Il pds: rivediamo la legge antimafia di Giovanni Bianconi

Vigna: norme più rigorose sui pentiti. Napolitano: non è debolezza, ma nuova forma di lotta Vigna: norme più rigorose sui pentiti. Napolitano: non è debolezza, ma nuova forma di lotta Il pds: rivediamo la legge antimafia Folena: aboliamo la definizione «concorso esterno» per i rapporti tra ipolitici, le imprese e Cosa nostra ROMA. Inizialmente c'era pure Giulio Andreotti, ma poi le cose cambiarono e gli venne contestata la partecipazione diretta a Cosa Nostra. Tuttavia la lista degli accusati di quel reato resta lunga e piena di nomi eccellenti: da Giacomo Mancini a Bruno Contrada, da Calogero Mannino a Marcello Dell'Utri: tutti imputati di «concorso esterno in associazione mafiosa». Ora dal pds parte la nuova proposta, illustrata dal responsabile per la giustizia Pietro Folena: «La tipicizzazione di comportamenti criminosi da parte di politici e imprenditori in combutta con associazioni mafiose, tale da superare l'attuale uso improprio del "concorso esterno" al 416 bis». Folena parla dalla tribuna del convegno su «legislazione antimafia, analisi e proposte», affollato di magistrati, avvocati, investigatori e parlamentari. E subito l'esponente del pds chiarisce: «Non si tratta di proteggere nessuno, né tantomeno la zona grigia delle contiguità. Il problema è di limitare l'uso discrezionale di una figura di reato poco definita, nella quale sono finiti anche imprenditori rimasti con quel marchio quando invece non c'entravano nulla con la mafia, e anzi erano vittime di estorsioni». La precisazione arriva insieme all'annuncio di una proposta di legge, ma il dibattito è aperto, e naturalmente emergono le divisioni. Guido Lo Forte, procuratore aggiunto a Palermo, la città dove s'è fatto il maggior uso del «concorso esterno», ricorda che fu Giovanni Falcone, nel 1987, a individuare quel reato «per colpire i fiancheggiatori della mafia. Riformarlo è un problema complesso, noi siamo pronti a tutti i miglioramenti, ma allargare troppo la tipizzazione dei reati è un rischio altrettanto presente». Piero Luigi Vigna, nuovo super-procuratore antimafia, ipotizza un «unico reato associativo all'interno del quale ci possono essere diversi gradi di punibilità». Il confronto, insomma, è ap¬ pena cominciato, e chissà come andrà a finire. Ma una cosa è certa: il pds conferma la linea dell'«uscita dall'emergenza», anche in tema di lotta alla mafia. E' ancora Folena che dice: «Contro Cosa Nostra sono stati raggiunti risultati importantissimi che rivendichiamo, ma all'interno di una cultura emergenziale che ha creato effetti negativi nel complesso del sistema giudiziario». Ecco dunque la necessità delle riforme, a cominciare da un altro tema «caldo», quello dei pentiti. Il pds propone «la revisione delle norme sui collaboratori di giustizia, nel senso di renderle più rigorose, restrittive, certe, efficaci». Il governo, per bocca dei ministri della Giustizia Flick e dell'Interno Napolitano, ribadisce le correzioni proposte nell'ultima relazione semestrale sui «collaboranti», mentre Vigna dice: «I collaboratori sono e restano uno strumento indispensabile e irrinunciabile, ma vanno affiancati all'uso della tecnologia (leggi intercettazioni, ndr) e delle operazioni sotto copertura per trovare i riscontri». Anche il super-procuratore è per il rigore, e dice che, ad esempio, il pentito che si sottrae al contro-esame della difesa va punito con qualche sanzione, almeno amministrativa. Ma le stoccate più dure arrivano dall'avvocato Franco Coppi, difensore di Andreotti, che si scaglia contro i collaboratori usati come «consulenti» dell'accusa su fatti che non conoscono direttamente, le dichiarazioni «a rate», gli avvocati che difendono più pentiti nello stesso processo. Alle riforme sono tutti disponibili, ma Napolitano avverte: «Intervenire sulle leggi antimafia non deve significare un segnale di debolezza, ma anzi rafforzare la lotta alla criminalità organizzata. Abbiamo colpito il braccio armato della mafia, ma resta vivo quello economico e finanziario, che punta ad accumulare ricchezze e a riciclare. Bisogna proteggere gli investimenti e le iniziative imprenditoriali dalle pressioni della mafia, altrimenti sarà un disastro». Giovanni Bianconi A sin. Pietro Folena, responsabile per la giustizia del pds Sopra: il ministro Giovanni Maria Flick

Luoghi citati: Palermo, Roma