«Mi chiama mostro: uccidila»

Il piano dell'agricoltore veronese svelato da un pentito: «Violentala, poi ammazzala e spargi i pezzi» Il piano dell'agricoltore veronese svelato da un pentito: «Violentala, poi ammazzala e spargi i pezzi» «Mi chiama mostro; uccidila» Stevanin assoldò un killerper punire una cronista VERONA. Era stufo di sentirsi definire «mostro», di vedere sui giornali il suo nome abbinato a «serial killer». Così Gianfranco Stevanin avrebbe assoldato un pregiudicato comasco per fare uccidere la cronista del quotidiano «L'Arena», Alessandra Vaccari, trentenne, che sta seguendo le sue vicende giudiziarie da due anni, da quando l'agricoltore di Terrazzo fu arrestato con l'accusa di avere sequestrato una prostituta austriaca, ingaggiata a Vicenza. La vita di Alessandra Vaccari, una lunga capigliatura rossa, grintosa, con esperienze giornalistiche anche televisive, per il killer valeva 25 milioni, più la vecchia Volvo dell'agricoltore. Stevanin è finora accusato di due omicidi, ma ha raccontato altri episodi di morti di giovani donne con le quali aveva avuto rapporti sessuali. Stevanin avrebbe fatto contattare il killer dal suo compagno di cella Giuliano Baratella e avrebbe fatto pervenire a Franco M. di Como un acconto di un milione e mezzo. Perché Stevanin odiava tanto la Vaccari? Ai periti psichiatrici che gli domandavano «ma è una brava giornalista?», lui aveva risposto: «No. Per conto mio, sinceramente, per come la vedo io, più che una giornalista è una arrivista». Stevanin nella sua cella colleziona tutti gli articoli che si scrivono su di lui e ha quindi la raccolta completa degli articoli di Alessandra Vaccari. La giornalista ha seguito tutti i momenti-chiave dell'inchiesta. Con il passare del tempo, l'assassino aveva visto cambiare l'atteggiamento della cronista, prima orientata verso il partito degli innocentisti e poi chiaramente decisa dalla parte, invece, del serial-killer. Stevanin era persino convinto che a scrivere contro di lui su «L'Arena» fosse sempre la Vaccari, anche se gli articoli erano firmati da altri. Aveva persino tentato di depistare la giornalista scrivendo delle lettere e facendo scrivere a Baratella (suo compagno di cella) un'autoconfessione che però non aveva né impressionato la Vaccari né il pm Maria Grazia Omboni. Da qui sa¬ rebbe nata la decisione di eliminare la cronista. Stevanin avrebbe ritagliato una foto della Vaccari apparsa sul settimanale «Epoca», e l'avrebbe mandata al killer insieme all'anticipo di un milione e mezzo. Il piano però sarebbe saltato, grazie alla confessione del Baratella. Costui aveva saputo che il killer aveva già ricevuto il vaglia con il milione e mezzo, l'aveva poi incontrato a un processo a Milano e gli aveva detto di stare fermo, di non fare niente. «Temevo - dice nella sua confessione - che se fosse successo qualcosa alla Vaccari, avendola io minacciata, sarebbe stata attribuita a me la colpa». Il Baratella, nella sua confessione, racconta inoltre che il comasco avrebbe dovuto prendere la giornalista, «violentarla, tagliarle il seno e altre cose che preferisco ha detto - non ripetere, spargendo poi i pezzi per le strade del paese di Legnago». Mercoledì ci sarà l'udienza preliminare, nella quale il gip Carmine Pagliuca deciderà se e quando rinviarlo a giudizio davanti alla Corte d'assise per il duplice omicidio volontario premeditato, messo in atto con crudeltà nei confronti di Claudia Pulejo e Biliana Pavlovic. Secondo i periti, Stevanin non è pazzo ed era perfettamente cosciente di quello che faceva. Per quanto riguarda Alessandra Vaccari, la sua reazione è stata questa: «Per un paio di settimane ho girato portando con me uno strumento di autodifesa. Ma Stevanin non s'illuda di avermi fatto paura. Io non ho paura di lui». L'Ordine dei giornalisti del Veneto ha espresso tutta la sua solidarietà: «Non è la prima volta - ha commentato il presidente dell'Ordine, Michele Bellinetti - che compiendo il proprio dovere un giornalista rischia in proprio. So, e questo conforta tutti noi giornalisti, che la collega non si è per nulla intimorita e, ha continuato, e continua tuttora, a compiere il suo dovere di cronista». «Stevanin non ha mai pensato di vendicarsi di nessun giornalista, Vaccari compresa. La storia del killer l'abbiamo appresa dai giornali così come, leggendo il giornale, l'ha appresa il nostro assistito». A nome dello studio che difende l'agricoltore, l'avvocato Cesare Dal Maso ha smentito ieri sera che Stevanin abbia mai progettato di eliminare Alessandra Vaccari. Secondo Dal Maso, Stevanin è ancora una volta vittima del suo compagno di carcere Giuliano Baratella. «Baratella è già stato condannato per autocalunnia dopo essersi accusato di due omicidi. Potrebbe essersi inventato anche queste cose. Da tempo lui e Stevanin non hanno più rapporti». Francesco Ruffo Ma la difesa: «Vittima di un compagno di cella calunniatore» A sinistra Gianfranco Stevanin accusato di essere un serial killer Sopra Alessandra Vaccari giornalista dell«Arena di Verona

Luoghi citati: Como, Legnago, Milano, Terrazzo, Veneto, Verona, Vicenza