La gelosia firma un massacro

Cosenza: carabiniere di 33 anni arrestato dopo che in auto aveva attraversato Cosenza: carabiniere di 33 anni arrestato dopo che in auto aveva attraversato La gelosia firma un massacro Uccide sei volte e fugge con la figlia e un nipote COSENZA. Un lunghissimo istante di razionale follia, con la pistola che spara 23 volte: 6 morti. Alfredo Valente, 33 anni, carabiniere esemplare fino a martedì sera, è ora un assassino. Nel carcere militare di Peschiera sul Garda, aspetta che quelli che fino a poche ore fa erano i suoi colleghi lo portino a Cosenza. Qui, davanti al magistrato, dovrà ripercorrere le sequenze di una strage. A partire da martedì sera, quando - dopo aver ottenuto un permesso dai superiori - da Formia, dove era in servizio, ha raggiunto Buonvicino, piccolo paese del Tirreno Cosentino: qui abitavano i suoceri, qui la moglie Genoveffa Maria, «Genny», aveva scelto di vivere dopo averlo lasciato, portando con sé la figlia Alessandra, 4 anni. Valente ha ucciso perché la moglie non voleva più restare con lui. Ha ucciso chi, secondo lui, aveva la responsabilità di questa separazione: la moglie Genny, sua coetanea, ammazzata sulla porta di casa; i suoceri, Raffaele e Marianna Salemme; i cognati Luigi Benvenuto e Franca, sorella della moglie. Ha ucciso anche la nipotina, Fabiana, 11 anni, che pure aveva tentato di salvare ma che ha assassinato quando la bambina si è aggrappata al cadavere della madre. Valente voleva portarla con sé, con la figlia e Marco, fratellino di Fabiana. Ma Fabiana non ha voluto andar via. Allora Valente le ha sparato in testa. Poi ha caricato in macchina Alessandra e Marco ed è partito per Concesio, provincia di Brescia, dove abita un fratello di Genny, Giovanni. Un lungo viaggio attraverso l'Italia che si è concluso all'alba, quando vicino a Piacenza ha fuso il motore. Da una piazzola Valente ha chiesto soccorso, sono arrivati alcuni agenti della Stradale, poi un carro dell'Aci. Al conducente Luigino Barbieri ha mostrato 0 tesserino dell'Arma. Alla stazione Aci gli hanno trovato un taxi. Ha trasferito i bambini su questa auto, e ha chiesto di essere portato a Concesio. Mancavano pochi minuti alle 8. Giovanni Salemme e la moglie stavano per uscire di casa con la figlia che doveva andare a scuola. E' squillato il campanello. Salemme ha aperto e si è trovato davanti i nipotini, soli. Poco dopo ha suonato il telefono. «Ciao Gianni, sono Alfredo, volevo solo sapere come sta Alessandra». Ma nel giro di poco Valente è tornato a casa dei cognati. Ad aspettarlo i carabinieri, che pensavano di trovarlo chissà dove, suicida, con una pallottola in testa. Un ragazzo chiuso, Alfredo. Uno che se si metteva una cosa in testa, la faceva. Come tentare di riavere Genny ed Alessandra. A Diamante, dov'è nato e vivono i suoi famigliari, lo ricordano quando corteggiava Genny e come l'aveva conquistata in pochi giorni, sposandola sei mesi dopo. Ma quando la giovane aveva cominciato a mal sopportare il matrimonio lui aveva fatto di tutto per riconquistarla. Era il suo chiodo fisso, dicono oggi i colleghi. Ne aveva parlato con il suo comandante, il colonnello Vittorio Tommasone. Gli aveva confidato che non sopportava l'idea di vivere lontano da moglie e figlia. Aveva fatto di tutto per ricucire lo strappo, per cercare di salvare un rapporto che si era deteriorato. Ieri il colonnello ha detto: «Gli stavano tutti vicini e insieme cercavano di fargli superare un momento difficile come quello della fase che precede una separazione. Ma a tutti quanti noi non aveva mai detto di essere angosciato. Chi gli è stato vicino nel lavoro in queste ultime due settimane, da quando la moglie lo aveva definitivamente lasciato, non ha mai sentito dirgli qualcosa che potesse far presagire un gesto del genere». «Anzi - racconta un suo collega - sia in servizio sia fuori, non facevamo altro che consigliarlo e sostenerlo per fargli affrontare positivamente un momento del genere». Un paio di anni fa lui e Genny erano arrivati ad una prima separazione. Poi si erano riappacificati. Ma Genny era tornata in Calabria, lasciandolo solo, e forse parlava già di divorzio. Alcuni vicini di casa, a Formia, dicono che le sue giornate erano monotone. Usciva di casa la mattina per andare al lavoro, rientrava la sera. Mai in giro, mai fuori di casa la sera. Una vita sempre uguale, a pensare alla moglie e alla figlia. Genny, a Buonvicino, trascorreva le giornate con la figlia. Forse pensava di tornare a lavorare. Fino al matrimonio l'aveva fatto. Poi l'amore del marito l'aveva convinta a lasciare tutto. Diego Minuti La moglie lo aveva lasciato e voleva il divorzio. Oltre alla donna, sotto i colpi di pistola sono caduti anche i suoceri, i cognati e un'altra nipote di undici anni

Persone citate: Alfredo Valente, Cosentino, Diego Minuti, Giovanni Salemme, Luigino Barbieri, Marianna Salemme, Peschiera, Salemme, Vittorio Tommasone