Lira nello Sme si tratta ma nessun regalo a Parigi di Guido Carli

Fazio chiede cautela Ciampi lo rassicura ma bisogna accelerare per non farsi imporre «condizioni» dai francesi IL RISIKO DELLE MONETE Lira nello Sme, si tratta ma nessun regalo a Parigi VRtMA OLETE rientrare, va bene, ma mettete anche me in condizione di affrontare il ritorno nello Sme con più tranquillità...». Al grande Risiko dello Sme, Carlo Azeglio Ciampi ascolta le parole dell'amico governatore Antonio Fazio. Le capisce. E adesso che l'appuntamento si avvicina, nasconde un po' le carte, che aveva invece scoperto qualche settimana fa. «Torneremo presto», ripete, anche se con meno fretta rispetto a qualche settimana fa. Si spinge persino a dire che «non è stato ancora deciso se la lira rientrerà subito, o se aspetteremo il passaggio della Finanziaria anche al Senato». Ora, che l'anticamera si prolunghi così tanto è improbabile, vedremo poi perché. Ma che il governo si sia convinto a procedere con qualche cautela in più è sicuro. La prudenza del governatore della Banca d'Italia, dunque, è stata un fattore importante. L'uomo che ha ridato una virtù monetaria al Paese, e che professa il «culto» della memoria e della storia, forse in questi giorni ha in mente le parole di Guido Carli e di Giovanni Malagodi. Che nel febbraio del '73 - dopo la nuova svalutazione del dollaro, la chiusura dei mercati e l'uscita della lira dal Serpente monetario - tranciarono una «sentenza» memorabile, per l'Italia malata d'inflazione: perché la lira rientri bisognerebbe che «accanto al Serpente monetario ci fosse anche un serpente sindacale». Con i dovuti aggiornamenti, queste parole Fazio le ha ripetute anche a Prodi e Ciampi. Gli è bastato mettere al posto del «Serpente monetario» lo Sme, e al posto del «serpente sindacale» la tenuta dei conti pubblici e del quadro politico. Sono i problemi che lo preoccupano, e che condizionano il dibattito sul rientro della lira nello Sme. Pareva facile, e invece si è trasformato appunto in un Risiko complesso. Prodi, che la fa spesso troppo facile, in questo caso non può dire a cuor leggero «invado la Jacuzia». Man mano che si avvicina l'ipotetica «ora X», riemergono le polemiche scioviniste dei francesi, questa volta dirette contro la Banca d'Italia: «colpevole» di intervenire sui mercati per deprezzare la lira, e di favorire così gli interessi dell'industria nazionale. Un'accusa patetica e della quale il governatore può sorridere, visto che la linea di Via Nazionale in questi mesi è stata esattamente opposta. Al punto da urtare persino Prodi, che il giorno dopo il varo della Finanziaria a fine settembre se ne lamentò: «Mi arrabbio quando sento dire "Bankitalia ha comprato 21 milioni di dollari"...». Il problema non è quindi il merito dell'attacco francese a Via Nazionale. Anche perché ogni banca centrale interviene sui mercati, per sostenere o deprezzare le valute che vuole, compresa la propria. E così, ove mai Bankitalia avesse in questi giorni fatto deprezzare la lira per farla rientrare nello Sme a livelli di cambio più favorevoli per le nostre esportazioni, è sicuro che per le ragioni opposte le altre banche centrali avrebbero potuto comprare a piene mani la nostra valuta, per farla apprezzare e quindi contenere, ai fini del rientro, i nostri vantaggi competitivi. Ma al di là di questo, quell'attacco tradisce un nervosismo e un clima ostile sul quale Fazio ha da tempo richiamato l'attenzione del governo e degli industriali: «Guardate che l'Europa non è disposta a regalarci nulla. Scordatevi quota 1050 contro il marco, non ce la permetterà mai. E ricordatevi che i francesi sono solo la punta dell'iceberg». E' anche per questo che, da settembre in poi, la Banca d'Italia ha sostenuto il cambio. E' stato, tutto sommato, un modo per accettare la «sfida» col resto d'Europa: ci siamo abituati da anni alla lira debole e svalutata - è stato il ragionamento di Fazio - e allora se una volta tanto diamo prova di avere una moneta che si rafforza siamone orgogliosi, invece di lamentarcene. Ma il guaio, appunto, è che per accettare quella sfida - e così torniamo alla «sentenza» riaggiornata di Carli e Malagodi - occorrono due condizioni essenziali: un quadro di finanza pubblica chiaro, una buona stabilità politica. La trattativa sulla lira nello Sme, sia a livello interno sia a livello internazionale, ruota intorno a questi due perni. A livello interno, vinta una sua quasi filosofica «sfiducia» sul sistema dei cambi fissi, Bankitalia fa ovviamente gioco di squadra. Ha iniziato a rimpinguare le riserve, con l'obiettivo logico di metter fieno in cascina per contenere le fluttuazioni future. E non certo per rilanciarsi, un domani che saremo rientrati nello Sme, nella difesa a oltranza della nuova parità centrale. Perché anche in questo caso, il governatore si ricorda bene il dramma del settembre del '92, che visse il suo collega Ciampi, e che lui non vuol ripetere. Ma proprio per non ripeterlo ha suggerito prudenza, nel timore di un rientro troppo affrettato che poi costringerebbe lui a dover difendere la lira da attacchi speculativi, ove mai insorgessero ulteriori sorprese sul deficit del '96 o intoppi nell'iter della Finanziaria. Ecco perché Bankitalia preferirebbe la lira nello Sme dopo il passaggio della manovra anche al Senato. Ed ecco perché ha chiesto al governo un chiarimento urgente e non alla fine dell'anno, come invece aveva detto Visco - sulla famigerata «Eurotax»: per consentire il rientro in una situazione di finanza pubblica più chiara, e magari supportata da un equilibrio politico più consolidato. Ciampi ha capito il senso delle richieste. La seconda l'ha fatta propria, pressando a sua volta Prodi e Visco, salvo poi dolersi per come hanno reso noto il progetto di restituzione dell'una tantum, che appare un po' furbesco (pur senza esserlo), e perciò complica i rapporti con l'Ue proprio in una fase cruciale come quella sullo Sme. La prima richiesta di Fazio, invece, ha potuto accettarla solo in parte. Cioè ha convenuto che è giusto pazientare ancora qualche giorno, soprattutto dopo la scelta aventroiana del Polo sulla Finanziaria alla Camera, per verificare magari che al Senato l'iter parta in un clima sia più sereno; ma aspettare il varo definitivo di Palazzo Madama è forse troppo azzardato. Il perché lo spiega Ù fatto che ce lo chiedano, con tutt'altro movente rispetto a Bankitalia, anche le cancellerie europee tipo la Francia: formalmente vogliono garanzie sulla tenuta del governo, in realtà puntano a costringerci ad una trattativa sul filo di lana, a ridosso di Natale. A quel punto teme il ministro del Tesoro - saremmo costretti a rientrare comunque, alle loro condizioni (e cioè quota 950 contro il marco) e senza poter più negoziare nulla. Perché qui o si rientra entro fine '96, o si sgarra un criterio e si sta fuori da Maastricht. E questa soddisfazione, ai francesi, Ciampi non gliela vuole proprio dare. Massimo Giannini Fazio chiede cautela Ciampi lo rassicura ma bisogna accelerare per non farsi imporre «condizioni» dai francesi ncora da che i citu chi sta ogo. Pronon l'ha o voleva eva creasibile nel urlasse. to punto arliamoci atto quettare giù to, se ve¬ Il super ministro dell'Economia Carlo Azeglio Ciampi igi e saremo a difesa a rità cenuesto carda bene e del '92, Ciampi, e Ma prosuggerito n rientro i costrindere la li, ove mai prese sul nell'iter a preferipo il pasche al Sechiesto al urgente come in sulla faconsentiazione di ara, e maequilibrio . Ciampi richiesteIn alto da sinistra il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio e il presidente della Repubblica francese Chirac ConfinE i lavosi sentomoneta unicstabilirà un alì. Autonommunicazioneprotestano cveda aliquotgli altri reddde i lavoratono a 23 milinelle detraziE' in pericciazioni impmercio non sensuale delnunciarlo», degli artigiansecondo cui di reddito, «ipreconcetti ste della ConDi nuovo pone i due tecontro l'altrpendenti adstriali, sonozionale così faccia pagarVisco ribaparadosso: slo sarebbe esenzioni diredditi da la9 milioni, iesentati finogiore detrazdel reddito» In alto da sinistra il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio e il presidente della Repubblica francese Chirac Qui sopra Guido Carli Il super ministro dell'Economia Carlo Azeglio Ciampi

Luoghi citati: Europa, Francia, Italia, Parigi