«Togliete l'embargo» di Andrea Di Robilant
«Togliete l'embargo» «Togliete l'embargo» Gorbaciov: solo allora arriverà la perestrojka ROMA. «L'embargo contro Cuba è solo un anacronismo e va tolto al più presto». Mikhail Gorbaciov, di passaggio a Boma proprio quando Fidel Castro «tiene corte» in città, spezza ima lancia in favore del suo vecchio amico-nomico. Ma poi lo incita ad accelerare il passo sulla via della democrazia. E rievoca lo spettro di Erich Honecker, il quale, come Castro, era convinto di aver già «aperto» il suo Paese a sufficienza. L'ex presidente sovietico ha fatto visita a Giovanni Paolo II alla vigilia dello storico incontro tra il Pontefice e il Comandante. «L'ho trovato di ottimo umore», ha detto Gorbaciov dopo mezz'ora di colloquio in cui hanno rievocato i loro incontri storici, nel 1989 e nel 1990. In tarda mattinata, tra un appuntamento e l'altro con esponenti politici, Gorbaciov si è poi intrattenuto con alcuni giornalisti al Senato. Presidente, incontrerà il leader cubano visto che siete tutti e due a Boma in questi giorni? «Castro è ancora qui? Pensavo fosse già partito. Comunque io ho un'agenda fitta e penso che la sua lo sia altrettanto. Sarebbe difficile organizzare un incontro. Ma una cosa voglio dirla: ho un'altissima opinione di Fidel Castro». I suoi rapporti con Castro dopo il varo della perestrojka non erano idilliaci. Qual è il suo giudizio sulla situazione a Cuba oggi? «La comunità internazionale deve innanzitutto esprimere rispetto e attenzione per Cuba. Questo è il Paese che respinse la dittatura di Batista e scelse la strada della trasformazione. Poi il suo destino s'intrecciò con la spaccatura del mondo in due blocchi e ancora oggi porta l'impronta profonda di quel conflitto». Ma nonostante la fine della Guerra fredda Castro non ha ancora avviato una perestrojka cubana. Non pensa che anche il regime castrista sia «anacronistico»? «Il fatto è che quando si è costretti a vivere in una situazione di isolamento, assicurare l'ordine nel Paese rimane un obiettivo necessario». Al vertice della Fao è stato chiesto a Castro se avesse intenzione di favorire un'apertura politica nel suo Paese. Lui ha risposto che l'apertura c'è già stata con la rivoluzione. Le sembra una risposta incoraggiante? «Credo che la sua sia stata soprattutto una reazione polemica ad una domanda polemica. Detto questo, io ricordo che quando andai a far visita a Honecker (pochi giorni prima della caduta del Muro, ndr), egli mi disse che la perestrojka in Germania l'avevano già fatta 17 anni prima». Poi si è visto come è andata a finire. Ma secondo lei Castro rischia davvero di finire come Honecker? «Rimango convinto che una volta tolto l'embargo sarà lo stesso Fidel Castro a procedere con la democratizzazione del Paese. Sbaglia chi pensa che sia un politico del passato». La posizione europea è quella di incoraggiare Cuba ad aprirsi politicamente per favorire la sospensione dell'embargo americano. E' la strategia giusta? «Questa non è materia da baratto. Il popolo cubano deve riflettere per conto proprio sulle scelte che deve compiere. Non dobbiamo dettare proprio nulla: sarebbe una mancanza di rispetto». Andrea di Robilant
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