Travet licenziato per colpa del bilancio

Travet licenziato per colpa del bilancio STATALI Sentenza del Consiglio di Stato. Critici i lavoratori: si poteva ricorrere alla mobilità Travet licenziato per colpa del bilancio «Anche nelpubblico legittimi i tagli per contenere le spese» ROMA. Anche un ente pubblico può legittimamente licenziare un dipendente, risultato «in esubero» a seguito di varie vicende, quando vi sia la necessità di contenere le spese nell'ambito di quelle stabilite per l'organico in dotazione. Lo afferma una sentenza emanata dal Consiglio di Stato in merito a una vertenza sorta tra il Consiglio provinciale dei consulenti del lavoro di Roma e un'impiegata licenziata a seguito della riammissione in servizio - per disposizione della magistratura - di un'altra lavoratrice, che a sua volta aveva vinto ima causa con lo stesso ente. Il rispetto delle più elementari regole di bilancio, secondo la sentenza, deve essere osservato anche all'interno di una struttura pubblica, per cui il licenziamento "el caso in questione «appare le, 'o e rispondente a criteri di buona amministrazione». L'impiegata licenziata, che era stata assunta per sostituire la persona successivamente riammessa in servizio e aveva superato il periodo di prova, aveva presentato ricorso in prima istanza al Tribunale amministrativo del Lazio e questo le aveva dato ragione. Fra i motivi addotti dall'interessata vi era quello che l'Ente, licenziandola, non aveva rispettato «i principi in tema di stabilità dell'impiego pubblico che, una volta superato il periodo di prova, può cessare solo per soppressione del posto o per giustificata riduzione di organico, presupposti insussistenti nella specie». In tal modo, sosteneva il ricorso, erano stati violati i principi relativi alla stabilità del pubblico impiego, nonostante che l'ente fosse svincolato dal rispetto delle norme privatistiche che limitano il licenziamento. Ricorrendo in appello, il Consiglio provinciale dei consulenti del lavoro di Roma aveva fatto presente che «le condizioni di bilancio non consentivano di superare la dotazione organica fissata in 3 unità di personale». Ora, questa tesi è stata condivisa dal supremo organo della giustizia amministrativa, ritenendo ben fondata la preoccupazione del datore di lavoro di contenere la spesa per il personale nell'ambito di quella prevista per la dotazione organica. Una volta disposta la riassunzione della dipendente licenziata in precedenza, non si poteva far altro che «riportare il numero delle unità di personale in servizio a quello fissato nella pianta organica». La sentenza è stata considerata «giusta in linea di principio» dal segretario confederale della Uil Antonio Foccillo, ma con alcune riserve. «E' una sentenza corretta - precisa il sindacalista - per il ragionamento giuridico. Però sarebbe stato preferibile che l'Ente, invece di scegliere la strada del licenziamento, avesse sottoposto la lavoratrice a processo di mobilità». Dello stesso avviso Cario Podda, segretario nazionale della Cgilfunzione pubblica: «Trattandosi di un ente parastatale, il consiglio dei consulenti del lavoro non ha osservato le procedure disposte con il decreto 29 del '93. La riforma del pubblico impiego prevede 3 passaggi obbligati: mobilità volontaria, mobilità d'ufficio, collocamento a disposizione per 2 anni. Solo al termine di questi - se non si è trovata una collocazione - arriva il licenziamento». Gian Cario Foss.« Bassanini ministro della Funzione pubblica

Persone citate: Antonio Foccillo, Bassanini, Gian Cario Foss, Podda

Luoghi citati: Lazio, Roma