Rapita a 13 anni per fare la prostituta in Italia

Rapita a 13 anni per fare la prostituta in Italia Arrestati gli sfruttatori: chiesero un riscatto alla famiglia perché lei non «rendeva abbastanza» Rapita a 13 anni per fare la prostituta in Italia Icarabinieri liberano la ragazza, un'albanese scomparsa a luglio MILANO. Tredici anni. La scorsa estate era a Durazzo in Albania e stava andando a scuola; adesso è in un «centro di accoglienza» a Milano in attesa di tornare a casa. In mezzo, una storia di rapimenti, violenza e prostituzione. Una brutta storia con un «lieto fine» (si fa per dire), grazie all'intervento dei carabinieri che l'altra notte hanno liberato la ragazzina e arrestato due dei suoi sfruttatori. Una brutta storia che comincia appunto nel luglio scorso in una strada di Durazzo: quella mattina la ragazzina a scuola non ci arriva. Viene prelevata con la forza da un uomo e costretta a salire su un'auto. Rapita, e poi venduta. L'uomo infatti per un paio di milioni la passa a un connazionale che ha in mente un progetto ben preciso: farle attraversare l'Adriatico, portarla in Italia e «rivenderla» a una banda ben inserita nel mercato della prostituzione. E così avviene. La ragazzina viene caricata su un gommone e scaricata sulle coste italiane, a Brindisi. Poi il viaggio al Nord, a Milano dove la banda è in attesa della «merce»: la ragazzina è graziosa e - pensano i suoi sfruttatori - avrà certamente «successo» sui marciapiedi. Si intravedono lauti guadagni, e poco importa se la piccola è totalmente digiuna da esperienze sessuali. Viene violentata, la ragazzina, e poi costretta a prostituirsi. Tempo pochi mesi e la banda di sfruttatori si accorge di aver fatto male i calcoli: la ragazzina è troppo piccola, i possibili clienti la sfuggono perché hanno paura di essere sorpresi assieme a una minorenne, i guadagni sono scarsi. Gli sfruttatori pensavano di avere in mano una piccola prostituta capace di far loro «guadagnare» milioni e si accorgono che invece arriva a «raccogliere» poche centinaia di migliaia di lire. Pensano così al modo più lucroso per liberarsi di un «brutto affare» ed escogitano di chiedere un riscatto alla sua famiglia. Cinque milioni: questo il prezzo proposto per liberare la ragazzina. Un prezzo astronomico per una famiglia albanese. Le trattative quindi non sono rapide e danno modo agli inquirenti di «infilarsi» tra gli sfruttatori e i familiari della ragazzina. C'è un carabiniere che parla albanese e che si presenta come un lontano parente della piccola a quelli che la tengono prigioniera, due uomini e una donna. La trattativa va in porto e l'appuntamento viene fissato per venerdì sera in un'area di servizio dell'autostrada Milano-Laghi. Il «parente» assicura che porterà i soldi; gli sfruttatori gli consegneranno la ragazzina. Scatta la trappola. I carabinieri aspettano i tre e li bloccano; uno solo, un uomo, riesce a scappare, l'altro uomo e la donna finiscono in manette. Tutto molto rapido, niente armi. «L'operazione era tutta tesa alla liberazione della ragazzina, incolume», spiegano i carabinieri. E lei, come ha reagito: «Era frastornata, im¬ paurita. Sul momento non ha capito bene cosa stesse succedendo, pensava di venir venduta un'altra volta. Quando si è resa conto di essere libera ci ha ringraziato. "Grazie, grazie", non è riuscita a dire altro. L'esperienza che ha vissuto è stata davvero terribile». Quante sue connazionali la vivono? Proprio venerdì il vescovo di Tirana ha lanciato l'«allarme pedofilia» per i piccoli albanesi (bambine e bambini) che finiscono in Italia in mano a bande senza scrupoli. E l'età di questa ragazzina sembra dargli ragione: alla squadra mobile di Milano - che segue da vicino il fenomeno dei minorenni albanesi dicono che finora le ragazze costrette a prostituirsi erano più grandi (16-17 anni) e tra i piccoli accattoni solo una piccola minoranza (il 5 per cento) ha subito sfruttamento a fini sessuali. Finora. «Anche se sono piccoli numeri, il fenomeno comincia a diventare inquietante», dicono gli inquirenti. [r.m.1