la sfida dei metalmeccanici

E Sfilano in 300 mila (150 mila per la questura). Appello al governo: intervenite la sfida dei metalmeccanici D'Antoni: senza accordo sarà autunno caldo ROMA. La sinistra toma in piazza unita, con D'Alema e Bertinotti che s'abbracciano nel corteo, in difesa del contratto dei metalmeccanici. E dal palco di piazza San Giovanni, Sergio D'Antoni, il leader della Cisl, arringa la marea dei 300 mila manifestanti (100-150 mila secondo la questura) che gremiscono l'enorme bacino nella giornata dello sciopero generale delle tute blu. Fra gli applausi lancia un duplice avvertimento, più minaccioso agli industriali, ma severo anche per «gli amici del governo, a Romano e Walter». A Federmeccanica, che accusa di rifiutare la trattativa, e a Confindustria che l'appoggia, D'Antoni manda a dire: «Non illudetevi, i metalmeccanici non sono isolati. Se non ci sarà presto l'accordo, sarà inevitabile una stagione di scioperi e manifestazioni». Di cui il primo atto è già fissato per il 13 dicembre, con lo sciopero generale di quattro ore dell'industria e dei trasporti. Perché, spiega D'Antoni, «il rispetto dell'accordo del luglio '93 vale per tutti i lavoratori». E al governo dell'Ulivo, il leader sindacalista dice: attenzione, noi lo giudicheremo solo sulle scelte che farà. E se non tutelerà «con forza» quell'intesa sul costo del lavoro, architrave della politica dei redditi che «grazie al senso di responsabilità del sindacato» ha portato al calo dell'inflazione e dei tassi di interesse, ebbene «se il governo sbaglia, sia chiaro, noi saremo dall'altra parte». Ma le frecce più acuminate, naturalmente, sono per gli imprenditori. «Basta con le scuse», li incalza D'Antoni, si decidano a tornare al tavolo delle trattative perché quello che chiedono le tute blu «è solo il recupero della differenza tra inflazione reale e quella programmata della quale i lavoratori non sono responsabili. Noi abbiamo sostenuto la politica dei redditi, ed era difficile, abbiamo sostenuto quell'accordo: ora chiediamo che quelle regole vengano rispettate anche dagli altri o sarà lotta dura». Prima aveva parlato per i metalmeccanici Luigi Angeletti, n. 1 della Uilm. Anche lui avverte con durezza gli industriali, perché se non si fa l'accordo i metalmeccanuici proclameranno dieci ore di scioperi articolati nelle fabbriche. Accusa Federmeccanica e Confindustria di voler «destrutturare il sistema di regole contrattuali, cancellare il contratto nazionale» partendo dalle tute blu. E infiamma l'orgoglio della categoria proclamando: «Sconfiggere i metalmeccanici è impossibile». Ma anche Angeletti si rivolge al governo: «Se questa sera Prodi guarderà la tv vedrà quella parte del Paese che paga le tasse e produce la ricchezza necessaria a entrare in Europa. Forse troverà il coraggio per non farsi mtimidire e per intervenire nella vertenza. La politica della concertazione non è finita e questo non deve essere solo il governo che mette le tasse ma che è capace di far rispettare i patti a tutti». Sul palco, in un clima da «comeeravamo», fra gli abbracci di Bertinotti e D'Alema, Bertinotti e Trentin in ricordo dei vecchi tempi comuni nella Cgil, con Marini, vecchio sindacalista cislino ora stratega del ppi, accanto ai compagni di maggioranza del pds, il ritornello è il solito, composto da due soli versi: a fianco dei metalmeccanici in lotta, e il governo intervenga presto. Nostalgico Trentin: «Oggi la sinistra ritrova le sue radici, in difesa di un sistema di regole e diritti». «I patti vanno rispettati, è una questione di principio - incalza D'Alema -. Il sostegno ai metalmeccanici unisce tutte le forze di governo». Ma Bertinotti restringe il tiro e inneggia «alla battaglia comune» delle sinistre in difesa delle «rivendicazioni coerenti» delle tute blu. Si rivolge direttamente al governo, il leader della Cgil Cofferati: «Non chiediamo una mediazione, ma è venuto il momento che il governo dimostri esplicitamente di voler difendere l'accordo del luglio '93 sulla politica dei redditi». E il suo collega della Uil, Pietro Larizza, aggiunge: «Lo scontro è sul rispetto dei patti, la sintonia è totale tra politici e sindacalisti». Agita come..li una bandiera la linea dura anche Gianni Italia, leader dei metalmeccanici Firn: «Ci chiedono una prova di forza? Li accontentiamo, spostando il conflitto anche nelle fabbriche». Mentre Sabattini (n. 1 della Fiom) ritorna al governo incitando Prodi a pronunciarsi «perché è garante dell'accordo del luglio '93, non è super partes». E il governo risponde subito in coro. Per Prodi: «Entro otto giorni ci dovrà essere un riavvicinamento fra le parti». Brucia i tempi Veltro- ni: «E' arrivato il momento per convocare le parti. Siamo pronti a intervenire con l'intento di andare a una soluzione in coerenza con l'accordo tra governo e parti sociali del luglio '93». E anche Treu assicura un intervento perché «non abbiamo certo bisogno di uno sciopero generale». Il fronte degli imprenditori fa quadrato. Il direttore generale di Confindustria, Cipolletta, assicura: «Se abbassano le richieste, che porterebbero l'inflazione al 4-5%, non c'è dubbio che firmeremo». E il presidente di Federmeccanica, Albertini, conferma la linea: «Pensiamo che le retribuzioni abbiano già recuperato pienamente nei fatti il divario fra inflazione reale e programmata, ma il sindacato non ha questa opinione. E ora l'Eurotassa rende più difficile chiudere il contratto: sono 3500 miliardi che le imprese dovranno pagare, ce ne saranno meno per i lavoratori». Paolo Patruno Abbraccio D'Alema-Bertinotti Trentin: ecco le nostre radici I Cofferati: Prodi faccia la sua parte Larizza: conta il rispetto dei patti mila per la questura). Appello al governo: intervenite dei metalmeccanici za accordo sarà autunno caldo I

Luoghi citati: Europa, Federmeccanica, Roma