« Italia subito nell'Unione monetaria » di Emanuele Novazio

IL NOBEL IL NOBEL PER L'ECONOMIA DEL 1994 «L'appuntamento con l'Euro non può essere rinviato. Tietmeyer? Non siamo d'accordo» « Italia subito nell'Unione monetaria » Selten: basta un chiaro impegno di risanamento BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Italia dovrebbe entrare nell'Unione monetaria anche se l'anno prossimo non rispetterà tutti i criteri di Maastricht: grazie a un accordo che «la vincoli a osservare in futuro parametri rigorosi sulla riduzione del deficit», che entrerebbe in vigore «soltanto successivamente all'avvio dell'Unione». Per Reinhard Selten, docente di economia teorica all'Università di Bonn e Premio Nobel 1994, «lo sguardo va infatti rivolto più al futuro che al presente»: la riduzione del debito pubblico «è molto importante, ma bisogna fare in modo che l'Unione monetaria non fallisca per questo». L'Unione monetaria è davvero indispensabile? «Forse non è assolutamente necessaria, ma certo è straordinariamente desiderabile: perché porterebbe un vero spazio economico in Europa ed eh'minerebbe gli ostacoli al commercio. Pensiamo soltanto ai vantaggi per le piccole e medie imprese, che hanno difficoltà ad investire in una moneta straniera: nella situazione attuale il commercio comporta rischi costosi. E poi non va sottovaiato il suo valore psicologico: con una moneta unica si creerebbe una identità europea più forte, ci si sentirebbe parte di uno spazio economico unitario». Ma l'Unione richiede tagli sociali diffìcili da accettare. Anche in Germania servono altri risparmi. Non intravede un ri¬ schio per la pace sociale? «Non credo sia necessario risparmiare soltanto nel settore sociale: in Germania per esempio abbiamo un apparato burocratico elefantiaco ed inefficiente. Inoltre molte attività economiche gestite dallo Stato sarebbero più convenienti in mano ai privati. Lo spazio per i tagli è qui: per esempio riducendo il numero delle leggi, una marea. Molte nascono semplicemente perché gli impiegati non sanno cosa fare». Crede che nonostante tutto l'Unione s'inizierà puntualmente? «Non penso sia possibile rimandare. Certo: la Germania non soddisfa alla perfezione i criteri, ma questi possono essere interpretati in diversi modi. Più che un problema economico-finanziario, è un pro¬ blema giuridico e politico. Una soluzione potrebbe essere trovata nella flessiblità, non applicando alcuni criteri in tutto il loro rigore: non ci si può aspettare che il criterio del debito, per esempio, venga applicato al Belgio con assoluta severità. Come potrebbe il Lussemburgo, che soddisfa tutti i criteri, far parte dell'Unione senza il Belgio? I due Paesi hanno da anni un regime di moneta unica. La riduzione del debito pubblico è un problema importante, ed è bene che ci sia una forte pressione in questo senso: ma va risolto indipendentemente dall'Unione monetaria». Qual è la strada per ridurlo? «Una ricerca condotta negli Usa mostra che in tutti gli Stati che hanno successo in questo campo ci sono tre elementi comuni: la ridu¬ zione del debito pubblico è ancorata alla costituzione e non soltanto alla legge; il risparmio è assicurato non soltanto al livello delle leggi finanziarie, ma delle spese effettive; infine, una Corte indipendente controlla se queste norme sono rispettate. Certo, se l'Unione monetaria si farà, si dovrà prevedere una rigorosa regolamentazione in questo senso. Neanche all'interno dei singoli Paesi ci sono regolamenti sufficienti, oggi: in Germania per esempio nulla impedisce alle regioni di indebitarsi. E se consideriamo i singoli Laender, alcuni sono particolarmente lontani dai criteri di Maastricht Bisogna chiedersi però in che misura la soluzione di questo problema va collegata al rispetto dei tempi dell'unione monetaria». Pensa che il patto di stabilità proposto dal ministro delle Finanze Waigel ma contestato da molti partner sia una buona idea? «Un'ottima idea. Ma si potrebbe formularlo tenendo conto delle particolarità dei singoli Paesi: in modo cioè che quelli che deviano di più dalle norme siano vincolati, per il futuro, in marnerà particolarmente severa». Crede anche lei, come l'ex Cancelliere Schmidt, che esistano degli ideologi del Marco, nemici dell'Europa? «Esiste senza dubbio una ideologia del Marco, anche se la Repubblica Federale non ha troppi motivi di essere fiera della sua moneta: abbiamo tassi di inflazione più alti di altri Paesi, abbiamo un forte debito pubblico, e il Marco non è più stabile del Franco francese». Secondo Schmidt, il presidente della Bundesbank Tietmeyer è il primo nemico dell'Urne. E' d'accordo? «Tietmeyer ha delle riserve di politica monetaria che non condivido». Con che tasso di cambio la Lira potrebbe rientare nello Sme? «Con un tasso che corrisponda ai rapporti economici e alla parità del potere di acquisto, anche se questo non deve essere l'unico criterio. La lira comunque non dovrebbe entrare sopravvalutata nello Sme, ma tendenzialmente sottovalutata, dal momento che l'inflazione in Italia è superiore a quella di altri Paesi. Emanuele Novazio Reinhard Selten

Persone citate: Reinhard Selten, Schmidt, Selten, Tietmeyer, Waigel