«Mi fingevo corruttibile» di Giovanni Bianconi
«Mi fingevo corruttibile» IL CARABINIERE INQUISITO «Mi fingevo corruttibile» D'Agostino: volevo informazioni da Pacini PROMA ER lui «Chicchi» Pacini Battaglia era un informatore, o almeno ha provato a farcelo diventare. Perché ammette: «Da lui non ho ottenuto niente, anzi mi sentivo preso in giro perché mi faceva battute sullo stallo delle nostre indagini». Una cosa però tiene a precisare il tenente colonnello dei carabinieri Francesco D'Agostino: dal banchiere svizzero non ha preso soldi, né appartamenti, anche se la segretaria di Pacini sostiene il contrario. Davanti ai giudici, l'ufficiale accusato di abuso d'ufficio «per avere, in qualità di pubblico ufficiale, mantenuto rapporti con Pierfrancesco Pacini Battaglia nonostante questi fosse indagato», si difende e racconta la sua versione dei fatti. L'altro ieri i pm della Spezia l'hanno interrogato contestandogli punto per punto quello che è emerso dalle intercettazioni e dagli altri interrogatori, e D'Agostino ha risposto, cominciando dalla storia dell'appartamento per il quale - secondo la segretaria di «Chicchi», Eliana Pensieroso lui «era debitore» nei confronti di Pacini. Nessun prestito e nessun acquisto, ribatte D'Agostino. Sapeva che Pacini Battaglia vendeva un appartamento, e che una sua amica voleva acquistarlo, ma poi l'affare non è andato in porto. Ed ecco l'origine della conoscenza tra il banchiere e il carabiniere: «Conobbi Pacini Battaglia - dice D'Agostino ai giudici - al processo Cusani, quando fu sentito a Roma dal presidente Tarantola. Ritenevo che fosse molto interessante parlare con lui, e per questo gli diedi il mio biglietto da visita e gli dissi di chiamarmi». Il motivo? «Ebbi l'impressione che potesse darmi qualche "dritta" sul flusso di denaro estero su estero che riguardava l'inchiesta sulla cooperazione». L'allora maggiore si occupava col pm romano Pareggio dello scandalo della cooperazione internazionale, e aveva un cruccio: «Quando le nostre indagini arrivavano alle società che operavano estero su estero si bloccava tutto perché non riuscivamo a capire dove finivano i soldi». Ecco allora l'idea di rivolgersi a Pacini: «Parlavo con lui - ricorda D'Agostino e lo provocavo sperando che mi desse notizie utili... Speravo di fare il colpaccio». Ma poi c'è l'ammissione, «non ho mai ottenuto niente», se non l'impressione che Pacini era disposto a parlare delle cose che lo riguardavano direttamente, a non di quelle che interessavano altri. L'accusa di abuso d'ufficio non riguarda solo i presunti 700 milio- ni derivanti dall'appunto «Dag 700» trovato su un calendario di Pacini, né l'appartamento. Ci sono le intercettazioni ambientali in cui D'Agostino parla con il banchiere del progetto di impiantare case da gioco in Sud America e in Africa, e il maggiore si difende così: «Non posso negare di aver parlato con Pacini Battaglia dei casinò, ma il motivo era sempre lo stesso: volevo apparire come un poliziotto ambiguo perché speravo che lui potesse darmi qualche "dritta"», e ripete la storia dei flussi «estero su estero». Per un periodo il telefono dell'ufficiale è stato sotto controllo, sono state intercettate un paio di telefonate in cui D'Agostino chiedeva al ministero degli Esteri informazioni sulle procedure per i visti d'ingresso in Paesi africani e del Sud America, ma lui le giustifica con le sue indagini antidroga, che richiedevano notizie proprio su quei Paesi. E il suo rapporto con Di Pietro? «Quando veniva a Roma ero incaricato di occuparmi della sua sicurezza personale», risponde l'ufficiale, al quale i pm chiedono lumi pure sulle carte della cooperazione scomparse tra Roma e Milano e sul dossier di Mach di Palmstein. Ma D'Agostino risponde di non sapere niente su nessuno dei due argomenti: nel periodo in cui sarebbe avvenuto il passaggio dell'inchiesta tra Paraggio e Di Pietro era in licenza, in seguito ad un incidente stradale. E del dossier sequestrato a Mach nel suo rifugio parigino non s'è occupato perché lui non partecipò all'arresto del finanziere nella capitale francese. Giovanni Bianconi L'ufficiale sotto accusa per abuso d'ufficio «La mia era soltanto una strategia investigativa Chicchi però non mi ha mai voluto dire nulla Da lui non ho mai preso una lira» Il tenente colonnello dei carabinieri Francesco D'Agostino
Luoghi citati: Africa, Milano, Roma, Sud America
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