A Bucarest il secondo funerale del pc

Per vendicare la morte del fratello anche la prima moglie di recente ha tentato di farlo mori Speranze e apprensioni per la svolta liberista del futuro presidente Constantinescu A Bucarest il secondo funerale del pc Oggi si vota, sondaggi contro il post-comunista Iliescu LA TRANSIZIONE INFINITA DELLA ROMANIA BUCAREST DAL NOSTRO INVIATO Quando c'era il re Michele, fino al '47, il signor Traian aveva una macelleria, «la migliore di Bucarest». Quando c'erano il Conducator Ceausescu e i comunisti, il signor Traian la gestiva per conto dello Stato (cioè del suddetto Ceausescu). Da quando ci sono lo Zio Uiescu e i post-comunisti, non gli è rimasto che questo banco al mercato Orgop, «il peggiore di Bucarest». Così 2 macellaio dal nome da imperatore (come i suoi fratelli Adrian, Cezar e Sever e altri milioni di romeni, in omaggio al mito nazionalista delle origini latine) e dalla storia che pare l'apologo dell'eterna transizione romena verso il peggio, stamattina voterà Emil Constantinescu, il geologo che, se i sondaggi saranno rispettati, cioè «se gli uomini di Iliescu non esagereranno con i brogli», sarà il primo leader romeno in 50 anni mai iscritto al pc, e il primo della storia consacrato da una svolta pacifica anziché dal sangue. Due settimane fa, quando si è votato per le legislative e il primo turno delle presidenziali, il partito postcomunista del presidente Ion Iliescu è stato travolto dalla Convenzione democratica di Constantinescu, una curiosa coalizione di contadini e liberali. Al ballottaggio Iliescu arriva in lieve vantaggio (32 contro 28%) sul leader conservatore, che però potrà contare sul 20% di Petre Roman. «E non lo chiami "conservatore". Qui l'unica cosa'da conservare è questa», dice il signor Traian riponendo nel frigo la «pulpa de porc», 7500 lei, tremila lire al chilo. Comincia il digiuno prima del Natale ortodosso, e la carne non la compra nessuno. «Prima dell'89, qui davanti la coda si formava la sera del venerdì, e all'alba del sabato era degenerata in rissa. I prezzi, però, erano 500 volte più bassi». Tra le piramidi di cavoli e di farina, la camicia sbottonata del poster di Iliescu si confà ai foulard scuri delle contadine e ai berretti di pecora dei venditori meglio del principe di Galles e degli occhiali di tartaruga di Constantinescu. Al banco dei funghi si litiga, non per i prezzi (mille lire al chilo rappresentano un'offerta speciale anche qui), ma sul dibattito tv dell'altra sera: 4 ore di piombo, la prima delle quali dedicata al rilancio dell'agricoltura, che avrebbero stroncato qualsiasi telespettatore non avvezzo ai monologhi di Ceausescu. Si delineano gli schieramenti: i commercianti celebrano' il leader liberale, i loro clienti lo accusano di frequentazioni monarchiche (in effetti Constantinescu, come testimoniano gli spot del rivale, vede spesso re Michele) e americane (è accanito frequentatore delle Convention repubblicane, da cui ha mutuato lo slogan elettorale, «Contractul cu Romania»). Con Iliescu sono rimasti soltanto loro, i romeni tradizionalisti e timorosi del nuovo, trincerati dietro la parola-chiave della sua campagna, «stabilitatea». Gli altri l'hanno abbandonato. I minatori, ex fedelissimi, tacciono. Ilie Nastase, trombato come sindaco e come senatore, scrive: «Iliescu mi ha fatto gettare via un milione di dollari, questo diventa peggio di Ceausescu». Gli imprenditori, tranne Constantin Paunescu, l'uomo più ricco di Romania, proprietario dei due migliori hotel di Bucarest, l'hanno abbandonato, come i sindacati. Gli economisti più influenti, riuniti attorno alla rivista «22» di Gabriela Adamesteanu e Ilie Scerbanescu, lo indicano come responsabile di un disastro: la Romania chiude la classifica europea del reddito prò capite annuale (260 mila lei, 100 dollari secondo le statistiche del mese scorso, che nel frattempo l'inflazione ha ridotto a 80), e capeggia quella della mortalità infantile. I quotidiani - Evenimentul Zilei, Romania Libera, Ziua - lo martellano con titoli vagamente allusivi: «Iliescu ha rubato la casa», «La famiglia Iliescu è senza Dio». Sfumature, in confronto ai giudizi degli intellettuali. «Iliescu ha la forma mentis del perfetto comunista - dice Laurentiu Ulici, senatore e presidente dell'Unione degli scrittori, degustando un (discreto) Riesling della Transilvania tra le colonne di marmo e i bronzi Secondo Impero della Casa Scriitorilor -. Il suo pensiero è in perenne divorzio con la realtà. Vive nell'utopia, e crede che l'utopia faccia parte della storia». «Constantinescu viene dal'Alleanza Civica, il movimento degli intellettuali - interviene il segretario generale, il romanziere Eugen Uricaru -. L'altro è un burocrate, che sogna di applicare il programma dei vecchi oppositori di Ceausescu: riformare il comunismo». E' la «sindrome di Gorbaciov» di cui scrive Alfredo Amellone, per 35 anni ambasciatore Fiat nei Balcani, nel «Diario romeno» che sta per pubblicare. Anche Dan Pi^a, il regista di «Hotel de Lux», metafora della Romania del Conducator e Leone d'Argento a Venezia nel '92, che sta girando un film sulla Bucarest postcomunista, voterà Constantinescu, ma dietro la scelta dell'intellighentsia intrawede un'altra motivazione: «Sopravvivere. Qui medici, insegnanti, artisti sono pagati come i minatori: quel che basta per arrivare alle 2200 calorie al giorno, come ai vecchi tempi». Fuori dalla sala degli specchi della Casa degli Scrittori, uno degli ultimi anfratti della Bucarest francesizzante dell'800, sullo sfondo sinistro della Casa del Popolo, 220 metri per 240 di marmo e totalitarismo, scorre la Bucarest che oggi si prepara a far cadere con 7 anni di ritardo il suo Muro: i locali gelidi, con i bicchieri grezzi che tagliano le labbra e le cameriere scortesi; l'emporio Stefanel, dove i figli degli arricchiti comprano camicie che valgono stipendi degli impoveriti; le bancarelle con i libri dei grandi esuli, Cioran, Ionesco, Eliade, pubblicati per la prima volta in Romania dalla casa editrice Humanitas dell'ex dissidente e neosenatore Gabriel Liiceanu; la piazza della Rivoluzione, con il vero simbolo del crollo del regime, non il palazzo da cui prese il volo l'elicottero di Ceausescu, ma il pino magro che il partito ordinava fosse addobbato per i tristissimi Natali comunisti. Poi, sulla sinistra, l'università, da cui nel '90 i minatori di Iliescu hanno cacciato gli studenti a picconate e di cui Constantinescu è stato rettore. «Non ha fatto granché», secondo Stefania, che poggia i tomi del secondo anno di medicina su un banco piccolo come quello delle elementari. «Gli avevo anche scritto per avere il posto in collegio, retta 2 mila lei al mese, tangente d'ingresso 100 dollari. Non mi ha risposto. Però lo voterò. Per mio padre affamato da Ceausescu, per mio fratello bastonato dai minatori, e per me, per festeggiare in piazza la nostra prima, vera notte di libertà». AldoCazzullo Per vendicare la morte del fratello anche la prima moglie di recente ha tentato di farlo mori Sulle bancarelle carne a 3 mila lire il chilo. Ma nessuno sembra avere i soldi per comprarsela I suoi tre fratelli hanno osato ribellarsi al suo strapotere e ora languiscono in celle speciali Il presidente romeno Ion Iliescu è dato per sconfìtto dai sondaggi