Confindustria attacca di Stefano Lepri
Confindustria attacca Confindustria attacca E i lavoratori autonomi si sentono discriminati ROMA. Il giorno dopo l'Eurotassa è un gioco a chi alza di più la voce. Le questioni vere che emergono dalle proteste sono due. Primo: è giusto colpire in modo così differente, con l'addizionale Irpef da 5500 miliardi, i redditi da lavoro dipendente e da lavoro autonomo? Secondo commercianti e artigiani è inaccettabile e incostituzionale. Secondo: che effetti avrà il nuovo tributo a carico delle imprese, 3500 miliardi sui fondi liquidazione? «Deprimerà l'economia», dice la presidente dei giovani industriali, Emma Marcegaglia, che vede il governo «ostaggio dei sindacati». Tuttavia, la questione più sensata forse l'ha posta il presidente della Banca nazionale del Lavoro, Mario Sarchielli: «Se l'ingresso dell'Italia nell'Unione monetaria non coincidesse con il 1° gennaio '99 sarebbe saggio che il governo restituisse la tassa». Negli ambienti bancari e finanziari, la previsione più diffusa è che qualsiasi sforzo faccia l'Italia, la Bundesbank non permetterà che entri da subito nella moneta unica; perciò un compromesso politico stabilirà un accesso ritardato di un anno o giù di lì. Autonomi discriminati? Per un errore di comunicazione del governo, alcuni tra quelli che protestano credono che l'addizionale Irpef preveda aliquote diverse per il lavoro dipendente e gli altri redditi. Non è così: la differenza, che rende i lavoratori dipendenti e i pensionati esenti fino a 23 milioni, gli autonomi fino a 10, sta solo nelle detrazioni d'imposta. E' in pericolo l'accordo tra le Finanze e le associazioni imprenditoriali (a cui già la Confcommercio non aveva aderito) per una gestione consensuale della riforma del fisco. «Potremmo denunciarlo», minacciano le quattro associazioni degli artigiani (Confartigianato, Cna, Casa e Clai), secondo cui la discriminazione tra i diversi tipi di reddito, «inaccettabile», deriva da «perduranti preconcetti sull'evasione». Simili sono le proteste della Confesercenti. Di nuovo si rivela la spaccatura che contrappone i due terzi dell'Italia (lavoratori dipendenti) contro l'altro terzo (autonomi). I lavoratori dipendenti ad alto reddito, come i dirigenti industriali, sono al contrario convinti che una addizionale così progressiva come quella annunciata faccia pagare soltanto loro, non gli autonomi. Visco ribatte agli autonomi documentando un paradosso: se fosse incostituzionale l'Eurotassa, lo sarebbe anche l'Irpef, da cui è copiata. Le esenzioni differenziate ci sono già per l'Irpef: i redditi da lavoro dipendente non la pagano fino a 9 milioni, i redditi da lavoro autonomo sono esentati fino ad appena 2 milioni annui. La maggiore detrazione Irpef «per spese di produzione del reddito», riconosciuta dalle leggi tributarie al lavoro dipendente, deriva dalla diversa natura dei redditi: da quello del lavoro autonomo (differenza tra ricavi e costi) i costi sono già detratti. Colpita la produzione? Pare che lunedi notte con i sindacati Visco abbia per un po' tentato di difendere l'impegno di non far gravare l'Eurotassa sulle imprese. Al contrario, Romano Prodi si mostra convinto della scelta: «La Confindustria voleva far ricadere l'intero prelievo sui cittadini, noi l'abbiamo ripartito». Le proteste degli industriali restano molto energiche. «Questa nuova imposta graverà in termini di minore occupazione o di maggiore inflazione», sostiene il direttore generale della Confindustria, Enzo Cipolletta. Emma Marcegaglia proclama «il grandissimo dissenso dei giovani industriali per un governo che non pensa allo sviluppo», sostenendo che l'imposta sui fondi liquidazione «deprime gli investimenti». Stefano Lepri
Persone citate: Emma Marcegaglia, Enzo Cipolletta, Mario Sarchielli, Romano Prodi, Visco
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