«Scalfaro non poteva fare altrimenti» di Maria Grazia BruzzoneLiliana Cavani

Il consigliere Rai: i politici pensino alla qualità della tv, non ai minuti Il consigliere Rai: i politici pensino alla qualità della tv, non ai minuti «Salifero non poteva fare altrimenti» Cavarti: ai pompieri tocca spegnere gli incendi ROMA. «Quello di Scalfaro era un atto dovuto. Quando c'è un incendio è bene che arrivino i pompieri a spegnerlo». La regista Liliana Cavani, nel suo ufficio di consigliere di amministrazione, davanti alla bufera che infuria sulla Rai dell'Ulivo non si scompone. Come ha detto signora Cavani: «dovuto»? «Dico che, visti i toni incandescenti che ha preso la polemica sulla Rai, mi sembra giusto abbassare la temperatura». Già, ma questo fuoco che coinvolge opposizione, Vigilanza, Garante, è stato acceso per qualche ragione, o no? «A me sembra più una campagna intimidatoria che l'espressione di un profondo interesse per quel che sta facendo la Rai. Anche se il fatto che la Vigilanza vigili e l'opposizione faccia il suo mestiere fa parte del gioco». Vuol dire che i dati dell'Osservatorio di Pavia sono stati male interpretati? «Anche. E comunque sono discutibili, come tutti i dati. Del resto, proprio la Stampa ha pubblicato oggi le cifre del centro di ascolto di Roma da cui non risulta che la Rai di oggi sia più parziale di quella di ieri, anzi. E poi, pare che sia venuto fuori che in quei minutaggi abbiano calcolato anche gli spot di Montesano per il suo sceneggiato. Ma il problema vero è un altro». Quale? «Il dibattito finisce per essere appiattito sul cronometro. Mentre penso che il governo - che oggi è il governo dell'Ulivo, ma poco importa - avrebbe bisogno addirittura di più spazio per chiarire alla gente comune, vantaggi c svantaggi del sacrificio che viene chiesto al famoso ceto medio. Perché la gente non legge tre giornali al giorno, finisce che si informa dalla tv, ma le cose vorrebbe capirle». E' ben per questo che i politici si preoccupano tanto dei minuti a loro assegnati. «Anche troppo. Troverei più giusti dei rilievi sull'obiettività delle notizie e la qualità dei programmi». Il servizio pubblico ha pur dei doveri di equidistanza. «Mi sono letta dei volumoni con le norme deontologiche delle varie tv del mondo: in sintesi, parlano tutte di pluralismo imparzialità, cultura e qualità». Così chiede la Vigilanza. «Ma è come se chiedesse l'ossigeno per respirare. Ma pluralismo vuol dire anche trasmettere programmi di cinema e fiction non solo americani ma europei e italiani. Imparzialità vuol dire anche permettere a tutti di capire cosa sta facendo il governo e dove sta andando il Paese. Cultura vuol dire arricchire il linguaggio perché tutti possano anche capire qualcosa in più della propria vita, anche guardando la tv, se non leggono dei buoni libri». Ma pure su queste cose non è che si sia visto un gran cambiamento. Perfino Giovanna Melandri, che si occupa di media per il pds, ha detto che il tempo per fare nuovi palinsesti è quasi scaduto. «La televisione non è mica un quotidiano. Le cose vanno studiate, preparate, prodotte. Io mi interes- so soprattutto di cinema e fiction, che poi è un settore strategico per il Paese, anche dal punto di vista del lavoro. Ho trovato un'azienda ingessata, appiattita nel solo acquisto e le assicuro che stiamo lavorando sodo, ma per vedere un cambio di rotta dovremo aspettare almeno un anno». E i varietà: è d'accordo che intervistino i politici e l'informazione inviti le soubrette? «Personalmente no. Il varietà è varietà, è divertimento, e a mio avviso umilia la politica che resta molto importante. Penso piuttosto alla satira politica, del governo, dell'Ulivo, della stessa Rai». Tornando al tema più caldo, la sua collega Fiorenza Mursia oggi dice che una certa parzialità in tv c'è, e che è responsabilità del cda, che non ha mai incontrato i direttori di rete e testata prima di nominarli. «Non penserà che attraverso i colloqui si possa capire una persona. Siamo seri. Di una persona posso conoscere la storia, questo sì, e valutarla. Forse il consigliere Mursia auspicava che ci conoscessimo ancora meglio. Se la Rai fosse una nave che si può fermare per far scendere tutti e poi ricominciare, sarebbe forse possibile. Ma la nave va e bisogna cambiare in corsa». Vi accusano di essere assenti. «Voghamo scherzare? Io dedico molto più tempo a questo lavoro che al mio personale. Ci sono tanti aspetti di cui non si parla: come Rai International, con milioni di italiani all'estero che si aspettano di conoscere il cinema e la cultura italiani. O il settore educativo, che stiamo valorizzando, o gli archivi della Rai, preziosissimi eppure mortificati da tempo. Lavoriamo molto tutti quanti. Certo non abbiamo la bacchetta magica». Ma lei i tg Rai li guarda? «Li ho sempre guardati, anche prima che ci fossimo noi, perché mi sono sempre sembrati più equilibrati. Ma i minuti non li ho mai contati». Maria Grazia Bruzzone La regista Liliana Cavani componente del consiglio di amministrazione Rai

Persone citate: Cavani, Fiorenza Mursia, Giovanna Melandri, Liliana Cavani, Montesano, Scalfaro

Luoghi citati: Pavia, Roma