Alta velocità vertice da rifare di Bruno Gianotti
Ercole Incalza coinvolto come Necci nell'inchiesta spezzina. Domani i nuovi incarichi Ercole Incalza coinvolto come Necci nell'inchiesta spezzina. Domani i nuovi incarichi Alta velocità, vertice da rifare Si dimette anche l'amministratore delegato ROMA. L'Alta velocità cambia i vertici. A tamburo battente: ieri si è dimesso l'amministratore delegato della Tav Ercole Incalza e si è saputo che il presidente Lorenzo Necci aveva già inviato la lettera di dimissioni il 30 ottobre, domani si riunirà il consiglio di amministrazione e varerà le nomine. Le poltrone vuote sono tre: oltre a Necci e Incalza, coinvolti nell'indagine dei magistrati spezzini, c'è da sostituire Corrado Fiaccavento, deceduto il mese scorso. Tre manager di estrazione ferroviaria, che rappresentavano la Spa dei binari accanto ai membri nominati da banche e assicurazioni che hanno il 60% del capitale Tav. Incalza tornerà alla dirigenza delle Ferrovie. Ha motivato la sua decisione con la necessità di non bloccare i progetti già avviati: «Esco dalla società - ha scritto perché a nessuno sia consentito di incrinare minimamente il progetto dell'alta velocità, utilizzando e sfruttando vicende personali già chiarite nelle sedi opportune». Era alla guida della Tav dal '91, fin dalla sua costituzione, dopo averne gettato le basi prima con il Piano generale dei trasporti del 1986 (quando ministro dei Trasporti era Signorile), poi con la segreteria tecnica delle Fs. Domani Giancarlo Cimoli, il manager arrivato dalla Chimica a sostituire Necci, presenterà il successore di Incalza. Segretissimo il nome, si fanno diverse ipotesi su personaggi milanesi, quasi tutti di estrazione Montedison. Lo stesso Cimoli dovrebbe prendersi la seconda poltrona che fu di Necci, quella del presidente Tav. Quasi certa la nomina di un dirigente Fs al posto di Fiaccavento. Nessuna variazione in vista per il resto del consiglio di amministrazione, che comprende ancora due uomini in rappresentanza del- le Ferrovie (Franco Capanna e Roberto Paolo Rossi), Jean Marie Merillon (Crédit Lyonnais), Mauro Cicchine (Crediop), Antonio Nottola (Bancaroma), Pier Carlo Marengo (Servizi Interbancarii, Marcello Tacci (Cassa di compensazione Spa), Giorgio Piccotti (Mediobanca International), Paolo Pierri e il commercialista Mario Piovano. L'obiettivo principale di Cimoli è di mantenere la piena operatività della Tav, con i cantieri aperti sulla Roma-Napoli e l'avvìo della prima fase, entro fine-anno per la Bologna-Milano e il nodo di Bologna. La Spa, che punta alla quotazione in Borsa, ha chiuso il bilancio '95 con un utile netto di oltre 5 miliardi ed ha completato un aumento di capitale da 100 a 400 miliardi. Per l'amministratore delegato delle Ferrovie, si prospetta intanto uno scontro con i sindacati dopo la «presa di conoscenza» della scorsa settimana. Ieri il segretario nazionale della Filt-Cgil Dino Testa ha detto che le Fs hanno ripreso le procedure offrendo incentivi medi intorno ai 50-70 milioni a testa: «Nei prossimi giorni è prevista l'uscita di almeno mille ferrovieri che si aggiungono ai 1600 appena usciti con l'obiettivo di superare i 6 mila esodi entro l'anno». Testa minaccia lo sciopero immediato e accusa i vertici dell'azienda di violare le intese che congelavano tutto in attesa del confronto. Per le Ferrovie la notizia dei 6 mila esodi entro l'anno «è destituita di ogni fondamento» e tutto si sta muovendo entro i confini degli accordi: 700 esodi agevolati «sono stati individuati insieme alle organizzazioni sindacali, su richiesta degli stessi lavoratori: i sindacati avevano chiesto solo di dilazionare le uscite che avverranno con tutta probabilità entro fine anno». Eventuali ulteriori esodi incentivati «saranno concordati con i sindacati». Bruno Gianotti Cimoli forse presidente vuole manager milanesi Scontro col sindacato Ercole Incalza, dimissionario a sinistra Giancarlo Cimoli
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