Ferrara vuole anche la satira di Guido Tiberga

Ferrara vuole anche la satira Si parla di un supplemento domenicale diretto da Vauro. Angese: «Che male c'è?» Ferrara vuole anche la satira I transfughi di «Cuore» corteggiati dal «Foglio» MILANO. «E poi dice che uno si butta a sinistra...», ripeteva Totò per far ridere la brava gente degli Anni Cinquanta. Altri tempi: per far ridere la stanca gente degli Anni Novanta, sembra proprio che ci si debba buttare a destra. Magari nelle braccia sempre più larghe di Giuliano Ferrara. Da bersaglio preferito a datore di lavoro, sembra quasi una vendetta del destino. E chissà con che spirito Ferrara ha invitato (pare) in uno dei suoi uffici milanesi un fitto manipolo di penne e matite d'assalto: il fido Vincino, già collaboratore del Foglio, Danilo Maramotti, Jacopo Fo, Angese, persino quei Disegni & Caviglia che in passato lo avevano ritratto mentre massaggiava con la lingua le parti meno note del Cavaliere, e non si erano peritati di sbertucciare a sangue il povero Vincino, accusato di essersi venduto al nemico per sfamare la famiglia. Che cosa si sono detti il bi-direttore più in forma d'Italia e i suoi pungenti ospiti? Chi c'era sussurra di un progetto per un settimanale da mandare in edicola la domenica, quando il Foglio riposa. Sarebbero già pronti la testata, il Caprifoglio, e il nome del direttore: Vauro Senesi, bandiera del manifesto, indicato dalle «matite rosse» come garanzia di libertà. Insomma, pare proprio che il cadavere di Cuore stia per essere riesumato dalle parti del Polo. Vauro, direttore designato, frena: «Massimo riserbo, massimo riserbo», ripete dopo aver debuttato con un «Chi f/ glielo ha detto?» pronunciato con il tono del bambino beccato con le mani nella marmellata. «Diciamo che non confermo e non smentisco - spiega -. Anzi, diciamo pure che smentisco più di quanto confermi». Ma l'incontro c'è stato o no? «Non lo so, forse. Ci sono ancora molti dubbi, molte perplessità». Allora ammette? «Sì, forse. Ma perché vuole costringermi a rispondere come un politico?», chiude Vauro con una risata più esplicita di tutti i «forse» e i «può darsi» del mondo. Quella dei vignettisti, comunque, pare proprio prudenza editoriale, non certo imbarazzo politico. «Basta che ci garantiscano la libertà e non ci sono problemi», dice dal suo rifugio umbro Angese, il direttore dell'Eco della Carogna, la rivista che sembra già vicina alla chiusura dopo appena quattro numeri di uscita. «I tempi di un mensile non vanno bene per la satira - dice - stiamo cercando di metter su un settimanale». Sotto l'ala di Ferrara? «Con Vauro se ne parla da un po' - conferma -. Gli unici dubbiosi sono i più giovani, quelli intorno ai trent'anni. Noi vecchi del mestiere non avremmo difficoltà. Basta che non mi pongano limiti, che mi permettano di fare quello che ho sempre fatto, e io lavoro per tutti: per l'Unità, per il Giornale di Feltri». Anche per il Foglio! «Certo. Che male c'è?». Guido Tiberga

Persone citate: Danilo Maramotti, Disegni & Caviglia, Eco, Giuliano Ferrara, Jacopo Fo, Vauro Senesi

Luoghi citati: Ferrara, Italia, Milano