«Anche Dio può scendere in campo» di Roberto Beccantini

UH PATTO A Milano convegno della consulta diocesana: «Lo sport palestra di educazione» «Anche Pio può scendere in campo» // cardinale Martini: attenti al business dell'agonismo UH PATTO FRA DUE MONDI MILANO IO in campo. Ma non, per blasfema trasposizione, Maradona o Pelé. Proprio Dio. Un tema che, sfiorato in superficie, fa magari pensare ai segni di croce propiziatori e alle bestemmie sparse, dovunque e comunque, in segno di stizza, se non, addirittura, per bieca abitudine. Niente di tutto questo. Dio in campo come misura di un rapporto fra sport e religione che sempre fa discutere, anche se, per la verità, lo si discute sempre poco. E così, la consulta diocesana dello sport ci ha costruito su un convegno generoso di spunti. In principio fu l'oratorio, chiave di lettura, e di accensione, di ogni approccio sportivo. Inghiottito, strada facendo, dal grande orco dell'agonismo business e da nuove realtà urbane, sociali. «Se ci sono tensioni e ambiguità - ha dichiarato l'arcivescovo di Milano cardinal Martini nel suo messaggio di saluto - certa- mente il mondo dello sport professionistico è oggi quello che ne risente di più». Quanto invece allo sport in senso lato, ammesso che sia possibile depurarlo di tutti i miasmi che sprigiona, «rimane una passione affascinante per la carica umana che esprime». Insomma: «L'uomo può edificare se stesso "anche" nello sport, che pure non è più l'isola felice di una volta». Massuno Moratti, presidente dell'Inter, ha portato una calda, e appassionata, testimonianza di vertice: «Non è vero che i campioni abbiano smarrito la capacità di rispettare i valori dell'agonismo. Anzi. Quando scendono nell'arena, sfoderano sentimenti identici ai comuni e oscuri dilettanti». Mens sana in corpore sano. L'autonomia dello sport. E, soprattutto, il suo momento educativo, la sua fiamma alla quale i giovani si scaldano sognando, troppo spesso, praterie troppo vaste. Importante - se non cru¬ ciale - è l'atteggiamento dei genitori. Un tasto, questo, caro al telecronista Bruno Pizzul, dalle conseguenze, non di rado, devastanti. Perché, se molti sono i chiamati, pochi risulteranno gli eletti: e allora guai a chi radicalizza il problema, inculcando nel ragazzo uno spirito smodatamente egocentrico, elitario. Per Sandro Gamba, ex et della Nazionale di basket, lo sport deve essere aggregazione di razze e antidoto alla violenza. Come esempio, cita gli Stati Uniti, l'epoca delle grandi immigrazioni, i tornei notturni che le autorità ecclesiastiche cittadine hanno creato, appunto, per disperdere i germi del male, «visto che proprio nella fascia oraria che va dalle 10 di sera alle 2 di mattina, indagini e sondaggi avevano collocato il tasso più alto di crimini minorili. Con una pratica capillare "by night", omicidi e spaccio di droga sono drasticamente diminuiti». Gamba ha fatto poi ricorso a una struggente immagine: «La vestizione dell'atleta mi ricorda la vestizione del prete per la messa. C'è sempre qualcosa di sacro nell'attività sportiva». Pierluigi Marzorati, un altro «monumento» della pallacanestro italiana, si è detto ottimista nonostante tutto. E dentro a quel «tutto», ci ha infilato pure la sentenza Bosman, «un verdetto che rischia di "sconsacrare" vivai e settori giovanili». Allenatori-educatori. Ecco la via. Formare, senza stravolgere. Riconoscere Dio, e rispettarlo, ri¬ spettando le regole che ogni disciplina impone. Lo sbocco non può essere che questo, se davvero voghamo Dio in campo per tutti, e non contro «gli altri». In una pausa dei lavori, Gian Maria Visconti di Modrone, vice presidente dell'Inter, ha stuzzicato garbatamente il cardinal Martini: «Eminenza, tiferà mica per il "Diavolo"?». «Io tengo, è stata la risposta, per tutti coloro che giocano bene». Arrigo Sacchi, ex cristiano dell'anno, l'avrebbe fatto Papa. Roberto Beccantini Massimo Moratti «Non è vero che i campioni sono senza valori» ti cardinal Martini

Persone citate: Arrigo Sacchi, Bosman, Bruno Pizzul, Gamba, Gian Maria Visconti, Maradona, Massimo Moratti, Moratti, Pierluigi Marzorati, Sandro Gamba

Luoghi citati: Milano, Stati Uniti