Generali guardano a Sai, Ciampi vuole i privati in banca di Valeria SacchiGianni Zandano

Generali guardano a Sai, Ciampi vuole i privati in banca I NOMI E GLI Generali guardano a Sai, Ciampi vuole i privati in banca Mario Sarchielli e Sergio Siglienti uniscono le forze e decidono, insieme, di andare «a vedere» le carte del Banco di Napoli. Non se la sentono di lasciar perdere la più forte rete di sportelli del Sud. Oggi, dunque, presenteranno la loro brava richiesta al Tesoro. Saranno i soli? Forse no. E del resto altri potranno rientrare in gioco nella seconda fase dell'asta. Il presidente di Bnl e il presidente dell'Ina saranno certamente criticati. Si dirà che ubbidiscono ad ordini del ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi (nonostante alcuni sostengano che il loro intervento sia opera del direttore generale del Banco, Federico Pepe). E' possibile che sia così, ma è anche possibile che i due abbiano ottenuMario to contropar- Sarcinelli tite. Che, nel Alfonso Desiata caso di Bnl, potrebbero essere di accelerarne la privatizzazione. Del resto era ingenuo pensare che, dopo tanto architettare, il Tesoro rischiasse un'asta deserta o si vedesse costretto a ricorrere ad un rinvio. La fase uno, comunque, non vincola alla fase successiva. E' solo un lasciapassare per guardare nei conti. Visti i quali, Bnl e Ina potranno anche decidere di non farne nulla. Intanto ieri Giovanni Bazoli ha chiarito che Ambroveneto ha deciso che non sarà della partita perché un intervento a Napoli presupporrebbe una ricapitalizzazione a Vicenza. Alla quale, come è ben noto, sono contrari due importanti azionisti: l'Alleanza di Alfonso Desiata e la Popolare di Verona di Paolo Biasi. i Sia come sia, è un momento di ebollizione per il sistema bancario. Basti pensare alla quota della Banca di Roma che dovrà essere ceduta. Un'operazione alla quale lavora il presidente Cesare Geronzi, che spera di coinvolgere gruppi esteri come la tedesca Commerzbank o la francese Lazard Frères. Non basta. Come ha più volte ripetuto lo stesso presidente dell'Abi Tancredi Bianchi, la galassia credito dovrà «dimagrire» negli organici per recuperare produttività e, dopo il Banco di Napoli, dovrà affrontare altre situazioni spinose. Ad esempio il Banco di Sicilia presieduto da Bernardino Libonati. Senza contare gli istituti pubblici controllati da Fondazioni che, secondo il progetto cui Cesare Geronzi Giuliano Amato sta dando gli ultimi ritocchi il direttore generale del Tesoro Mario Draghi, dovranno a loro volta essere privatizzati. E si tratta di colossi come il San Paolo di Torino presieduto da Gianni Zandano, o la Cariplo presieduta da Sandro Molinari che già due volte ha rinviato l'operazione Borsa a causa della debolezza del mercato. Dopo troppi anni di supertutela da parte di Bankitalia, le banche italiane si trovano ad affrontare in un sol colpo i loro problemi irrisolti. Ed è curioso - quasi una nemesi storica - il fatto che a doverle spingere ora in mare aperto sia proprio uno degli ex tutori: l'ex governatore Ciampi. Ma per il presidente dell'Ina Siglienti, e per i suoi due amministratori delegati Lino Benassi e Roberto Pontremoli, non è solo il fronte Banconapoli ad essere aperto. Grattacapi arrivano dalla finanziaria, dove un emendamento, passato quasi per caso, impone agli enti previdenziali e alle «privatizzate» uno sconto del 30% nella vendita delle case agli inquilini. Una distrazione che dovrà essere rivista perché, se resta, non si applicherà solo all'Ina ma anche, ad esempio, alla Comit presieduta da Lionello Adler e al Credit presieduto da Lucio Rondelli. Con risultati non certo incoraggianti per i bilanci, e una irragionevole stoccata per gli azionisti. Si movimenta anche il parterre delle compagnie di assicurazione, dopo le dichiarazioni di interesse per la Sai di Salvatore Ligresti da parte del presidente di Ge- nerali, Antonie Bernheim. Nel sofisticato mondo degli assicuratori, molti scommettono sull'operazione, e aggiungono che, dopo la fusione Axa-Uap decisa da Claude Bébéar, le Generali non possono restare ferme. Pena il vedersi preferire, dai portafogli dei grandi investitori, il dinamico gruppo francese. ■ Giuliano Amato è attivissimo. Sgomina i sostenitori del numero chiuso per la produzione del «reggiano» e del «grana padano», chiede al ministro delle Poste Antonio Maccanico maggior chiarezza nelle bollette per i telefoni, ordina a Telecom di allargare gli sconti tariffari ai gruppi chiusi anche agli altri concorrenti come Albacom. Dette così sembrano cose da poco, ma in mezzo ci sono interessi da far tremare i polsi. In tempi di privatizzazioni com plicate, eccone una riuscita, quella deU'Efim, che si concluderà entro fine anno. Nel giro di quattro anni (di cui il primo perso in attesa del via libera Cee) il commissario straordinario Alberto Predieri ha venduto un gruppo da 36.000 dipendenti e con 17 mila miliardi di debiti a diversi privati, passando la difesa e il settore ferroviario alla Finmeccanica di Fabiano Fabiani, come da ordini governativi Come va la pubblicità? Meglio, secondo quanto ripete da qualche mese il presidente deu'Tjpa, Giulio Malgara. Il quale, comunque, ha affidato una ricerca ad hoc al sociologo Enrico Finzi, che la illustrerà domani a Milano. Valeria Sacchi Alberto Predieri Alberto Predieri Gianni Zandano Giuliano Amato Cesare Geronzi Alfonso Desiata Mario Sarcinelli

Luoghi citati: Milano, Napoli, San Paolo, Torino, Verona, Vicenza