, Cardino viene informato di essere finito sotto procedimento: per questo era un momento particolare, dottor Conte? «In verità, tutta l'inchiesta è particolare». La minaccia su Cardino ha provocato la reazione pure della giunta ligure dell'Associazione nazionale Magistrati che esprime «piena solidarietà» e «auspica una sollecita definizione perché l'immagine del collega Alberto Cardino non abbia nel frattempo a risentire per il solo fatto di tale pendenza». E' solidale pure David Monti, pm di Aosta, quello estromesso dall'inchiesta Phoney Money. «E poi, se per motivi analoghi hanno messo sotto inchiesta il procuratore nazionale antimafia...». Con una lettera al Csm, Zucconi Galli Fonseca aveva dichiarato che ogni momento è buono per intervenire. «Io ritengo di dover agire, come ho fatto nel passato, e anche con altra azione contemporanea a quella del dott. Vigna, della quale non è trapelata notizia, solo dopo avere accuratamente valutato». Insomma, il fatto che si fosse alla vigilia della nomina del procuratore nazionale antimafia non era certo motivo sufficiente per rinunciare ad aprire un'azione disciplinare. «E' mio dovere agire tutte le volte che vi sianogli estremi senza tener conto del momento contingente». L'inchiesta ha già preso strade differenti: Brescia, Perugia, che è competente ad indagare sulle presunte malefatte dei magistrati. E in Umbria è stato trasferito ieri pure il filone che riguarda le Ferrovie e il loro antico amministratore, Lorenzo Necci, perché l'associazione per delinquere, finalizzata a reati contro la Pubblica Amministrazione, viene attratta dal reato più grave: che in questo caso è la corruzione aggravata di cui sono accusati i magistrati presunti infedeli. E a Perugia, in prigione, l'attesa di Pierfrancesco Pacini Battaglia è destinata a prolungarsi, ma lui, sottolinea il nuovo difensore, Stelio Zaganelli, ha assorbito il colpo per la mancata scarcerazione «da uomo forte qual è. Lamentiamo una disparità di trattamento a differenti gravità di condizioni». Il fatto è che agli occhi del giudice per le indagini preliminari Giancarlo Massei l'atteggiamento di «Chicchi» sarebbe stato «sfuggente» a proposito dei rapporti con i magistrati Roberto Napolitano e Orazio Savia. E oggi il nome famoso di Pacini Battaglia torna negli uffici al quinto piano del Palazzo Rosa, qui a La Spezia, con le prime carte dell'inchiesta sui rifiuti aperta da Asti. Le consegna il sostituto procuratore Luciano Tarditi: e l'indagine potrebbe mettere in luce l'intreccio fra rifiuti tossici e traffico d'armi, forse lo stesso su cui indagava la giornalista Ilaria Alpi, assassinata a Mogadiscio. Sabato incontro definitivo fra Sebastiano Sorbello, procuratore di Asti, e Antonio Conte. Che ha assegnato il nuovo lavoro al sostituto Massimo Scirocco e all'idea sospira: «Siamo stati sommersi dalle carte, ora lo saremo dai rifiuti...». Vincenzo lessandoli A sinistra: il procuratore della Spezia Antonio Conte Sopra: il sostituto procuratore Alberto Cardino