Ore tredici appuntamento a Bruxelles

Euforica la nostra valuta dopo l'annuncio. Il rientro previsto intorno a quota mille sul marco Euforica la nostra valuta dopo l'annuncio. Il rientro previsto intorno a quota mille sul marco Ore tredici, appuntamento a Bruxelles ) Oggi il Comitato monetario decide il futuro della lira BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Il governo ha chiesto l'avvio delle procedure per il rientro della lira negli accordi di cambio previsti dal Sistema monetario europeo. La procedura avrà inizio domani con la riunione del Comitato monetario, convocato per le ore tredici». Con un comunicato breve e asciutto, senza lasciar trasparire alcun trionfalismo, il Tesoro ha annunciato ieri sera il rientro della nostra valuta nello Sme, disperdendo la nuvola di voci che, provocata in mattinata dalle dichiarazioni del ministro delle Finanze francese Jean Arthius, aveva sensibilmente rafforzato la lira rispetto al marco tedesco. Ancora giovedì si credeva che il rientro nello Sme non potesse avvenire prima di sabato prossimo. Il quotidiano Le Monde, ben istruito dal governo Juppé, aveva sferrato un attacco a lira e Banca d'Italia, accusata di mantenere bassa la quotazione della moneta. L'ex presidente Giscard d'Estaing aveva addirittura perorato una svalutazione del franco dell'8%. Tutti segni che indicavano come la battaglia per la nuova parità della lira fosse in pieno svolgimento. «Per essere contenti, a noi basta che ci sia la cifra 1 davanti a tre zeri - diceva un funzionario del Tesoro -. Tutti sono d'accordo, tranne la Francia. Ma chiedere il rientro ora significherebbe andare allo scontro con i francesi». A Roma si è però fatta strada la convinzione che Parigi volesse tenerci fuori fino a fine anno, facendo perdere all'Italia il treno della moneta unica. E così si è deciso per lo scontro. Giovedì il direttore generale del Tesoro Mario Draghi è arrivato a Bruxelles per preparare quello che si preannuncia come «un negoziato difficile». Gli uomini dì Carlo Azeglio Ciampi non escludono addirittura la convocazione, domani, di un Consiglio straordinario dei ministri delle Finanze europei (forse per far fronte ad una richiesta francese di riallineamento generale in vista dell'ultima fase dell'Unione monetaria). Al Tesoro tuttavia c'è la fiducia di poter mantenere la lira attorno a quota mille contro marco. Non fosse così, Antonio Fazio non si sarebbe certo sbilanciato, ieri, annunciando che «il governo sta chiedendo il rientro». E forse neanche Prodi avrebbe detto che «è questione di poche ore, o pochi giorni». Il rinnovato appello di Innocenzo Cipolletta (Confindustria) per un cambio di 1050 su marco appare dunque come un logico contrappeso alle irragionevoli richieste dei francesi, che vorrebbero fissare la parità della nostra moneta ad un'insostenibile quota 950. Mille è giudicata invece la «soglia realistica» da Tancredi Bianchi (Abi). E le acide esternazioni di Arthuis ne sono una conferma: «Non credo che sui mercati valutari ci sia troppa euforia riguardo alla lira». La valuta italiana scalava intanto quota 996 su marco; il dollaro, rafforzato dal calo della moneta tedesca, scendeva a 1496, e il Btp decennale rimontava la strada persa giovedì, raggiungendo il livello 127,71. Vero è che, quando il ritorno nello Sme è diventato quasi una certezza, la lira si è assestata. A livelli superiori a quelli della vigilia, però. Anche Silvio Berlusconi ha salutato la «buona notizia», dicendo che l'opposizione è «determinata ad aiutare il Paese». In Europa tuttavia «bisogna saperci restare», ha detto. Non ha torto. I mercati vagheggiavano ieri una nuova riduzione del tasso di sconto. Ora, sebbene giustificata dall'andamento dei tassi di mercato, una simile mossa potrebbe avere effetti sgradevoli, soprattutto se nella riunione di oggi la Francia riuscisse a svalutare il franco. Ma è difficile credere che Bonn accetti un riallineamento: la bilancia dei pagamenti francese è in attivo di 20 mila miliardi (in lire), quella tedesca ha un deficit di 17 mila. Si può capire comunque con quale spirito Ciampi attenda la battaglia di oggi. Il 13 settembre del '92, dopo aver dilapidato gran parte delle riserve valutarie di Bankitalia, il governo Amato ammetteva di non poter attendere la data fatidica del 20 settembre, giorno del referendum francese su Maastricht. E svalutava la lira del 7% portando il tasso di sconto al 15%. Malgrado ciò, 4 giorni dopo la lira veniva buttata fuori dallo Sme dalla potenza dei mercati. Ciampi era allora governatore della Banca d'Italia. Amato vacillava sotto i colpi di una Tangentopoli ancora in erba. La rivoluzione italiana era ancora giovane. Ora, dopo 50 mesi, la lira sta per rientrare nello Sme. Se i simboli contano qualcosa, il ritorno in Europa della nostra valuta potrebbe segnare oggi la fine del lungo terremoto politico. Fabio Squillante ) QUATTRO ANNI FUORI DAL "SERPENTE" IL CAMBIO URA/MARCO DAL SETTEMBRE '92 ÀD OGGI 997,81 1992